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Mike: la vita, gli eccessi, ed il dramma di un pugile preso a cazzotti dalla vita e da se stesso

Recuperate ogni biopic?


Siete amanti dello sport in ogni sfaccettatura?


Vi attizzano le storie di riscatto e redenzione?


Da qualche settimana Disney Plus ospita una miniserie tv Hulu (qui una cernita delle migliori serie tv Hulu) che proprio non potete perdervi se amate le storie di sport, se avete vissuto gli anni '90 con grande furore sportivo o se siete, semplicemente, curiosi di ripercorrere le gesta e i passi che hanno contrassegnato la vita di uno degli uomini pubblici più controversi, famosi e riconoscibili della nostra era.

Mike è il titolo della miniserie che, in soli 8 episodi, si propone di mostrarci l'inferno ed il paradiso dipinto sulla cappella sistina della vita di Mike Tyson, pugile imbattibile che, tuttavia, è passato alla storia per un morso, quello inflitto ad Evander Holyfield, all'orecchio di un suo avversario sul ring di un incontro di pugilato tenutosi il 9 Novembre 1996 a Las Vegas.

E' da li che la serie parte, mostrandoci quel pezzo di orecchio che, insanguinato a dovere, vola da una parte all'altra del tappeto con la folla che resta sgomenta, l'arbitro stupefatto, Holyfield dolorante, Tyson arrembante come se nulla fosse successo.

La serie parte da li senza voler partire da li come dire la voce narrante che ci accompagnerà per tutta la stagione.

E' la voce dello stesso Tyson quella che ci fa da guida in questa Odissea degna di un racconto omerico.

La tecnica del voice over, unita a quella dell'abbattimento della quarta parete, ci consente di provare immediatamente un feeling disperato con il protagonista.

Lo seguiremo dall'infanzia sino ad oggi, provando a comprendere le ragioni che hanno reso il piccolo, grassottello e bullizzato Mike di New York a diventare il pugile più famoso dai tempi di Muhammed Ali, nonchè un manifesto di violenza e ferocia.

Di cose, Iron Mike, ne ha fatte e sbagliate tante ma non si può dire che non abbia pagato, spesso a caro prezzo, le proprie malefatte.

La serie ci porta lì, dentro quella mente contorta, dentro quell'animo tormentato che ha segnato oltre un decennio di sport e che Hulu magnificamente riesce a raccontare.

Mike non è una docuserie alla The Last Dance (qui trovate la recensione sulla serie con Michael Jordan) ma in qualche modo riesce a sembrare un documentario sulla vita del pugile dal dente dorato.

Per farlo si serve di un peso massimo della recitazione che, prima di questo show, era conosciuto da pochi, compreso il sottoscritto, pur avendo alle spalle una performance come quella regalata in Moonlight e che qui dimostra di avere le stigmate del grande attore.

La sua trasformazione in Mike Tyson è totale e talvolta inaspettata.

Basti pensare al suo ruolo di narratore in cui, senza capelli e con il leggendario tatuaggio facciale, si presenta a noi in una versione ripulita, ironica e sicura del campione americano. Al tempo stesso, Rhodes è spaventosamente credibile nei panni del pugile, sia quando viene ritratto sul ring che quando viene spogliato dei guantoni e viene lasciato libero di scorrazzare nella sua limousine, da una festa all'altra, da un eccesso all'altro, da una donna all'altra.

Il pregio di Mike è averci raccontato soprattutto l'uomo e l'esistenza dell'uomo dietro Mike, tralasciando largamente i successi e gli insuccessi sportivi i quali vengono raccontati più come punti di svolta psicologici che come trionfi o crolli da mettere in prima pagina su La Gazzetta dello Sport.

Ne vien fuori una serie leggera ma dall'alto contributo drammatico. La vita di Mike, daltronde, è tragica come poche altre seppure edulcorata da guadagni impensabili, spese folli (ricordate la tigre al guinzaglio?), donne vertiginose, alcol, droga e qualunque oscenità, lussuosità possiate immaginare.

Mike Tyson non era una persona perbene e non era un sognatore maniacalmente ossessionato dallo sport che amava come, ad esempio poteva essere il compianto Kobe Bryant (qui il suo commovente tributo in Dear Basketball). Tyson è stato un bambino bullizzato, molto sfortunato e povero che, un po' per caso, ha incrociato il suo destino con la boxe che, dall'adolescenza in poi, avrebbe liberato tutti i suoi istinti animali rendendolo il travolgente mostro che tutti, ad un certo punto, amavano e conoscevano.

Come già accennato un paio di volte, Tyson veniva dal ghetto newyorchese, era un bambino paffuto e timido, ed anche non troppo intelligente (basti pensare che ad un certo punto viene mostrato il preside della sua scuola che indica, un po' frettolosamente ed in tono denigratorio, alla mamma di Tyson di avere un figlio stupido e "handicappato" come si diceva un tempo) che veniva bullizzato costantemente. Aveva una passione per gli uccelli, in particolare per i piccioni i quali furono la causa della sua prima scazzottata.

Frequentava cattive compagnie, si prodigava in piccoli furtarelli, non studiava mai e non lavorava mai. Entrava ed usciva dal carcere e ben presto ci finì per molto tempo. Fu lì che scoprì la boxe e fu lì che un uomo bianco gli diede una vera possibilità introducendolo ad una leggenda del pugilato, seppure in declino, introducendolo a quello che sarebbe diventato un padre putativo per Tyson (lui che un vero padre non lo aveva mai avuto). Sto parlando di Cus D'Amato, interpretato degnamente da un irriconoscibile Harvey Keitel). Sarà Cus ad accoglierlo, a dargli una casa, ad adottarlo, a farlo sentire normale e speciale per la prima volta. Al contempo, sarà Cus a rendere Mike la bestia feroce che conosciamo, indirizzandolo verso una spirale di violenza che avrebbe contraddistinto tutta la vita adulta di Tyson.

Mentre Mike scalava le classifiche di gradimento della gente e si avviava a diventare il più giovane campione dei pesi massimi di sempre, una serie di lutti si scaraventava su di lui.

Prima il suo amico per la pelle, ucciso sotto i suoi occhi, quando ancora erano adolescenti, da un poliziotto in quella che era la classica caccia all'uomo nero di quegli anni.

Poi la madre, morta mentre lui era "tra le braccia" del suo nuovo padre ed infine Cus, morto proprio quando Mike dominava il mondo del pugilato e aveva trovato un saldo e spericolato equilibrio che sembrava tenerlo fuori dai guai.

Non sarebbe stato il primo e non sarebbe stato l'ultimo lutto, basti pensare a quando, qualche anno dopo, una delle figlie di Mike sarebbe morta sul tapis roulant mentre era in casa.

Un destino tragico e beffardo che sembrava infliggere a Mike cazzotti devastanti ogni volta che qualcuno pareva offrirgli amore genuino, l'amico prima, la madre poi, il padre putativo ancora ed infine una piccola figlioletta innocente.

Ma Mike Tyson, oltre ad essere diventata un'icona, era anche un uomo dalla scarsa intelligenza, dalla cultura nulla, dagli istinti prevalenti.

Sarebbero stati quelli, insieme alla massa di squali che lo avrebbero circondato, a determinarne il destino che lo avrebbe reso, amaramente, celebre.

A valle di un primo matrimonio fallito miseramente nonostante la coppia fosse amatissima dai rotocalchi, Tyson iniziò ad essere dipinto, dalle donne che amava, come un uomo violento. Fu questo il motivo per cui il primo matrimonio finì. Era vero? Verosimile?

La serie non emette sentenze ma sembra suggerire che in alcune fasi l'uomo fosse irascibile ed incontrollabile, forse anche violento, ma che, al tempo stesso, fossero moltissime le persone ad approfittarsi di lui, del suo patrimonio e, tutto sommato, del suo gran cuore.

Uno su tutti? Don King, il manager dai capelloni folti ed elettrici, l'uomo che, al contrario di Tyson, riuscì ad elevarsi in prigione ed a mettere a frutto la sua esperienza in carcere, studiando libri e diventando più astuto, saggio e manipolatore. Sarà lui a spingere Tyson all'estremo, sarà lui ad arricchirsi senza sosta, sarà lui a rappresentare l'emblema dell'avvoltoio.

Tyson, però, finirà coinvolto in uno scandalo sessuale (e qui la serie ci suggerisce ampiamente la colpevolezza di Mike) in cui verrà accusato di aver violentato una diciottenne nella sua camera d'albergo.

Erano gli anni del temuto ed imbattibile Iron Mike. Furono anni spezzati ed interrotti dalla condanna. Mike Tyson, uno degli uomini più ricchi e famosi al mondo, finì per anni in prigione.

Lì, paradossalmente, sembrò guadagnare una sorta di pace, di tregua dal mondo, facendosi valere, iniziando a leggere, frequentando la moschea, senza snaturare se stesso (l'immagine di Tyson "re della prigione" ci viene riproposta varie volte).

L'uscita dal carcere, qualche anno dopo, sembrerà a Mike quasi un dramma, lui che vedeva nel mondo la fuori il suo vero inferno, fatto di aspettative, di incontri milionari, di rivincite, di pressioni.

Arrivarono sconfitte e soldi a palate e poi arrivò Holyfield.

Fu li che Tyson iniziò a toccare il fondo, almeno agli occhi della gente.

Fu li che avviò il declino che lo avrebbe portato a ritirarsi qualche anno dopo.

Una storia, come dicevamo, tragica ma anche di riscatto.

Il riscatto del tonto e grasso Mike, la rinascita dopo la prigione, il risollevarsi ogni volta che la vita gli presentava il conto, il non arrendersi ma anche lo stupro, la galera, la violenza, gli sprechi, gli eccessi.

Oggi Tyson, come la voce narrante ci suggerisce senza rivelarlo mai, sembra essere una persona diversa, in pace con sè stessa, mitigata dagli anni e dagli eventi.

Come il vorticoso finale ci racconta, Mike Tyson è una persona complessa, sfaccettata, fatta di contrasti, di istinto, di naturali esplosione.

Mike Tyson è tante cose.

Mike Tyson non è una sola cosa.

Come Trevonte Rhodes dirà, mentre le immagini che avevano dominato i 7 episodi precedenti si alternano, Mike Tyson (ovvero lui stesso) IT'S NOT JUST ONE THING.

Sviluppo Personaggi: 9

Complessità: 6+

Originalità: 6

Autorialità: 6+

Cast: 7,5

Intensità: 7

Trama: 6,5

Coerenza: 7

Profondità: 7,5

Impatto sulla serialità contemporanea: 2

Componente Drama: 8

Componente Comedy: 4

Contenuti Violenti: 7

Contenuti Sessuali: 6

Comparto tecnico: 6,5

Regia: 7

Intrattenimento: 10

Coinvolgimento emotivo: 10

Opening: 2

Soundtrack: 4

Produzione: Hulu

Anno di uscita: 2022

Stagione di riferimento: 1

142 visualizzazioni

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