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Alias Grace: un racconto senza tempo del sofferente universo femminile

Alias Grace (in Italia nota con il titolo L'altra Grace) è una serie tv, o meglio una miniserie in 6 episodi, Netflix, ancora disponibile sulla piattaforma di Hastings, tratta dall'omonimo romanzo di Margaret Atwood (si, è la stessa signora che ha partorito quel piccolo capolavoro che è stato The Handmaid's Tale).

Un'analisi superficiale mi indurrebbe a dirvi che Alias Grace è la figlia minore di The Handmaid's Tale o forse una sorellina. Donne abusate fisicamente ma soprattutto fisicamente, alienamento e dramma in sottofondo, copricapi da massaia dell'ottocento a tratteggiare la figura femminile raccontata, ed una distopia che se nella serie con Elisabeth Moss era tutta frutto del mondo circostante, nel caso di Alias Grace è tutta nella testa dei protagonisti.

Sarebbe, ed è, un'analisi assolutamente superficiale, perchè Alias Grace costruisce un suo mondo ed una sua narrazione che restano fortemente ancorate a sè stessa senza bisogno alcuno di paragonarsi o farsi bella con la sua sorella maggiore, di certo più apprezzata e conosciuta.

Se, però, una cosa hanno fortemente in comune queste 2 storie è quella di aver messo al centro la figura femminile e la sofferenza della donna. Ne I racconti dell'ancello era una sofferenza indotta da una società retrogada e distopica, in Alias Grace è soprattutto indotta dagli uomini, padroni incontrastati del mondo e, di conseguenza, anche della donna stessa.

A dirigere questo adattamento c'è Mary Harron, già regista di un piccolo gioiellino della cinematografia, più o meno, recente come è stato American Psycho.

Nei panni della protagonista c'è Sarah Gadon, finalmente in un ruolo intenso e drammatico e lontana dallo stereotipo della donna bellissima ma con scarsa tridimensionalità.

Arricchiscono il cast attori come Zachary Levi, Rebecca Liddiard e Edward Allcroft.

Per chi scrive, Alias Grace è stata un oggetto misterioso a lungo. Ricordo che ai tempi della sua uscita, nel 2017, i commenti dei critici e delle riviste specializzate furono tendenzialmente positivi ma mai convincenti. Questo la relegò ad essere una serie tv da vedere, ma con calma. Un prodotto da tenere lì per un'occasione "riempitiva" che prima o poi sarebbe arrivata. Quello che spesso capita con questo tipo di prodotti è che finisci per dimenticarli, inondato come sei da titoli su titoli di grande interesse che oramai settimanalmente, forse addirittura quotidianamente, come uno tsunami, travolgono i cataloghi delle piattaforme streaming più disparate.

Alias Grace è riuscita a mettere la testa fuori dalle onde che arrivavano dal mare dello streaming grazie ad una rivalutazione verso l'alto da parte di gran parte dei commentatori. E' come se il tempo, e la contemporaneità, avessero dato nuovo valore a quanto raccontato nella serie. La sempre più forte attenzione verso l'universo femminile, il sempre più importante peso della donna sulla scena politica, sociale, artistica internazionale, hanno fatto sì che un prodotto come questo acquistasse nuova linfa, facendosi beffe della tiepida accoglienza riservatale nel 2017.

Tutto questo per dire che. Alias Grace è un prodotto senza tempo che vi occuperà meno di 4 ore e che vi consiglio di recuperare prima o poi, che sia stasera, fra un mese, fra un anno poco importa, lei sarà lì ad aspettarvi.

Ma di cosa parla Alias Grace?

Siamo nel dicianovesimo secolo e Grace è una ragazza killer, o almeno è ritenuta tale, che deve provare a convincere uno studioso della mente, cosi si definirà il dottor Jordan, della sua innocenza. La ragazza (Sarah Gadon) è accusata di un duplice omicidio commesso insieme al suo allora amante, il signor McDermott, che accusa lei di essere stata la mente e la mano dietro quell'assassinio.

La ragazza negherà, rivelandosi gentile, bella e sofisticata nei suoi racconti, cosa che le permetterà di riscuotere un certo favore nella comunità, financo in quella ecclesiastica, la quale vorrà a tutti i costi compravare la sua innocenza affidandola alle cure, o meglio alle sessioni, alle piacevoli chiacchierate con un nuovo tipo di dottore, un dottore capace di curare e capire la mente prima ancora che il corpo.

L'incontro fra Grace e il dr Jordan, nelle celle dove la ragazza è rinchiusa, svelerà la vera storia dietro la vita della ragazza, una storia di puro e vero dolore, non dissimile da quelle di tutte le giovani donne del suo tempo e per questo cosi universalmente sovrapponibile con le vite di milioni di donne che hanno vissuto quel tempo ma anche con milioni di donne che nei decenni a venire, fino ai nostri giorni, hanno subito violenze fisiche e psicologiche da parte di chi avrebbe dovuto proteggerle, formarle, coccolarle, amarle.

La storia di Grace è, infatti, un susseguirsi di momenti catartici nei quali la vediamo, oggetto più che soggetto, nelle mani altrui. E' una cornice dove l'uomo è visto quasi come una bestia, anche quando è capace di vestirsi coi panni dell'agnellino amorevole e indifeso, mentre la donna come un trofeo ed uno strumento più che un grazioso essere umano.

Accanto a quella che sarebbe solo una delle tante variazioni sul tema a cui abbiamo assistito in questi anni (Dagli speciali di Euphoria, a Little Fires Everywhere, passando per Unorthodox, sono tantissimi i prodotti che hanno provato, in salse diversissime e più contemporanee a parlarci dell'universo femminile e delle sue sofferenze), vi è una robusta storia molto misteriosa e tensiva che fino all'ultimo episodio ci tiene col fiato sospeso lasciandoci credere a fasi alterne nell'innocenza e nella colpevolezza di Grace.

In definitiva Alias Grace si presta benissimo ad un mini recuperone di una miniserie molto breve e autoconclusiva, capace, però, di mostrarsi con grande potenza al proprio pubblico, intrattenendo bene grazie alla sua trama orizzontale ma soprattutto facendo riecheggiare un messaggio che non dovremmo mai stancarci di ascoltare.

E' un urlo di disperazione che attraversa i secoli, i millenni e che parte dalle nostre madri, nonne, fidanzate, sorelle, mogli, amiche, stanche di essere viste come un suppellettile e qualcosa da dare per scontato.

Per nostra fortuna, oggi viviamo in un'epoca diversa ma sono tantissime le zone del mondo (basti pensare al mondo arabo tanto amato da Matteo Renzi) dove le donne devono coprirsi il viso, vivono il divieto di frequentare persone diverse dalla cerchia prestabilita, non possono guidare un auto, non è concesso loro di andare a scuola.

Per noi occidentali, quello mostrato nella serie, potrebbe sembrare un problema lontano ma purtroppo non lo è, ed ecco che, forse, il più grande merito della serie è proprio quello di provare a sensibilizzarci, ulteriormente, sulle estreme difficoltà che le donne vivono sulla loro pelle ogni giorno, anche quando magari la dea bendata le ha sorriso, anche quando l'intelligenza e la bellezza le rendono le cose più semplici, in ogni caso ci sarà qualche ostacolo ad accoglierle e che attenderà un uomo, gentile e normale, a tendere loro la mano, rendendo loro la vita sempre un pò più facile, giorno dopo giorno.

 

Sviluppo Personaggi: 8

Complessità: 7

Originalità: 6,5

Profondità: 9

Cast: 7,5

Trama: 9

Impatto sulla serialità contemporanea: 5,5

Componente Drama: 9

Componente Comedy: 0

Comparto tecnico: 6,5

Regia: 6,5

Intrattenimento: 6,5

Coinvolgimento emotivo: 9

Soundtrack: 5,5

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