Il quattordicesimo capitolo di The Mandalorian, intitolato The Tragedy, prende un secolo di intrattenimento e lo archivia. Da oggi The Tragedy, ed in generale l'intera seconda stagione di The Mandalorian, rappresenteranno uno spartiacque per tutto il mondo dell'entertainment,
Questo chapter 14 è stato semplicemente troppo.
SPOILER dopo l'immagine
L'episodio precedente, lo splendido The Jedi, aveva già fatto traballare l'Olimpo della serialità.
L'avvento di Ahsoka Tano, la rivelazione del nome di Baby Yoda, la connessione con i Jedi e l'indirizzamento verso il monte della veggenza ci avevano regalato momenti gagliardissimi e una svolta attesissima ma gestita in maniera impeccabile.
Arrivati a Chapter 14, in pochi si sarebbero aspettati che si sarebbe subito passati alla fase successiva. L'arrivo di Mando e Grogu su Tython sarebbe stato prima o poi inevitabile ma la convinzione comune era che prima di approdare sul pianeta predestinato ci sarebbero state ancora delle avventure da vivere, degli ostacoli da superare, degli imprevisti da fronteggiare.
Invece NO.
La coppia più amata della serialità sbarca su Tython sin dai primi minuti della, pur brevissima, puntata.
Il tempio di cui aveva parlato Ahsoka viene raggiunto abbastanza agevolmente e Grogu viene adagiato sulla pietra che darà lui la forza di connettersi con eventuali Jedi superstiti.
Dave Filoni e Jon Favreau decidono di dare un'accelerata (adesso vorrei sentire le voci dei detrattori della serie che davano in pasto agli haters teorie strampalate su una potenziale inconsistenza del racconto) e portarci immediatamente su quel monte.
Il legame tra Grogu e Mando è sempre più forte ed è proprio Mando a mostrare i primi segni di cedimento e di nostalgia. E' palese che il mandaloriano stia combattendo contro il suo orgoglio e il suo credo una guerra interiore. Vorrebbe non staccarsi mai da quel piccoletto ma la promessa fatta a se stesso e il suo vissuto gli impediscono di mostrarsi cosi emotivo ed irrazionale.
L'episodio dura circa 25 minuti ma sono 25 minuti densissimi nei quali oltre ad accadere di tutto vengono al pettine molti nodi e molti personaggi, noti o attesi, fanno il loro ingresso nel grande puzzle mandaloriano.
Parliamo soprattutto di Boba Fett, attesissimo e gradito ritorno che da episodi veniva preannunciato da fotogrammi, teaser e strizzatine d'occhio ai fan.
E' questo il suo episodio ed il mandaloriano più famoso di sempre (almeno fino a 2 anni fa, e ammesso che di puro mandaloriano si tratti) fa di tutto per conquistare il cuore dello spettatore.
E' una presenza per nulla forzata e perfettamente in parte la sua.
Al proprio fianco un'altra vecchia conoscenza, quella Fennec (Ming Na Wen) ammirata nella prima stagione.
Boba Fett ruba la scena per almeno metà episodio, tra promesse, minacce e scene di combattimento da brividi.
Sarà solo il preludio ad una parte centrale e finale indimenticabile.
L'impero colpisce ancora, potremmo dire.
Questa volta, e nonostante la compagnia di Fennec e Boba Fett, Djarin si troverà un nemico troppo forte e troppo numeroso.
Come se non bastasse arriva anche Moff Gideon e come se non bastasse la sua sempre carismatica presenza, Favreau e Filoni ci regalano anche i Dark Troopers.
Saranno loro a portare via Grogu e inaugurare la nuova fase di The Mandalorian, quella più Dark, quella più preoccupante per i nostri beniamini.
Tython.
Grogu e la forza.
Fennec.
Boba Feet.
Moff Gideon.
Dark Troopers.
Sono solo alcune delle cose che accadono, degli elementi che riempiono questi 25 minuti.
Ma non è solo il chi e il cosa a rendere questo episodio follemente indimenticabili ma è il come.
Robert Rodriguez dirige l'episodio. Il resto è leggenda.
Combattimenti in campo aperto, combattimenti corpo a corpo, panoramiche stupende, montaggio visivo e sonoro da Oscar.
Ogni singola scena, ogni singolo gesto è studiato nel dettaglio e girato ad un livello semplicemente più alto della media dei prodotti di alto livello.
The Tragedy non è solo un episodio di svolta per The Mandalorian ma è un episodio di svolta per tutta la saga di Star Wars, per tutta la serialità contemporanea ed in generale per l'intero universo dell'entertainment e delle arti visive.
Chapter 14 è un condensato di potenza, eleganza, pathos, costruzione dell'azione e della tensione, intrattenimento, colore, regia e soprattutto cura dei dettagli.
Sarebbe troppo facile concludere questa recensione scrivendo che "This is the way" ma se la strada giusta non è questa, quale altra potrebbe esserlo?
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