4.0 è il voto che troverete attualmente su imdb.com rispetto a "The Iron Throne", ultimo episodio di una delle serie tv più importanti della storia della televisione.
Pensate che, tornando indietro al 17 Aprile 2011, giorno del debutto dello show, sarà 9.1 il numerello decimale accanto a "Winter is coming", pilot di una delle serie tv più apprezzate e dominanti della storia.
IMDB non è certo l'oracolo e spesso bisogna diffidare dei voti che troviamo sul db cinematografico e seriale più celebre del web, però è una fonte di importanti riflessioni e di grande consapevolezza , visti i circa 231000 voti, di quanto il finale della serie di HBO non sia piaciuto, per usare un eufemismo, e quanto in generale l'ultima stagione sia stata da molti considerata una catastrofe.
Parliamo di un prodotto che ha cambiato per sempre il modo di vivere una serie tv. Prima di Game of Thrones c'erano state solo flebili avvisaglie di quello che sarebbe diventato il modus vivendi dei fan nell'epoca dei social network e dell'iperconnessione.
Game of Thrones si è trovato ad essere vittima di sè stessa in quanto episodio dopo episodio è stata vivisezionata dal popolo del web che ha prodotto negli anni enciclopedie di teorie più o meno assurde e veri e propri profili psicologici di ogni personaggio.
La sensazione comune è che Benioff & Weiss, causa anche il forzato distacco dai libri di Martin, siano stati travolti dal fenomeno culturale che GOT era diventato.

E cosi ci siamo trovati di fronte ad una serie che fino alla stagione 5/6 era in lizza per diventare la più celebre e riuscita serie tv all time. E' finita come sappiamo, con una petizione per riscrivere l'ottava stagione, fan infuriati, sceneggiatori in fuga da ogni commento e addirittura, si mormora, una rottura tra la Disney e il duo di autori (scritturati inizialmente per continuare la saga di Star Wars) causata proprio dalla reazione scomposta e negativa del pubblico rispetto alla gestione dell'ultima stagione.
Oggi, a 10 anni dal pilot e quasi 2 anni dalla fine della serie, a bocce ferme e mente fredda, possiamo sicuramente fare qualche riflessione più pacata e decretare più serenamente cosa quel finale abbia significato e cosa abbia lasciato in eredità.
Innanzitutto possiamo partire con un dato di fatto storico.
Con la fine di Game Of Thrones ci troviamo di fronte alla fine di un'era, l'era dei cosiddetti prestige drama classici, ovvero quelle serie di indiscussa qualità e gravitas, con cast importanti, budget importanti e fortemente autoriali. Non che, finita GOT, queste serie cesseranno di esistere, anzi lo sforzo produttivo in futuro sarà ancora più importante, attirando sempre più attori, autori, registi di grido. Quello che però termina, con il finale di Game Of Thrones, è quell'epoca in cui abbiamo atteso settimana dopo settimana, anno dopo anno il ritorno dei nostri beniamini televisivi, da Don Draper a Walter White, passando per i coniugi Jennings (The Americans) e la famiglia Fisher (Six Feet Under).
Per nostra fortuna, Disney Plus, ed in parte Amazon, hanno fiutato che non si può vivere di solo Binge Watching e hanno riproposto, recentemente, serie tv a rilascio settimanale, da WandaVision a The Falcon and The Winter Soldier, passando per Invincible e The Mandalorian, che sono riuscite a farci respirare nuovamente atmosfere da Golden Age.

Oggi, però, siamo a piene mani nell'epoca del binge watching e della peak tv.
Più che spettatori stiamo diventando consumatori.
Il tempo si è contratto pericolosamente e fenomeni come Game of Thrones, capaci di durare 8 anni e di generare dibattito anche quando non era in onda, non ne avremo probabilmente più.
Game of Thrones è stata anche la serie tv che ha calamitato l'attenzione delle grandi major, ha spinto molti addetti ai lavori ad interessarsi al mondo televisivo. Una delle cause della grande migrazione di tecnici, attori, registi, produttori, creatori, dal cinema alla tv è stata proprio l'esplosione della serie tratta dai libri di Martin.
Anno dopo anno, la HBO ha investito sempre più denaro, producendo episodi epici come "Battle of Bastards", "Hardhome", "Spoils of War", "The Winds of Winter" e tanti altri, episodi che avrebbero fatto impallidire centinaia di produzioni cinematografiche.
E forse, Game of Thrones, più di ogni altra ha allargato la prospettiva verso un mondo parallelo, quello del merchandising, fatto di t-shirt e tazze, funko-pop, poster e di un turismo seriale in grandissima espansione prima che il covid piombasse sulle nostre teste. Un giro di denari che nessuna serie mai aveva saputo generare.
Questi e tanti altri motivi devono farci pensare a Game of Thrones come un game changer assoluto, capace di modificare per sempre l'assetto televisivo, l'importanza della serialità all'interno dell'ambito audiovisivo.
Ma se è vero che a livello generale la serie ha solo da essere applaudita e ringraziata, essa ha deluso ampiamente la propria base e lo ha fatto nella sua annata più attesa, quella finale.
L'ultima stagione è stata davvero un disastro.
Ci sono stati errori talmente banali da sembrare voluti. Una sciattezza nella scrittura, un disordine mentale che ci saremmo aspettati da serie come "Gli occhi del cuore" di Ferrettiana memoria.
