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Death to 2020: serviva un mockumentary per raccontare la realtà

Black Mirror è uno dei pilastri della serialità contemporanea.

Se volessimo comparare l'universo seriale ad una casa essa non potrebbe stare in piedi senza quel blocco distopico partorito dalla mente di Charlie Brooker oramai quasi una decade fa.

Il passaggio da Channel 4 a Netflix ha, per molti critici, sancito un cambio di rotta non proprio positivo per la serie antologica.

Secondo la stragrande maggioranza degli osservatori, Black Mirror è diventata più commerciale e meno di nicchia, più un prodotto che un pezzo d'arte contemporanea.

Critiche condivisibile che hanno depotenziato, in parte, una delle serie più ficcanti e spaventose dell'ultimo decennio.

C'è però un altro particolare che dovrebbe farci capire perchè la serie, oramai Netflix, abbia perso appeal negli ultimi anni.

La realtà sta lentamente e inesorabilmente superando la fantasia.

La distopia raccontata da Black Mirror nei primi anni è oggi molto meno fantasiosa, molto meno artefatta, molto meno "campata in aria".

La serie si apriva con un primo ministro costretto a "scoparsi" un maiale in mondovisione per salvare la principessa reale. Sembrava tutto cosi assurdo e per quanto quella specifica situazione, per nostra fortuna, lo sia ancora, è innegabile che il potere dei media e la pervasione dei social stia portando il mondo ad essere un mero artefatto, costruito su misura a colpi di tweet, con gli scatti dei droni che sorvolano le nostre teste e i nostri click compulsivi in cerca dell'acquisto perfetto e immediato sui siti di ecommerce online.

Charlie Brooker deve essere stato il primo a capirlo e non a caso, sempre su Netflix, ha deciso di raccontare questo tremendo, impensabile, spaventoso 2020 attraverso un falso documentario.

Il Mockumentary (falso documentario appunto) sta prendendo sempre più piede, da What We Do In The Shadows ad American Vandal, proprio perchè consente di raccontare la realtà attraverso dei documentari che raccontano una realtà inesistente.

Death 2020 è un mockumentary che ribalta il mockumentary.

Non è corretto, infatti, definirlo un falso documentario. Sarebbe più opportuno chiamarlo un documentario che parla di fatti realmente accaduti, narrati in forma parodistica.

Charlie Brooker è riuscito a raccontarci il 2020 attraverso i protagonisti e gli eventi di questo 2020.

Alla fine dei circa 70 minuti di girato ci rendiamo conto che personaggi come Trump e Boris Johnson sarebbero stati difficili da inventare all'interno di un qualsiasi episodio di Black Mirror, cosi come sarebbe stato impensabile disegnare un intero pianeta svuotato dalla movida, dagli abbracci, dalle file ai ristoranti e musei, e completamente rinchiuso in casa, per mesi e ad ogni latitudine.

E allora, con Death 2020 si è provato a raccontare il pressapochismo con cui molti leader hanno affrontato la prima parte della pandemia, l'ignoranza con cui le masse hanno messo in discussione l'intera narrazione sul covid-19, la propaganda che è stata e viene ancora fatta sulla gestione dell'emergenza sanitaria e ora sui vaccini.

Nel mezzo ci sono stati tanti altri eventi impensabili, dagli incendi in Australia all'addio di Harry e Megan alla corona britannica. Eventi frutto del cambiamento climatico e culturale del 2020, complici di quella difficoltà creativa che gli autori di Black Mirror ed in generale di prodotti sci-fi o distopici stanno incontrando ultimamente nel cercare di anticipare la realtà nei loro racconti.

Il falso storico interpretato da Hugh Grant, la falsa politica interpretata dalla sempre frizzante Lisa Kudrow, l'uomo nell'ombra interpretato da Samuel L.Jackson, la donna tutta sociale e fake news interpretata dalla Milioti, passando per il magnate Hi Tech, lo scienziato e tanti altri, sono la vera ciliegina sulla torta di questa operazione.

Cosa fare quando è difficile raccontare una finzione che superi in originalità e imprevedibilità la realtà?

La risposta è semplice: inventa personaggi che scimmiottino personaggi reali e li superino in idiozia, superficialità e ignoranza, esaltando i tratti di una fetta di popolazione sempre meno capace di essere senziente e logica rispetto agli eventi che accadono intorno ad essi.

La pandemia è stato un evento tragico e soprattutto è stato impattante verso tutta la popolazione mondiale. Neppure le 2 guerre mondiali avevano condizionato cosi trasversalmente l'intera popolazione globale.

Un trauma che ognuno di noi può condividere con chiunque sulla faccia della Terra.

E' incredibile, però, come un evento cosi tragico non sia stato accompagnato da altrettanta diligente, dignitosa e competente gestione da parte di gran parte della classe dirigente e politica internazionale e sia stata spesso veicolo di rabbia e dissidio tra la popolazione.

Dovevamo uscirne migliori e invece sembra che se ne stia venendo fuori più poveri non solo economicamente ma anche culturalmente e spiritualmente.

Non c'è stato quel legame, quella spinta comune, quel sentimento collettivo di tragedia e solidarietà tipico di questi momenti.

Tutto è sembrato farsesco più che realmente drammatico.

Le imbarazzanti confessioni della mamma razzista e xenofoba, le rivelazioni antistoriche del "guru" interpretato da Hugh Grant, le analisi grossolane dell'osservatore interpretato da Samuel L.Jackson, lo snobbismo verso la scienza, la ricchezza dello youtuber, la spavalderia del magnate dell'Hi Tech, la capacità di mentire spudoratamente a se stessa prima che agli altri messa in scena dal personaggio più riuscito, quello interpretato da Lisa Kudrow, ci restituiscono un barbaro e tremendo affresco di chi siamo.

Siamo un popolo disposto a credere tutto e il contrario di tutto, una generazione di esseri umani che vivono a 7 anni dalla fine del mondo ambientale ma che combatte battaglie sbagliatissime, ci accontentiamo di leader come Bolsonaro, Trump, Boris Johnson, Orban, non lottiamo per il prossimo, non abbiamo un indirizzo culturale, sociale e politico nel quale identificarci, siamo quelli che per giustificare un comportamento razzista esclamano di avere un amico nero e per giustificare un comportamento xenofobo esclamano di avere un amico gay, siamo quelli che si dicono religiosi salvo respingere in mare i migranti, siamo quelli che non sanno risparmiare un centesimo salvo poi sperperare tutto in gadget inutili, custodie per i-phone e adesivi da gettare 2 giorni dopo averli comprati.

Death to 2020 non brilla percè è geniale ma riesce a disturbare perchè è dannatamente reale, non tanto per il racconto degli eventi tragici che tutti conosciamo ma per la manifestazione degli "eroi" che in questi mesi hanno narrato o gestito questa peste del nuovo millenio.


Ognuno di noi custodirà il suo personalissimo ricordo di questo 2020 orribile ma se qualcuno volesse mai ricordare ad un extraterrestre chi siamo stati nell'annus orribilis del covid-19, allora basterà condividere agli esserini verdi Death to 2020.


Firmato Charlie Brooker.


 

Voto 7,5

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