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Il binge watching ha fallito?

Ci sto prendendo davvero assai gusto a fare degli approfondimenti sul mondo delle serie tv e su quello che, consapevolmente o no, facciamo, o non facciamo in qualità di spettatori e abbonati.

Spulciando nei più recenti articoli di questo tipo vi segnalo, ad esempio, questo articolo in cui cercavo di ragionare analiticamente sulle cause che stanno generando il crollo di Netflix sia in termini numerici che qualitativi.

Analisi anche molto più specifiche, come quella in cui, prendendo spunto dal meraviglioso cold open che apriva la stagione finale di Better Call Saul (qui, a proposito, trovate un commento di 45 minuti sul finale dello show), provavo a raccontarvi quanto fosse importante il lavoro fatto da Gilligan e Gould su questo aspetto strutturale che accompagnava ogni puntata di Breaking Bad prima e di Better Call Saul poi. L'articolo lo trovate qui, a questo link.

Spesso, questo tipo di analisi, nascono dalla visione di singoli episodi, di particolari serie tv che suscitano ragionamenti più grandi.

E' il caso di questo criticatissimo articolo in cui vi parlavo di quanto fosse stata deludente e compromettente la scelta dei fratelli Duffer di "regalarci" episodi lunghissimi nella quarta stagione di Stranger Things. Qui, per chi fosse interessato, il contestatissimo articolo.

E ancora, e non solo per fare pubblicità a vecchi articoli, qui mi interrogavo su quale fosse il lascito di Dr. House a 10 anni dalla sua fine. Cosa analoga avevo fatto per quanto riguarda Game of Thrones in questo vecchio post.

Insomma, ci sto prendendo, come dicevo, molto gusto.

Mi son reso conto, infatti, che oltre a recensire nuove e vecchie serie, provare a stilare classifiche su classifiche (qui trovate la 2022, ad esempio), ideare nuove rubriche (Operazione Pilot è la più recente e qui troverete il primo episodio della saga), e studiare nuove forme, come il recentweet, di comunicazione rispetto al materiale recensito, è molto importante offrirvi qualche riflessione più allargata sul mondo che tanto amiamo.

Serve, di sicuro, a me per tenere un diario di pensieri più ampi che affollano la mia mente seriale e, sono altrettanto certo, saranno utili anche a voi per articolare maggiormente un pensiero critico su quello che, pur restando nei limiti del futile intrattenimento, è pur sempre un hobby, una passione a cui, magari senza rendercene conto, dedichiamo tanto tempo.

Fatta tutta questa carrellata auto-promozionale che spero, però, vi abbia permesso di rimettere le mani a qualche articolo di vostro interesse che vi eravate fatti sfuggire, torniamo al topic su cui volevo soffermarmi oggi.

Il Binge Watching ha fallito?

Ho titolato, forse con eccessiva enfasi, in questo modo per chiarire immediatamente che l'oggetto della discussione sarebbe stato sua maestà il Binge Watching.

Tutti sapete di cosa si tratti, essendo serialfiller impenitenti ma, vocabolario alla mano, per Binge Watching si intende "Visione ininterrotta di una grande quantità di episodi appartenenti a una serie televisiva, che è interamente disponibile in rete o in cofanetti di dvd".

Adesso che abbia chiarito i termini della discussione, avanziamo nella discussione stessa e nell'articolazione della mia tesi.

L'avvento di Netflix ci aveva fatto conoscere questa pratica e, per almeno un lustro, ci aveva fatto sentire le persone più felici del mondo in quanto spettatori.

Quale gioia più grande nel avere a disposizione, in un colpo solo, l'intera stagione di una serie tv che aspettavamo da tempo?

Ricordo ancora la prima maratona, quella che feci in occasione dell'uscita di Daredevil, Netflix. Fu un tripudio. Senza dover aspettare settimane avevo, in poche ore, esaurito l'intero ciclo di episodi di una serie favolosa. Il giorno prima non esisteva, il giorno dopo avevo visto il pilot, il giorno seguente avevo concluso la prima annata. Una storia che 48 ore prima era da qualche parte nella sala dei produttori Netflix, 48 ore era diventata mia e di altri milioni di persone.

Per anni il Binge Watching ci è sembrato, come di incanto, l'unica opzione possibile. Di commenti negativi al rilascio settimanale ne abbiamo letti vagonate e ben presto in molti hanno abbandonato tutte le serie tv che non garantivano il rilascio in blocchi di stagioni intere. Credevamo solo in lui, solo nel Binge Watching, e di conseguenza solo in Netflix.

In molti avevano provato ad accodarsi ma nessuno lo aveva fatto come la grande e rossa "N".

Era davvero un'esperienza cosi unica ed imperdibile?

La risposta, oggettiva, non la avremo mai ma posso rispondervi con un dato soggettivo ed una riflessione analitica.

Soggettivamente ho finito per abbandonare il Binge Watching in quanto tale.

I motivi sono molteplici. Il più banale è che, se prima saltuariamente riuscivo ad avere 6-7 ore al giorno per dedicarmi ad una maratona oggi questo non è più possibile. Vale per me ma credo valga per milioni di persone che tra lavoro, vita privata, sport, famiglia, hobby, caxxi e mazzi non può certo dedicare, anche solo saltuariamente, cosi tanto tempo alla tv.

Un altro motivo risiede nel fatto che, a fronte di un'offerta cosi mastodontica, scegliere su quale prodotto puntare per fiondarsi in una maratona seriale è diventato sempre più difficile. Questo va a braccetto con un'altra ragione strettamente connessa, ovvero il calo della qualità media dei prodotti Binge-watchingabili.

Se prima eravamo quasi matematicamente certi che i titoli di punta di Netflix fossero dei prodotti degnissimi di attenzione, oggi avviene il contrario. Il 90% dell'offerta è dimenticabile. E allora perchè tuffarsi, con pop corn alla mano, in una simile avventura.

L'ultima ragione, soggettivamente parlando, che vi condivido è legata all'esperienza che il binge watching mi permette di vivere e cosa, invece, offre l'esperienza a rilascio settimanale.

Se sono qui, proprio oggi, a parlare di questa contrapposizione è, soprattutto, perchè in questo bellissimo 2022 seriale, ho avuto dimostrazione assoluta di quanto sia stata larga, piena e soddisfacente la visione a rilascio settimanale di alcune serie.

Better Call Saul è l'esempio principe ma anche The Boys (qui la recensione), Severance (qui la recensione), Euphoria (qui la recensione) ed oggi House of The Dragon (qui la recensione) sono perfetti testimonial di ciò che sto per dirvi.

L'esperienza del Binge Watching si esaurisce con sè stessa mentre quella degli episodi rilasciati settimanalmente no.

Provo a spiegarmi meglio.

Avviata la visione di un'intera stagione è presumibile che lo spettatore, una volta conclusa la stagione, passi alla prossima serie accantonando, più o meno definitivamente quello show. E' quasi paragonabile al mordi e fuggi, al fast food mentre quello che disperatamente dovremmo cercare, in tv come sul cibo come nella politica è l'essere più "slow". Slow Food, ragionamento, analisi, spirito critico, sedimentazione delle informazioni, approfondimento, meditazione dovremmo guidarci su tutto e spingerci a comprendere meglio il mondo intorno a noi.

Il rilascio settimanale, per quanto riguarda la futile discussione che stiamo facendo sulla fruizione di una serie tv, ci permette di essere "slow", di ragionare, riflettere e pensare a quello che abbiamo visto. Senza fretta. Senza affanni. Senza pensare al "play" che cliccheremo per continuare a guardare ancora e ancora e ancora fino a che gli episodi da vedere non finiranno.

Pensate a tutte le teorie che si sono susseguite tra una puntata di Game of Thrones e l'altra, fra una puntata di Fringe e l'altra, fra una puntata di Better Call Saul e l'altra.

Quelle "pippe mentali" ci hanno costretto a riflettere, ad immaginare, a ragionare sulla sceneggiatura, sullo sviluppo di questo e quel personaggio, sulle incoerenze grammaticali, le storture, le attese deluse e quelle rispettate. Ci hanno reso, insomma, degli spettatori più consapevoli.

La consapevolezza è un tesoro inestimabile ed è un'arma fondamentale anche in un mondo, quello seriale, che fondamentale non è per la nostra vita.

Potremmo vivere senza tv ma non potremmo vivere senza cibo.

E' un'ovvietà? Certo che lo è ma nel momento in cui accettiamo di essere partecipi di questa giostra televisiva allora, forse, dovremmo dotarci di tutti gli strumenti per cavalcarla a dovere evitando il rischio di essere cavalcati.

Al Binge Watching, più che ad ogni altra cosa, è legato il concetto di "consumo" a sua volta legato al concetto di intrattenimento che l'industria televisiva cerca, in tutti i modi, di garantirci.

Essere consapevoli significa rendere noi stessi spettatori e non consumatori.

Si può essere consapevoli anche essendo Binge Watcher ma sarà, certamente, un percorso più accidentato. Il rilascio settimanale, invece, ci permette di metabolizzare e servirci del nostro spirito critico che, purtroppo, scarseggia sempre di più nella società dei consumi in cui viviamo.

Soggettivamente credo di aver affrontato i macro-temi che volevo affrontare.

Adesso, se avete ancora qualche minuto di pazienza, vorrei provare ad essere più analitico, cercando di toccare tangenzialmente il concetto di oggettività.

A suggerirci che il Binge Watching non funzioni più come una volta sono le scelte che gli stessi giganti dello streaming, nati dopo il boom di Netflix, hanno effettuato.

Pensate a Disney Plus, ad esempio, la scelta è stata netta. Episodi di breve durata ed a rilascio settimanale.

La stessa Amazon Prime Video, prima piattaforma streaming a nascere dopo Netflix, ha optato per una soluzione, se vogliamo, ibrida. Le prime release fatte dal colosso di Jeff Bezos, infatti, erano orientate a fornirci subito un paio di episodi per poi cadenzare gli episodi settimanalmente.

Apple TV Plus, sin dalla sua nascita 2 anni fa, ha sempre optato per un episodio a settimana, a prescindere dal genere e dal formato degli show da essa prodotti.

HBOMax ha ovviamente cavalcato l'onda di HBO, mantenendo altissima la qualità dei suoi prodotti e rinnovando la scaletta consueta.

A ben vedere, dunque, solo Netflix è rimasta fedele a se stessa pagandone, non solo per questo motivo ovviamente, un caro prezzo in termini di abbonati.

Se pensiamo che dietro queste scelte ci sia il caso, ci sbagliamo di grosso. Questi colossi, prima di fare un passo, studiano e analizzano il mercato provando a capire come possano essere più efficaci in modo da portare avanti logiche di marketing sempre vincenti.

Ad aggiungere carne al fuoco c'è poi il tema della FOMO (Fear of Missing Out), sempre più socialmente e psicologicamente devastante, soprattutto per le nuove generazioni.

In un mondo, quello seriale, sempre più vasto e sempre più ricco di titoli imperdibili, è fondamentale, nella psicologia collettiva, restare al passo. Questo equivale a dire che appena una serie tv viene messa a disposizione essa deve essere vista. In caso contrario, saremo nella schiera di quelli che sono rimasti indietro, che non hanno saputo reggere il ritmo, che non potranno partecipare ai banchetti social nei quali si parla del fenomeno seriale del momento.

Pensate a Stranger Things ed a quanto il dibattito sia stato sin da subito ricchissimo di contenuti e pensate a quante ore avreste dovuto trascorrere, sin dal rilascio della quarta stagione, per essere allineati alla massa. Circa 12 ore. Ora, un conto è provare a restare al passo guardando il pilot di un nuovo show, un conto è farlo dovendo recuperare, in men che non si dica, 10-12 episodi.

Seguendo la logica del Binge Watching e facendoci prendere dal panico generato dalla FOMO, ad ogni nuova uscita di Netflix dovremmo dedicare 7-8-10 ore del nostro tempo in un periodo di tempo di al massimo 2-3 giorni dall'uscita.

Impensabile visti i ritmi della tv odierna.

Molto più gestibile, invece, dedicarsi oggi alla visione dell'episodio de Gli Anelli del Potere, domani a quelli di The Handmaid's Tale, dopodomani a quello di The House of The Dragon.

Ci vorranno sempre molte ore ma senza correre il rischio di essere "tagliati fuori".

Ci sarebbe ancora molto da dire ma credo di avervi rubato già abbastanza tempo e di avervi fornito (o almeno spero) parecchi spunti di discussione.

Purtroppo, o per fortuna, si potrà obiettare che siamo anche nell'epoca del massimo splendore del libero arbitrio, nell'epoca della scelta.

Possiamo scegliere se vedere o non vedere questa o quella serie, se essere dei Binge-watcher o degli spettatori più consapevoli.

Nessuno, questo è vero, ci punta la pistola alla testa.

Del nostro tempo, possiamo farne ciò che vogliamo.

Non fa una piega, questo ragionamento.

E' ineccepibile.

E' altrettanto vero, però, che siamo figli del nostro tempo ed il nostro tempo ci impone (non è che ce lo imponga nel senso più stretto del termine) di essere spettatori attenti, accaniti e sempre sul pezzo.

Col Binge Watching questo, oggi, è sempre più difficile ed è forse questo il vero motivo per cui il Binge Watching sta morendo, evviva il Binge Watching.




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