Si conclude la prima stagione di House of the Dragon e si conclude lasciando a tutti le sensazioni migliori.
Sono rare le occasioni in cui si parte con scetticismo pregiudiziale nei confronti di una serie e si finisce, dopo la prima stagione, per apprezzarla su tutta la linea, con la bava in bocca nella speranza che ritorni prestissimo con una seconda stagione.
House of The Dragon partiva con la paura di chi, dopo aver assistito al clamoroso tonfo dell'ultima stagione dell'indimenticabile Game Of Thrones, credeva, in cuor suo, di essere di fronte all'ennesimo tentativo contemporaneo di spremere un limone succosissimo come quello cresciuto sull'albero di HBO e di George Martin.
A conti fatti, però, l'operazione è stata magistrale perchè ha rinvigorito quell'universo, creato nuovi fan, generato nuove teorie, appassionato milioni di persone e ottenuto ascolti da capogiro.
Ed io sono contentissimo. Sono al settimo cielo perchè non passava settimana senza la quale non avessi un morboso hype nei confronti dell'episodio successivo.
Prima di andare avanti vi rimando alle recensioni dei 9 episodi precedenti. Tutti in fila. Dal più recente al pilot:

The Black Queen non è un episodio come tanti, ammesso che in House of The Dragon esistano episodi da accostare a comuni puntate di mortali serie tv in giro per le varie piattaforme o cable tv.
Non lo è, innanzitutto, per la sua posizione scomoda, in mezzo fra quello che possiamo considerare, a tutti gli effetti, la parte uno del season finale, ovvero il nono episodio (vero e proprio prologo a questo finale), ed un'intera seconda stagione a cui lo sguardo finale di Rhaenira rimanda senza troppi indugi.
Non lo è, anche per la sua natura sospesa che ci tiene incollati fino all'ultimo sospiro senza, tuttavia, poterci mostrare nulla di quanto avverrà in futuro.
Non lo è perchè vi sfido a trovare un episodio che possa permettersi di essere adrenalinico, mastodontico, intimo, teso, epico, drammaticamente devastante e capace di tirare le fila di un racconto vastissimo, lungo 20 anni e 10 episodi e capace di "tirare" dentro la storia decine di personaggi, tutti di enorme importanza, tutti potenzialmente fondamentali e decisivi nell'economia del racconto.
The Black Queen riesce ad essere il collante perfetto fra la prima e la futura stagione, fra l'attesa manifestata durante il regno di Vyseris The Peaceful e il regno di chiunque verrà dopo, tra la pace e la guerra totale.
E noi lì che, come stronzi, rimanemmo a guardare.
Estasiati.

Il season finale di House of The Dragon è potentissimo perchè non indietreggia mai di fronte alla grandezza del racconto che ha costruito ma, al tempo stesso, non si tuffa dentro la facile tentazione di far scoppiare immediatamente l'atteso pandemonio.
L'intera prima stagione è stato un lungo pazientare, un lunghissimo attendere la morte di Viserys, consapevoli che quell'evento avrebbe aperto tragiche danze che avrebbero portato ad una lotta per il trono come in Game of Thrones non ne avevamo mai viste e, in un futuro più lontano ed ineluttabile, alla cancellazione dei Targaryen, e dei loro draghi, dalla storia di Westeros.
Immaginare che una casata con il sedere ancorato all'iron throne, oltre una dozzina di draghi adulti in suo possesso, alleanze solide con le più potenti casate dei 7 regni, possa di lì a qualche decennio essere annientata è difficile da credere, eppure avverrà.
Lo sappiamo.
Come chiaroveggenti che hanno potuto guardare oltre la loro stessa esistenza, torniamo a Dragonstone ammirando le gesta di personaggi destinati a fallire, morire e, probabilmente, auto-annichilirsi.
Rhaenira, come la sua consanguigna Rhaenis farà notare al rinvenuto Corlys, sarà forse l'ultimo barlume di speranza di una dinastia che, con l'incoronazione forzata di Aegon, è destinata a scontrarsi fino a che non resterà solo e soltanto uno in piedi.

La figlia di Viserys, la cui designazione a legittima erede tanti turbamenti aveva creato nel re stesso e tante riluttanze nei cortigiani e nelle varie casate dei 7 regni aveva generato, nei primi momenti in cui si trova a fronteggiare la difficile successione del padre, per quanto mai veramente avvenuta in quel di Approdo Del Re dove invece è Aegon ad indossare la corona e tutte le vestigia che si addicono ad un vero re, si dimostra adatta al ruolo, denotando una saggezza che nessuno, probabilmente, si sarebbe aspettato.
Un po' come una novella Regina Elisabetta II in The Crown, Rhaenira sembra l'unica ad accorgersi che quella corona, legittima o meno che sia, le conferisce un grande potere ma soprattutto una enorme responsabilità, non più verso se stessa, la propria famiglia, ed il proprio nome, ma verso il popolo tutto e verso la pace di quel regno che è chiamata a governare.
E' per questo motivo che, mentre intorno a lei tutti preparano la guerra, Daemon conteggia i draghi in possesso dell'una e delle altre fazioni, si tirano le fila di chi è contro e chi è a favore del nuovo illegittimo re, Rhaenira è l'unica a prendere sul serio la proposta di Alicent e a rifiutare l'ingaggio con la forza nei confronti di Otto Hightower, sopraggiunto come ambasciatore a Dragonstone per riportare a Daemon e Rhaenira e termini della resa.
Otto sarà trattato come ambasciatore e non come soldato, non come traditore del regno e del suo legittimo erede, Rhaenira, quale egli è.
Sarà l'unico a ricevere, in questa puntata, la compassione e la misura che chi si impone di governare deve destinare a chi, nemico o no, reca lui o lei un messaggio.
L'epilogo di questo episodio ci mostrerà tante cose, tra cui anche la differenza fra la figlia del re pacifico ed il figlio dello stesso re nato però da madre diversa.
La figlia di Aemma e Viserys si ricongiunge ai 2 genitori per la sua vena equilibrata da parte del padre ma anche, metaforicamente, per il dolore che un parto complicato, prematuro e nefasto comporta.

Tornando un attimo indietro, infatti, assistiamo, in apertura, all'ennesima scena di parto di questa stagione ed ancora una volta, come avvenuto per Aemma in apertura e Laena qualche episodio dopo, il parto è foriero di un grande cambiamento, di un evento dirompente oltre che metaforicamente rilevante.
Il parto di Aemma era corrisposto alla sua stessa morte e, in un certo senso, alla morte di Viserys in quanto Targaryen puro in grado di assicurare davvero un passaggio di corona pacifico ed indolore. Quella morte lo avrebbe portato nelle braccia di Alicent, e quindi di Otto, e quindi di Larys e quindi di tutti gli uomini che, in Green Council, avevano tramato a lungo contro di lui per portare Aegon al trono.
La morte di Laena Velaryon, invece, nel suo dolorosissimo e raccapricciante modo avrebbe portata Daemon a sposare Rhaenira ma, a questo punto dobbiamo dire soprattutto, un giovanissimo Aemond Targaryen ad impossessarsi, a sorpresa, di quello che diventerà uno dei draghi più grandi e potenti dei 7 regni e quel drago, grazie ad una sceneggiatura impeccabile, tornerà proprio in questo finale, più possente, pericoloso ed indomabile che mai, a regalarci una delle sequenze più memorabili e disturbanti di tutta la saga.
Per Rhaenira, infine, partorire da sola, dopo aver ricevuto la notizia della morte dell'amato padre, e quella della perdita del proprio trono, corrisponderà a lavare via una vita che non esiste più da quell'esatto momento in cui Rhaenis, di ritorno da King's Landing, ha comunicato quelle 2 tristi notizie.
La vita fatta di figli, famiglia e attesa è finita.
Adesso è il momento di lottare, di affilare le lame, di alimentare l'ingegno, di stuzzicare la propria saggezza e pensare al futuro.
Il futuro è adesso.
Il futuro è fatto anche di legacy e quella legacy per Rhaenira è rappresentata soprattutto da Luke e Jace, i figli bruni e "Strong" che tante polemiche e tanti malumori hanno creato.

Saranno loro stessi ad offrirsi di portare i messaggi di persona ai più importanti elementi sulla scacchiera della guerra che, minuto dopo minuto, si popola di nuovi pedoni.
A delta delle acque ci finirà Jace, a Capo Tempesta arriverà Luke.
Ed è a Capo Tempesta che si consumerà l'ultimo duello della stagione, un duello stupefacente per costruzione, tensione e spettacolarità, un duello che vedrà di fronte 2 draghi più che i loro padroni.
Al cospetto di Lord Baratheon, Luke Velaryon si presenterà come ambasciatore della regina Rhaenira.
Ad attenderlo, oltre che a Baratheon ci sarà proprio Aemond, proprio quel cugino a cui, anni prima, Luke aveva cavato un occhio. Aemond, lo rivendicherà, intimandogli di cavarselo via autonomamente in modo che egli possa regalarlo a sua madre Alicent.
Luke mostrerà tempra ed equilibrio.
Proprio come sua madre.
Baratheon salverà le apparenze intimando a Luke ed Aemond di continuare lo scontro lontano da Capo Tempesta.
Luke andrà via in sella al suo piccolo drago.
I cieli tempestosi accoglieranno una delle battaglie più imprevedibili e belle di tutta la saga. Aemond, con un drago 10 volte più grande di quello cavalcato da Luke, si presenterà minaccioso in quei cieli, spaventando Luke a morte e costringendolo a scappare ripetutamente.
Scopriremo che l'intento di Aemond era quello di spaventare e spaventare soltanto.
Non lo stesso pensiero del suo gigantesco drago.
Il drago di Luke proverà a bruciare quello di Aemond, nonostante gli ordini contrari del suo padrone. Non ci riuscirà.
Aemond, nonostante tutto, farà lo stesso.
Anche lui non ci riuscirà.
Vhagar farà a brandelli il drago di Luke e con lui farà a brandelli il povero Luke.
E' una scena inesorabile e tremenda.
Un drago che uccide un altro drago e lo fa con una facilità impressionante.
Avevamo già visto dei draghi lottare fra loro nella terza puntata dell'ultima stagione di Game of Thrones ma quella volta era uno scontro fra bene e male, fra il ghiaccio ed il fuoco, fra il re della notte ed i popoli di Westeros uniti. Questa volta sono stati 2 draghi ad ingaggiare autonomamente un duello, rifiutando i comandi dei rispettivi padroni ed attivando un meccanismo che porterà tutti alla mutua distruzione assicurata.
Con questo evento gli autori ci ricordano, o meglio ci fanno notare, qualcosa che avevamo scientemente dimenticato.
I draghi sono bestie indomabili e difficili da controllare, anche dai loro padroni. Essi, inoltre, sono molto diversi fra loro. Vaghar è enorme, il draghetto di Luke no. Avere 14 draghi significa molto ma 14 draghi piccoli non saranno in grado di vincere contro 3 draghi enormi. L'equilibrio fra le armate, dunque, dovrà tenere conto di questo cosi come, Rhaenira ed Aegon, dovranno tenere conto dei libri di storia che narrano di come una guerra scatenata con il favore dei draghi portò alla distruzione e scomparsa dell'antica Valyria.
Come Rhaenira stessa ci ricordava prima che il suo Luke scomparisse nei cieli.
Se vi aspettavate un'immediata rappresaglia, vi sbagliavate di grosso.
House of The Dragon ha giocato sull'attesa per un'intera stagione e sceglie di chiudere con la promessa di una guerra furibonda in arrivo, una guerra inevitabile che intravediamo negli occhi pieni di rabbia, dolore e vendetta di Rhaenira che adesso nulla potrà contro il desiderio innato di uccidere tutti e riprendersi l'iron throne.
Costi quel che costi, ma nella seconda stagione.

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