Quel benedetto e maledetto 16 Agosto 2022 sarà ricordato per sempre, almeno dal sottoscritto (e credo da tutti gli amanti del buon cinema, della buona serialità), come il giorno in cui la più grande saga di tutti i tempi chiuse i battenti.
Quella saga, ambientata ad Albuquerque, e nata nel 2008 con Breaking Bad, serie fino a pochi mesi fa considerata unanimemente la migliore all time, aveva avuto delle importanti ramificazioni prima in un film tributo al personaggio di Jesse Pinkman, dal titolo El Camino e poi con la serie spinoff incentrata sul personaggio di Saul Goodman, istrionico avvocato che sin dalla seconda stagione della serie madre ci aveva abituati a grandi vette di comicità, leggerezza e avventure giuridiche mirabolanti.
Quell'universo "is gone" adesso. L'ultimo episodio di Better Call Saul, oltre a chiudere lo show, decreta la fine di tutto l'universo partorito da Vince Gilligan e Peter Gould.
Con Saul Gone, titolo del series finale andato in onda lo scorso Agosto, tutto finisce, Saul is gone, Better Call Saul is gone, Breaking Bad is gone, tutto quello che da 14 anni ci folgorava con ogni fotogramma e dialogo is gone.
L'episodio con il quale gli autori hanno salutato i nostri (ed i loro) beniamini è stato uno dei più belli che abbia mai visto, un episodio che oggi su IMDB raccoglie un bel 9,8/10 con oltre 46.000 votanti e che in lungo ed in largo ha fatto registrare il pieno di applausi dal pubblico e dalla critica tutta.
Personalmente ho siglato il mio personalissimo record di caratteri scritti nel raccontarlo.
La mia recensione su "Saul Gone" la trovate qui. Il tempo di lettura stimato è di 43 minuti. Ci ho messo tutto quello che provavo, tutto quello che avrei voluto comunicare a Bob Odenkirk, Rhea Seehorn, Vince Gilligan, Peter Gould, il direttore della fotografia, ogni singolo sceneggiatore, macchinista, regista, collaboratore, truccatore, scenografo, chiunque abbia lavorato a quella che considero (e qui faccio per l'ennesima volta outing) la migliore serie tv all time, anche più della irraggiungibile Breaking Bad.
Vi prego di leggere quella recensione perchè credo davvero possa valerne la pena se avete amato, come me, ogni minuto speso in compagnia di Saul, Jimmy, Gene e Kim.
Oggi voglio soffermarmi su un aspetto dell'episodio finale sul quale Gilligan e Gould hanno insistito tanto, al punto da ritornarci su per ben 3 volte in ciascuno dei meravigliosi flashback che questo finale ci ha regalato.
Il cold open con Mike prima, la clausura forzata con Heisenberg poi ed il momento fraterno con Chuck poi hanno caratterizzato il series finale attraverso 3 camei che abbiamo oltremodo apprezzato ed un fil rouge rappresentato dai viaggi nel tempo o, per essere ancor più precisi, da cosa vorremmo fare qualora avessimo a disposizione una macchina del tempo.
Nei primi 2 casi, infatti, il nostro antieroe Saul chiede a Mike e Walter White quale sarebbe la loro prima mossa in caso avessero a disposizione una time machine.
Le risposte dei 2 rispecchiano i rispettivi caratteri, esaltandone l'essenza dei 2 personaggi e, se vogliamo, tracciandone, definitivamente la bussola morale.
Per Mike, un'occasione del genere sarebbe impossibile da rifiutare, offrendogli l'opportunità di mettersi in pari con i propri affetti e correggere errori che ne hanno tracciato la via. Il braccio destro di Gus, infatti, tornerebbe indietro a quando, decadi prima, aveva intascato la sua prima bustarella, compromettendo per sempre la propria etica e, probabilmente, impedendo a quel giovane Mike di crescere come uomo, padre e marito. Non a caso, nel ricordare a se stesso i propri errori Mike tornerà al 2001, quando, a causa delle sue criminali contaminazioni, Mike perse tragicamente suo figlio. Andando avanti nel tempo, invece, sarà dolcissimo il tentativo teorico dell'uomo di prospettarsi un tenero ritorno, di tanto in tanto, per controllare, ongi 5-10 anni come stiano fluendo le vite della propria nipotina e di sua madre.
Mike si presta a questo gioco mentale di Saul molto volentieri nel tentativo di estirpare, anche solo per diletto, i propri sensi di colpa e concedersi un attimo di indulgenza dopo anni trascorsi, probabilmente, a chiedersi cosa sarebbe stato di lui, di suo figlio e di tutta la sua famiglia se non avesse corrotto se stesso, praticato amorali e convenienti rapporti extra-professionali con il crimine. Ne consegue un ritratto molto umano di un personaggio granitico a cui abbiamo sempre voluto bene nonostante le nefandezze, gli omicidi, gli occultamenti e lo abbiamo fatto proprio perchè, in cuor nostro, sapevamo che Mike, il vero Mike, era un uomo buono, corretto, leale che, da qualche parte, ed in qualche momento, aveva compiuto ineluttabili scelte che lo avrebbero compromesso per sempre.
E Saul invece? O dovremmo dire, Jimmy?
Per Saul, immerso nel caldo del deserto e con la testa al riparo dal sole grazie ad un improvvisato turbante, il discorso è diametralmente opposto.
Quel Jimmy ferito e scolpito dal male causato direttamente ed indirettamente dal fratello Chuck da poco defunto, quel Jimmy a cui è sempre mancato qualcosa, quel Jimmy che solo con Kim riesce ad essere se stesso e pienamente felice, quel Jimmy non riesce a confessarsi come Mike aveva fatto prima di lui.
Jimmy anche quando era solo Jimmy sentiva il bisogno di essere qualcun altro, di indossare una qualsivoglia maschera, di nascondere la propria coscienza dietro parole vuote.
Come altro si spiegherebbe, altrimenti, la sua istintiva e convinta risposta a Mike?
Tornare indietro nel tempo al 10 Maggio 1965 per comprare quante più azioni possibili del titolo lanciato in borsa da Warren Buffet, quel Berkshire che avrebbe reso ricchissimo chiunque avrebbe racimolato qualche azioncina. Per Jimmy è il denaro l'unico obiettivo possibile. Diventare ricchi, possedere tutti i soldi del mondo e vivere al massimo. E' questo il suo intento, è questo il suo paradiso, o almeno è questo quello che vuole farci credere e far credere a se stesso.
Ma se questa risposta, per quando sostanzialmente non sincera, sia in parte con quello che diverrà Saul, ancora più straniante quelle che Jimmy, oramai diventato Saul, e vicino ad interpretare lo spento Gene, darà ad Heisenberg nel bunker che custodirà i corpi e le anime dei 2 protagonisti di Breaking Bad dopo la fuga del re della meth.
WW non è Mike e alla stessa domanda la risposta non poteva essere neppure vagamente la stessa che Ermentrauth aveva fornito a Jimmy qualche anno prima.
L'umanità non è mai stata una caratteristica dell'ex professore di chimica, e neppure la sensibilità, il sentimentalismo.
Heisenberg è un uomo pratico, un uomo di scienza, un uomo razionale e concreto e cosi anche di fronte a questo giochetto teorico scatena tutta la sua saccenza, e se vogliamo arroganza.
Quello che Saul gli sta proponendo non è un gioco ipotetico ma un paradosso impossibile a cui li rifiuta di partecipare. Sono i rimpianti quelli che Saul sta cercando, ed attraverso quel giochino cerca di farli riaffiorare potentissimi in lui senza, tuttavia, ammettere mai, a se stesso prima che agli altri, l'importanza dei propri errori e dei propri fallimenti.
Heisenberg lo "sgama" subito e va dritto al sodo parlando, appunto, di grandi rimpianti.
E qui, il chimico, piazza subito un colpo che forse non ci saremmo aspettati ma che non sorprende se si guarda attentamente all'evoluzione del personaggio.
Walter White perchè è divenuto Heisenberg?
Lo ha fatto per la famiglia? Per la fama? Per il potere?
Come scopriremo in Felina, episodio finale di Breaking Bad, attraverso la nuda confessione fatta a Skyler, Heisenberg nasce dal bisogno di WW di riscattarsi e di fare qualcosa che lo faccia sentire vivo.
E chi ha ucciso l'animo heisenbergiano di WW molti anni prima? Furono i suoi ex amici, ex soci i quali brevettarono le di lui idee per costruire un impero tecnologico ed economico in cui non c'era spazio per Walter, escluso molto avidamente e luciferinamente da quelli che dovevano essere amici di una vita e persone fidate. Da quelle ceneri nasce il germe dello spietato Heisenberg ed è li che WW vorrebbe tornare, è li che vorrebbe ripartire per poter essere altrettanto ricco ed altrettanto vivo, eliminando morte e dolore dal suo futuro.
E il rimpianto di Saul?
Ancora una volta, anche in questo secondo flashback, Saul Goodman delude, delude con una risposta che lo rende minuscolo di fronte al grande schema della vita. Mentre Mike parlava di famiglia, figli, corruzione e di come evitare di perdere la propria anima, e mentre Heisenberg avvelena il suo pozzo al solo pensiero dei finti amici che gli rubarono il futuro, Saul continua a fuggire da se stesso indicato in una scivolata andata male (da cui il suo celeberrimo nomignolo di "slippin Jimmy") in quel di Chicago, caduta rovinosa che gli portò qualche problema al ginocchio.
Un incredulo e disgustato Heisenberg lo liquiderà come liquidereste una qualsiasi persona per cui non nutrite la minima stima.
Solo noi, grazie al capolavoro scritto da Gilligan e Gould, sappiamo che dietro quella maschera piena zeppa di superficialità ed apparente avidità c'è un uomo che se potesse tornare indietro cancellerebbe molte cose, cancellerebbe tutte quelle cose che lo hanno portato lontano da Kim (qui un articolo su questo evento) e smuoverebbe montagne pur di riabbracciarla, pur di custodire gelosamente quel tesoro inestimabile che aveva trovato nell'amore per lei, nel rapporto con lei.
Solo noi, spettatori ed osservatori privilegiati, sappiamo che quell'uomo raccontava frottole a Mike prima, ad Heisenberg poi, a se stesso sin dal momento in cui Kim ne aveva lacerato la speranza di un futuro insieme.
E poi c'è Chuck, altro grande rimpianto della vita di Jimmy.
E' suo il momento finale, quello che fa da preludio al gran finale della serie, quello che rivela l'easter egg nascosto in questi 3 flashback.
E' sua la citazione nella citazione che Better Call Saul si concede.
Nel tratteggiare un rapporto che abbiamo ben conosciuto, in tutta la sua conflittualità, nelle prime 3 stagioni, gli autori ci consegnano un libro, quello del 1895 di H.G.Wells, dal titolo, guarda caso, "The Time Machine". E' li, appoggiato sul tavolo di quella casa buia e spenta dove il vecchio Chuck combatteva, da solo contro tutti, i suoi fantasmi. Una lanterna in mano, una coperta sulle spalle ed un supporto costante di quello scanzonato e scombussolato fratello che agognava ripercorrere le orme del fratellone. Jimmy si è sempre preso cura di Chuck, nonostante quest'ultimo non gli concedesse mai quel supporto di cui Jimmy aveva bisogno, di quella pacca sulla spalla foriera di sostegno e accettazione.
Chuck ha sempre rinnegato Jimmy come avvocato, come talento, come professionista, come persona seria e matura.
Abbiamo scoperto, anno dopo anno, che Jimmy era tutto e il contrario di tutto, era un furfante ed un uomo di legge, un criminale ed un marito amorevole, un chiacchierone ed un tenero compagno, un bandito ed il fratello migliore del mondo.
Che sia stato proprio il rapporto col fratello a spingerlo verso la sua metà peggiore è innegabile.
L'abbandono di Kim è stato il trigger per far emergere Saul Goodman e Kim stessa, fino a quel momento, aveva rappresentato la figura salvifica per tenere in vita ancora per un po' la metà eccezionale che albergava in Jimmy.
La macchina del tempo, impietosa, ci riporta a quel turbolento rapporto fraterno, un rapporto che costituisce il rimpianto più grande della vita di Jimmy, un rimpianto verso quello che Chuck avrebbe potuto, e forse dovuto, essere e che invece non è stato, almeno non fino in fondo.
Il bianco e il nero, il colore.
Jimmy e Saul, Saul e Gene e infine James McGill.
Il finale di Better Call Saul, anche attraverso l'espediente della macchina del tempo, ci riconcilia e ci beffa parlandoci, tutto sommato, anche di come il tempo sia tiranno e di come cambi tutto senza cambiare mai chi siamo nel profondo.
E' forse per questo che, alla fine, a riemergere è James McGill.
Non Saul, Non Jimmy, Non Gene.
Ritroviamo James McGill, in tutta la sua purezza, in tutto il suo amore per Kim, nella pace di una serenità ritrovata a caro prezzo e con l'animo contaminato da quelle che un giorno erano maschere da indossare ed oggi sono parte di lui.
Li ritroviamo tutti, non a caso, in quella prigione.
Per i detenuti esiste solo.
Nella cucina, davanti ad un'impastatrice, c'è l'esperienza di Gene.
Di fronte a Kim, alla sua Kim, esiste solo Jimmy.
Il tempo porta rimpianti ma anche soluzioni e trasformazioni che rendono un uomo quello che era, quello che è e quello che sarà.
Proprio come quel James McGill riaffiorato negli abiti di Saul, nel bianco e nero di Gene, in un aula di tribunale dove Jimmy aspettava Kim.
Poesia.
Ovviamente senza tempo.
Comments