Come si fa a parlare di un capolavoro? Quali parole trovare di fronte ad un evento che già in tanti stanno definendo epocale?
Parliamo di intrattenimento, più nello specifico di serialità, ancor più nello specifico di universo e mitologia Star Wars. Siamo di fronte dunque a cose "poco" serie, poco importanti, non di certo di fronte all'ultima scoperta in campo medico o alla space race ma non dobbiamo sottrarci all'analisi e alla rivendicazione di questo momento che è dunque corretto definire, nella sua infinita banalità, epocale.
Chi si sta abituando alle letture di www.serialfiller.org (a proposito grazie!) saprà che solitamente odio condire le mie recensioni con dei spoiler. Chi ha visto "The Rescue" saprà che parlare di Chapter 16 senza toccare certi argomenti, senza avvicinarsi a qualche spoiler è pressochè impossibile.
Ecco perchè, dopo questa bellissima immagine vi consiglio di non continuare la lettura se non avete visto la 2x08 di The Mandalorian.
Non basterebbe un armatura di beskar per difendersi da questo episodio, solo un cuore di beskar riuscirebbe a non commuoversi, solo un'animo di beskar potrebbe restare impassibile di fronte agli eventi narrati nei 47 minuti di "The Rescue".
Al timone di questo spartiacque per la mitologia Star Wars e per la serialità tutta, c'è Payton Reed, già regista di Ant Man. La sua presenza è, nel suo piccolo, un altro elemento che serve alla Disney per sbatterci in faccia quanto essa sia capace di attrarre all'interno delle sue produzioni nomi di assoluto prestigio sia dietro la macchina da presa che davanti al foglio della sceneggiatura che davanti alla macchina da presa. Dave Filoni, Rodriguez, Jon Favreau, Timothy Olyphant, Katee Sackhoff, Rosario Dawson e tanti altri ancora, sono solo la testimonianza che se mamma Disney chiama pressochè chiunque risponde, e risponde con entusiasmo.
Ed è quell'entusiasmo, per essere arrivato a poter dirigere un qualcosa che avesse a che vedere con la saga di George Lucas, che deve aver spinto Payton Reed ad iniziare l'episodio nel bel mezzo della galassia, con i nostri eroi sulle tracce di Moff Gideon.
Vi sarà un rapido ricongiungimento con Bo Katan prima di arrivare a quell'ultima mezzora che è già storia della tv, di Star Wars, delle arti visive, storia ebbbbasta insomma.
Moff Gideon è rintracciato, strategia certosinamente messa in moto e Grogu pronto ad essere recuperato.
Cosa non ha fatto il nostro Mandaloriano per salvare il suo amichetto verde!
Ha radunato amici, riscattato favori, sciolto i voti che lo legavano al Credo, spinto se stesso in territori inesplorati.
Tutte queste scelte, una più determinante dell'altra, lo hanno portato ad essere di fronte al compimento del suo destino, un destino che, vedremo, sarà ben più grande e importante di quel che lui potesse immaginare, quel che noi spettatori potessimo pensare.
L'episodio è densissimo, per alcuni troppo denso e troppo breve rispetto alla quantità di eventi rilevanti raccontati.
Tutti ci aspettavamo un season finale roboante. Pochi si aspettavano un season finale cosi determinante e cosi vastamente fondamentale per l'universo Star Wars tutto.
The Rescue rappresenta da un lato la summa di tutto quello che abbiamo visto in questa indimenticabile stagione di The Mandalorian, e dall'altro un punto di non ritorno per tutta la serie e l'intera saga.
Fino a ieri The Mandalorian aveva incontrato solo tangenzialmente gli eventi della saga cinematografica, toccandoli ripetutamente, omaggiandone atmosfere, storie e personaggi, ma riuscendo sempre ad essere un passettino a lato di essa, mantenendo quella giusta distanza fra l'essere dentro totalmente e completamente indipendente.
Con questo episodio finale si rompono gli indugi e l'equilibrio si spezza definitivamente.
L'intera puntata è stata un condensato di azione e di magnificienza produttiva.
Dalle schermaglie nella galassia lontana lontana ai combattimenti corpo a corpo, fino alla devastante potenza dei Dark Troopers, tanto temibili per tutta la puntata quanto disarmati e impotenti nell'ultima sequenza di azione della stagione che per sempre rimarrà impressa nei nostri cuori oltre che nelle nostre menti.
Nel mezzo ci viene raccontata della leggenda della Darksaber, elemento che oggi forse ci lascia indifferenti visto le grandi rivelazioni del finale ma che di certo sarà il filo conduttore della stagione 3, con Bo Katan sicura protagonista di eventi futuri totalmente impredicibili allo stato attuale.
Ed è stata anche questa la forza di tutta la stagione, riuscire ad essere impredicibile nonostante la linearità e la coesione degli eventi narrati.
4 puntate fa avevamo in qualche modo avvertito che prima o poi uno Jedi sarebbe arrivato.
4 episodi dopo siamo rimasti completamente spiazzati dagli ultimi minuti della stagione.
Tutto al suo posto, perfettamente. Tutto assolutamente inatteso. Un paradosso perfetto che ci ha accompagnato costantemente e che in questo season finale è esploso in una potenza emotiva inarrivabile.
Azione, nerditudine, fan service mai fine a se stesso, grandissima regia, montaggio sonoro e visivo di livello cinematografico, ma soprattutto la forza e la capacità di riuscire ad emozionare, sino in fondo.
L'episodio settimanale di The Mandalorian è stato vissuto dagli appassionati come una dose di stupefacenti che mai ci hanno fatto male, ne all'anima e ne al fisico.
Ci hanno solo e soltanto emozionato e tenuto compagnia, ci hanno inebriato fino a metterci al tappeto in questo stupendo finale.
Da pelle d'oca.
Il Mandaloriano sopravvive, sconfigge il suo nemico, recupera il piccoletto ed è pronto a salutarlo, lasciarlo andare, renderlo libero, separarsi da lui affinchè compia il suo destino.
Grogu non parla ma comunica coi suoi occhi il desiderio che in quel momento lo pervade.
Prima di salutare il suo vecchio amico e seguire chi sapete voi per poter essere addestrato, Grogu vuole scrutare dietro quell'elmo, guardare negli occhi il suo amico di avventure, il suo salvatore e regalargli una piccola carezza.
E' un momento di pura magia, dove si condensano tante emozioni, dalla commozione all'estasi, dalla meraviglia alla gioia, dalla malinconia alla tenerezza.
La serie scritta da Filoni e Favreau è stata capace, è capace di affiancare ad una smisurata capacità di creare scene di azione imperdibili, una camorosa capacità di sviluppo dei suoi personaggi e delle sue storie.
The Rescue è stato semplicemente troppo per noi.
Divino sotto ogni punto di vista. Ci ha esaltato e commosso, ci ha emozionato continuamente, instaurando con noi lo stesso legame che Baby Yoda e Din Djarin hanno instaurato sullo schermo.
La fruizione episodica settimanale ha accresciuto l'impatto della serie permettendo a noi spettatori di gustare ogni singolo momento e alla Disney di creare maggiore pathos tra un episodio e l'altro.
The Mandalorian non è stata solo la serie più importante dell'anno ma è stata anche un manifesto contro il binge watching.
Sono un convinto detrattore del binge watching, pur essendo incoerentemente un fenomenale binge watcher, e sono dell'opinione che The Mandalorian sarebbe stato potente la metà se rilasciato in unico blocco. La diluizione nella storia in un arco temporale di 2 mesi, ha permesso alla serie di respirare, ai fan di stimolare il dibattito, al web di scatenarsi in teorie.
La Disney non è seconda a nessun in fatto di marketing e anche stavolta ci ha preso in pieno.
In molti erano scettici rispetto all'approdo di Disney Plus in forma cosi ridotta, con solo una serie originale nel primo anno.
Quella serie ha dimostrato di non essere una serie normale ma uno di quei prodotti che nascono una volta ogni tanto. Non è un caso che l'epilogo di questa stagione abbia portato con se anche la deflagrazione di una serie di prodotti e spinoff strettamente correlati ad essa e già attesissimi.
Parlare a caldo di "The Rescue" non è stato facile ma temo che anche fra anni sarà complesso per appassionati e addetti ai lavori trovare le parole giuste per descrivere quella cavalcata Jedi tra decine di Dark Troopers e soprattutto quel doppio svelamento finale.
Rivedere il volto di Mark Hamill ci ha fatto vacillare, ci ha letteralmente stesi, ha provocato un effetto mascella a terra come non se ne vedevano da anni.
E' stato però un altro volto a farci crollare definitivamente sotto i colpi della tenerezza di quella carezza che da Grogu è arrivata a Din Djarin e dallo schermo ha toccato nel profondo ognuno di noi.
Come se non bastasse Peyton Reed ci colpisce al cuore facendo riecheggiare il rumore di un droide a noi molto familiare e lasciandoci con una scena post credit tutta da gustare, che ci rimanda a "The Book of Boba Fett", attesissima costola della saga.
Questa stagione di The Mandalorian è riuscita a convincere anche i detrattori delle galassie più lontane, portando ad un livello elevatissimo ogni singola componente dello show e riuscendo a rilanciare l'intera saga, seppellita dalle critiche rivolte all'ultima trilogia.
Ci sarà qualcuno che proverà a vivisezionare ogni fotogramma, parlare di errori, incoerenze e inconsistenze.
Possibile che ce ne siano state davvero ma di fronte a cotanta bellezza accettate un consiglio: lasciatevi andare e gustatevi lo spettacolo.
Checchè se ne dica:
Voto Chapter 16:
E che ve lo dico a fare?
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