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Fran Lebowitz: una vita a New York

"Fran Lebowitz: una vita a New York" era un titolo che da tempo aveva catturato la mia curiosità, finendo rapidamente nella lista delle cose da vedere ma, irrevesibilmente derubricato ad essere "una docuserie che prima o poi, un giorno, vedrò".

Qualche giorno fa, come periodicamente tento di fare, ho spulciato fra alcune riviste online specializzate estere quelle che erano state, al momento, le serie tv più chiacchierate e apprezzate degli ultimi mesi.

Non ho potuto fare a meno di notare come, specie in America, questa docuserie comparisse letteralmente sempre, accompagnata da toni entusiastici di chi scriveva.

Rispolvero la lista e al primo momento utile, premo Play.

Fran Lebowitz: una vita a New York è una serie in 7 episodi nella quale il maestro Martin Scorsese intervista, o meglio chiacchiera, con Fran Lebowitz, scrittrice, autrice molto famosa in U.S.A. ma poco nota a noi europei, compreso il sottoscritto.

Ed è stato proprio l'elemento "scoperta" a rendere questo incontro tra 2 giganti, e amici nella vita reale, estremamente piacevole ed interessante.

Fran Lebowitz: una vita a New York, lo trovate su Netflix e vi offrirà uno spaccato della New York degli ultimi 50 anni, quelli in cui Fran, a dispetto di ogni moda, progresso ed evento, ha continuato a vivere secondo le sue regole ed i suoi ritmi, nella capitale mondiale della finanza e della stravaganza, in quella città che lei definirà in mille modi per poi ricondurla sempre alla sua essenza: New York per l'appunto.

Per la Lebowitz, infatti, la gente accorre a New York esattamente per questo motivo, per vivere a New York, sperimentarla, vagarla, accusarla, amarla senza limiti, in tutta la sua unicità.

Il rapporto di amore e odio fra la scrittrice e la grande mela è il grande fil rouge di questa operazione, con la quale Scorsese esalta la vita e il pensiero della sua coltissima amica, tentando di ripercorrere insieme e grazie a lei gli ultimi 50 anni di vita della grande Mela.

Quello che emerge è il racconto di una donna vivace, rigorosa, passionale, geniale, irriverente sempre acutissima nelle sue osservazioni. Quella che era una giovane donna a caccia di un posto nel mondo è diventata un inconsapevole punto di riferimento per la comunità newyorchese.

Per me che ho guardato questa docuserie con gli occhi dell'esploratore giunto per la prima volta in una nuova isola, è stato libidinoso seguire con fanciullesca ammirazione le parole che velocissime uscivano dalle labbra di questa giovane settantene.

Fran è riuscita a farmi assaporare la vecchia New York, anche grazie al sempre pregevole montaggio di Mr. Scorsese, il quale alternava le interviste/chiacchierate a spezzoni di vecchi film (tra cui 2 film italiani come Nuovomondo di Crialese e Il Gattopardo di Luchino Visconti), immagini di repertorio, sequenze di un mondo lontano solo qualche decennio eppure quasi preistorico ai nostri occhi.

Ciò che, però, ha impressionato delle parole della scrittrice è stato il saper cogliere la differenza fra la malinconia e il rimpianto. Noi tutti siamo atavicamente bloccati nella innata consapevolezza che il periodo della nostra giovinezza sia stato, in generale, il periodo migliore della storia dell'umanità e che i "giovani d'oggi" siano una sciagura e siano destinati a distruggere valori e principi a noi cari.

Fran, in una delle sue ficcanti digressioni, fa notare come alcune "nuove normalità" siano ai nostri occhi estranee, quasi spaventose, ma non è detto che siano necessariamente un danno per la società futura. Non lo sappiamo. Semplicemente non sappiamo come andrà a finire.

C'è però una cosa che Fran Lebowitz ci aiuta a capire, o meglio a osservare.

Oggi siamo diventati tutti un po più distratti, indaffarati, disumani e scollegati rispetto al mondo che ci circonda.

E' un bel paradosso per chi crede di vivere nell'epoca della iperconnessione e iperconnettività.

Fran Lebowitz non naviga su internet, non possiede account social, credo non abbia neppure uno smartphone ma, come lei stessa dirà, ha deciso di non far parte di questo circo non perchè non sappia cosa sia, e dunque per ignoranza, ma proprio perchè ha capito e analizzato benissimo cosa esso rappresenti.

La scrittrice, badate bene, si servirà di acuta ironia e sarcasmo per delineare i tratti dell'uomo contemporaneo e della sua città, rendendo ogni capitolo affrontato con Martin Scorsese un concentrato di piacevole ma stimolante divertimento.

Alle immagini di Martin e Fran seduti al bar si alterneranno, oltre che alle sequenze filmiche e di repertorio sopramenzionate, spezzoni di interviste tra la Lebowitz e grandi del cinema e della tv americana, da David Letterman a Spike Lee, passando per Olivia Wilde e Alec Baldwin.

La Lebowitz, oltre ad essere un'intellettuale riconosciuta e apprezzata, è anche una donna che nell'ultimo mezzo secolo ha conosciuto la stragrande maggioranza delle più importanti personalità della cultura americana e partecipato ad eventi culminati nell'immaginario collettivo come ad esempio l'incontro al Madison Square Garden tra Frazier e Muhammed Alì.

L'importanza della Lebowitz nel contesto newyorchese è tanto innegabile quanto inimmaginabile per noi europei, vista la scarsissima risonanza che tale personalità ha avuto nelle vite e nella conoscenza di noi altri.

Quello che potrebbe accadervi, come occorso a me, nel guardare questo bellissimo speciale è di comprendere come, con grandissima probabilità, ogni paese nasconda tanti intellettuali, tanti personaggi interessantissimi e da cui si possa solo imparare. Anche l'Italia avrà i suoi 100 Lebowitz, idem la Germania, il Giappone, la Francia e cosi via. Sono figure fondamentali ma che non conosciamo o conosciamo poco poichè poco mainstream, poco social, poco politically correct.

Le figure come la Lebowitz sono scomode perchè non schierate, non disposte a compromessi, difficili da corrompere con il luccichio dei soldi o del palcoscenico.

La Lebowitz è una donna che possiede 10000 libri e nessun account social. Questo, se volessimo banalizzare e semplificare, dice tutto di lei.

E' una donna che non flirta col potere e che non ha la presunzione di indirizzare le masse.

L'unica cosa che conta per lei è la libertà. Di espressione della propria sessualità o del proprio pensiero, della propria felicità cosi come della propria depressione.

Una donna cosi non potrà mai conoscere paura o limite.

Finora vi ho raccontato di quanto la Lebowitz mi abbia impressionato col suo acume e la sua intelligenza.

C'è però una cosa che trascende la sua sconfinata sapienza e vivacità intellettuale, ed è l'ironia.

Senza la sua ironia la Lebowitz sarebbe forse una squattrinata bibliotecaria ma è la sua ironia che le ha permesso di essere protagonista della scena culturale americana degli ultimi 50 anni.

E' stata questa sua qualità, questo suo talento, ad aprirle le porte, nonostante agli albori, la sua avventura iniziò con un'esperienza da tassista ed altri lavori molto umili, prima di finire a scrivere recensioni per i migliori film di serie B nella sua leggendaria rubrica "The Best of The Worst".

La Lebowitz si è fatta strada cosi, a colpi di battute sferzanti, a suon di battaglie contro le ammnistrazioni territoriali, a botte di indagini leggere ma molto profonde sul substrato sociale della New York da lei tanto amata.

Nel corso dei 7 episodi saranno le sue battute, insieme al sottofondo chiassoso ma spassosissimo (altro che Frank Matano, Fedez e Mara Maionchi in LOL) della risata di Mr Scorsese, a farci andare avanti golosamente con la visione della serie.

Non si può non sottolineare e ringraziare Scorsese per essersi prestato a questo piccolo esperimento televisivo, lontano dal documentario e lontano dalla serialità ma che nel suo esserne equidistante è riuscito ad inserirsi, in qualche modo, nel grande calderone della serialità. Lo avremmo chiamato spettacolo televisivo, show, solo qualche anno fa.

Oggi lo chiameremmo, ed infatti lo chiamiamo, docuserie.

Al netto della "scatola" con la quale vogliamo confezionare questo prodotto, è il contenuto che fa la differenza, come sempre dovrebbe essere per chi si approccia a produrre, creare, girare una serie, una docuserie, uno show, un film, con l'intento di raccontare qualcosa.

La genialità di Scorsese è stata quella di "stay simple", mettendo a suo agio la Lebowitz in questa chiacchierata e rendendo il pubblico partecipe di un clima amichevole, quasi familiare, come quello instaurato fra il regista di The Wolf of Wall Street e la scrittrice.

Il montaggio delle varie sequenze con protagonista la Lebowitz e quelle della città, miste a quelle di ricordi visivi di quanto si stava raccontando, ha donato quel tocco di classe che serviva per farci amare ancora di più questa piacevolissima sorpresa.

Una sorpresa alla scoperta di New York e di Fran Lebowitz.

Lebowitz e New York.

Lebowitz è New York.



 


Voto 8

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