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L'ultimo ritorno di The Walking Dead

Con "Lockdown", in onda qualche giorno fa sulla AMC ed in contemporanea su Star (e dunque Disney Plus) si è consumato l'ultimo ritorno di The Walking Dead. La corsa iniziata ben 12 anni fa si interromperà fra qualche settimana con il series finale di una delle serie più importanti della serialità contemporanea (ma non di una delle più belle, come vedremo).

Come io sia ancora qui a parlarne e come io abbia fatto ad arrivare sino all'ultima stagione senza mai abbandonare lo show creato da Frank Darabont, Dio solo lo sa.

Negli anni, quello che era stato, agli esordi, un game changer, è diventato una bruttissima copia di quelle promesse e speranze mai mantenute.

Una schifezza epocale, una roba su cui neppure gli sceneggiatori di Boris avrebbero potuto osare tanto.

Per questo ultimo pezzettino di viaggio sarà cambiato qualcosa?

Mestamente mi sono avvicinato all'ultima mid season premierè senza alcuna nostalgia o malinconia. Il viaggio sta per finire, non ho goduto nel farlo, i sediolini erano scomodi, i panorami ripetitivi, i pasti lungo le fermate mediocri ed i motel in cui passare la notte, molto modesti.

Che nulla fosse cambiato e che non ci fosse aria di celebrazioni o di chiudere in pompa magna era chiaro sin dal previously. Dopo 12 anni e oltre 100 episodi, vari spinoff, ci si sarebbe aspettato un recap epico, ricco di emozione e solennità. Mi son trovato di fronte ad un minutino scarso in cui è stato proposto un collage di immagini di vecchi protagonisti e vecchi cattivoni, da Rick a Shane, passando per il Governatore e Alpha, con la voce narrante di Judith sotto che ci raccontava come, fondamentalmente, nulla fosse cambiato da quel giorno in cui l'apocalisse scoppiò.

Mah.

Bah.

Boh.

Un recap che sembrava preso di pari passo da un compitino assegnato in quarta elementare ai piccoli studenti dell'Ettore Majorana di Poggibonsi a cui era stato chiesto di assemblare con un qualsiasi tool disponibile sul pc del papà vecchie foto di famiglia e agganciarci sotto la loro vocina che, nel frattempo, provava a spiegarci, in 10 parole, il significato di quelle immagini.

Mah.

Bah.

Boh.

Della trama non voglio neppure parlare e perdonatemi se siete finiti su questo post credendo, e forse sperando, di trovare qualcosa di serio su cui riflettere rispetto all'ultimo inizio della serie sui zombie.

Siamo nel Commonwealth. Gente che protesta. Uomini che mangiano uomini. Zombie che mangiano uomini. Musica di sottofondo pescata da un- orchestrina di musica ambient di terza categoria. Protagonisti vecchi e nuovi che si scambiano occhiate, parole vuote, dialoghi copia incollati dal calendario degli aforismi di qualche anno fa.

Solita roba e tutto con il solito nulla cosmico che accade intorno ed il solito disinteresse totale per la vita di personaggi che non ci stanno minimamente a cuore (a parte Negan ovviamente).

L'unica cosa intelligente fatta dagli autori (e che è forse il motivo per cui sono ancora qui) è stata quella di puntare moltissimo su Negan e sulla sua trasformazione da cattivo a buono.

Non a caso voglio chiudere questa non recensione riproponendovi un mio vecchio articolo in cui vi parlavo di un episodio filler in cui si raccontava l'origine di Negan. Credo sia stato l'ultimo rantolo di una serie mai esplosa e che presto dimenticheremo come il calore di una sabbia cocente mentre ci dirigiamo nel fresco mare.

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