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For All Mankind 4

Da queste parti, For All Mankind è una certezza.

Una delle prime serie tv targate Apple TV Plus si è andata via via affermando come un punto fermo della contemporanea fantascienza seriale.

Arrivati alla quarta annata il dubbio maggiore era rappresentato da quanto una serie ucronica come questa potesse ancora avere qualcosa da dire.

La quarta stagione di For All Mankind è stata accolta, infatti, con opinioni contrastanti, mantenendo la sua natura ambiziosa ma sollevando anche alcuni interrogativi sulla direzione della storia.

For All Mankind continua a esplorare il suo universo ucronico, immaginando un mondo in cui la corsa allo spazio tra Stati Uniti e Unione Sovietica non si è mai fermata.

La quarta stagione ci porta negli anni 2000, con l'attenzione sempre più rivolta alla colonizzazione di Marte e allo sviluppo di risorse spaziali che possono garantire il predominio tecnologico e politico. Questa progressione temporale, sebbene mantenga il fascino delle precedenti stagioni, non riesce sempre a bilanciare l'esplorazione dell'ignoto con i dilemmi personali dei protagonisti.

Se da un lato la trama continua a innovare, introducendo nuovi temi legati al capitalismo spaziale e al futuro dell'umanità su altri pianeti, dall'altro inizia a mostrare segni di stanchezza narrativa. Le prime stagioni brillavano per la loro capacità di reinventare la storia e creare conflitti geopolitici complessi. La quarta stagione, invece, a volte appare meno incisiva e più focalizzata sui drammi interni dei personaggi, sacrificando in parte l’energia e l’innovazione che caratterizzavano gli episodi precedenti.

Sul piano della scrittura, la quarta stagione sembra oscillare tra momenti di grande ispirazione e altri più prevedibili. I creatori della serie, Ronald D. Moore, Matt Wolpert e Ben Nedivi, hanno sempre puntato su trame complesse, ma alcuni sviluppi appaiono ripetitivi o meno emozionanti rispetto alle aspettative. Il passaggio verso il 21° secolo, invece di aprire nuove possibilità, in alcuni momenti rischia di appiattire la narrazione, rendendo certi episodi meno coinvolgenti.

Il ritmo della stagione può sembrare più lento rispetto alle precedenti, specialmente nella costruzione dei nuovi archi narrativi. Le tensioni spaziali e politiche, che erano il cuore pulsante dello show, sono a volte oscurate da sottotrame personali che, sebbene interessanti, non riescono a mantenere lo stesso livello di tensione. Questo ha portato alcuni fan a lamentare una certa prevedibilità nella storia, con situazioni che ripropongono dinamiche già viste.

Il cast di For All Mankind rimane uno dei suoi punti di forza.

La performance di Joel Kinnaman (Ed Baldwin) continua a essere un pilastro dello show, con un personaggio che affronta l'inevitabile invecchiamento e la sfida di rimanere rilevante in un mondo in continua evoluzione. Tuttavia, la caratterizzazione di alcuni personaggi secondari in questa stagione sembra meno incisiva. Alcuni nuovi volti e cambi di dinamica tra i protagonisti non riescono a catturare completamente l'interesse del pubblico, risultando in momenti che appaiono diluiti e poco incisivi.

Uno dei problemi maggiori sta nella mancanza di una forte antagonista o di un chiaro conflitto che alimenti il dramma come nelle prime stagioni. La tensione geopolitica che ha alimentato gran parte dell'entusiasmo nelle fasi iniziali sembra meno presente, e questo si riflette nei percorsi dei personaggi, alcuni dei quali appaiono privi di una chiara direzione.

Sebbene For All Mankind abbia mantenuto il suo approccio innovativo alla storia alternativa, la quarta stagione dà l’impressione di essere meno coraggiosa nelle sue scelte narrative rispetto al passato. L’idea di colonizzare Marte e le sfide tecnologiche che ne derivano, sebbene affascinanti, non sono sufficientemente sviluppate per dare alla stagione un’identità distinta. Molti spettatori hanno percepito una sorta di stagnazione, con la serie che sembra riposare sugli allori, incapace di spingere ulteriormente i confini della sua ucronia spaziale.

Un altro aspetto che ha ricevuto critiche è la scelta di concentrarsi su questioni più intime e meno "grandi" rispetto alla scala epica delle prime stagioni. Questo spostamento verso una narrazione più introspettiva, se da un lato può risultare interessante per alcuni spettatori, dall’altro ha deluso chi si aspettava una narrazione più audace e focalizzata sulle implicazioni geopolitiche e tecnologiche della corsa allo spazio.

La quarta stagione di For All Mankind è, senza dubbio, un capitolo che mostra i segni dell’usura di una narrazione che ha raggiunto i suoi picchi nelle stagioni precedenti. Se sei un fan della serie e sei investito nei personaggi e nelle loro storie personali, probabilmente troverai motivi per continuare a seguire le vicende di Ed Baldwin e degli altri astronauti. Tuttavia, se quello che ti ha attratto erano le tensioni geopolitiche e la suspense legata alla corsa allo spazio, potresti restare deluso da un tono più riflessivo e meno innovativo.

In definitiva, For All Mankind rimane una serie ben realizzata e ambiziosa, ma la quarta stagione soffre di una certa prevedibilità e di un calo di energia creativa. È una stagione che vale la pena guardare se sei già affezionato al mondo che la serie ha costruito, ma non è all'altezza delle sue stagioni migliori, lasciando il pubblico con la sensazione che il grande potenziale dello show non sia stato completamente sfruttato.


Voto 7--

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