Nel guardare "Dear Offred", quarto episodio della quinta stagione di The Handmaid's Tale, ho pensato molto spesso ad una scommessa che nel frattempo giocavo con me stesso chiedendomi se questo episodio fosse o meno diretto da Elisabeth Moss.
A quella scommessa non sarebbe corrisposto alcun premio ma ho voluto comunque giocarla puntando sul fatto che non ci fosse lei dietro la macchina da presa.
I titoli di coda dell'episodio mi hanno confermato questa teoria permettendomi di battere il fantomatico banco a cui avevo sottoposto il tutto.
Apro questo post con tale riflessione per evidenziare quanto la protagonista di Mad Men (qui la recensione) e Shining Girls (qui la recensione) sia diventata fenomenale anche come regista. Qui, ad esempio, si è subito notato un allentamento della finezza e della ricercatezza di chi maneggiava i bottoni della regia.
Brava Elisabeth!
Detto questo, parliamo, molto brevemente, dell'episodio.
La potenza degli episodi precedenti è un lontano ricordo ma, ciò nonostante, tutto fila liscio, aggiungendo un elemento disturbante e molto attuale a tutta la storia.
Serena è, adesso, una libera cittadina ed, in quanto tale, potrà girovagare liberamente per il paese (o dovremmo dire per il mondo) senza avere paura di essere arrestata o vilipesa. E' un paese libero, le dirà Tuello. Il tono con cui queste 4 parole sono state pronunciate, però, mi ha inquietato e gasato allo stesso tempo. Mi è sembrato, contemporaneamente, un modo per avvisare Serena del fatto che in un paese libero c'è libertà di espressione e dunque lei potrebbe essere, presto o tardi, vittima di proteste più o meno accese, ma anche un modo quasi affettuoso di augurarle buona fortuna in un mondo per lei tutto nuovo.
E' un monito che, nella sua semplicità, espone l'occidente ad un'autocritica feroce o, almeno, è questo che ho letto tra le righe. Siamo liberi, liberissimi di dire e fare ciò che vogliamo eppure questo ci impone, moralmente, di tenere sul chi va là una donna, mostruosa ed efferata come Serena ma non criminale secondo la legge, proprio da queste nostre libertà quasi come ad avvertirla del fatto che gli uomini e le donne libere della democratica Canada potrebbero, in modalità più o meno violente, fargliela pagare.
E' del tutto normale, è del tutto umano che qualcuno voglia respingere, far del male, persino uccidere un mostro come Serena ma, ciò considerato, possiamo ancora definirci liberi, democratici e diversi dagli uomini e le donne di Gilead?
La risposta è ovviamente si, sotto quasi tutti i punti di vista, ma dal punto di vista sociologico ed etico è cosi forte la discrepanza?
The Handmaid's Tale è abile a porci questa questione senza, tuttavia, fornirci la risposta (e questo mi piace).
Se, però, un merito grosso c'è stato in questo episodio è quello di aver ribaltato completamente la prospettiva rispetto a qualche episodio fa.
In particolare è stata importante la diplomatica scelta di respingere Serena da Gilead senza davvero respingerla ma delegandole un ruolo da ambasciatore nel mondo della repubblica di Gilead. La diretta mondiale del funerale di Fred ed il volto tutto sommato affidabile di Serena l'hanno resa un vero simbolo della purezza, della disciplina e del controllo di Gilead.
In questo episodio assistiamo a quanto il mondo, veramente impazzito, sia disposto a cedere alle lusinghe di una dittatura come quella se propriamente edulcorata ed impacchettata.
Anche la democrazia, insomma, è tutta questione di marketing e Serena lo sa.
Le pulsioni omicide di June ritornano ed affiorano, inaspettatamente, anche in Luke. Troppo grande l'ingiustizia per credere ancora che esista un modo lecito, pacato e composto di risolvere il problema.
Lo scontro è totale ed i dilemmi morali si moltiplicano.
Cosa accadra?
C'è spazio e c'è tempo anche di assistere alla presunta redenzione di Aunt Lydia che già nella scorsa puntata aveva dato segni di cedimento.
In un modo come sempre abbastanza perverso pare che la zia di Gilead voglia fare ammenda e proteggere le sue ragazze dandole in pasto ai lupi solo quando strettamente necessario e connesso alla famigerata cerimonia.
Anche qui, staremo a vedere cosa accadrà.
Sono tanti i sommovimenti che stanno scuotendo una stagione sin qui intensissima e sorprendente, diversa, gioco forza, dalle altre e abile nel muoversi su 2 diversi luoghi, Gilead ed il Canada, senza perdere mai il controllo.
Under His Eye.
Voto 5x04: 7
Di seguito le recensioni dei primi 3 episodi:
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