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La regina degli scacchi: in poche mosse le mie first impressions

Mai come in quest'ultimo periodo Netflix sta ricevendo duri attacchi da ogni dove.

E' la prima volta, e parlo da abbonato del primissimo minuto, che percepisco una raffica di colpi allo stomaco cosi incessante verso il gigante dello streaming.

Daltronde sono tanti i motivi per cui la piattaforma sta riuscendo a crearsi molti nemici.

Sempre più cancellazioni. Qualità media più bassa. Occhio al marketing sempre più spinto. Riduzione del numero di stagioni medie di una singola serie tv. Riduzione del numero di episodi di ogni singola stagione,

Pochissime serie evento.

Netflix sta dichiaratamente andando nella direzioni di aumentare l'offerta ma garantire meno punti certi al suo pubblico.

Una scelta che potrebbe far storcere il naso a molti spettatori ma che sta permettendo a Netflix di crescere sempre più nel numero degli abbonati e di conseguenza di arricchire le proprie casse.

Tutto questo "pippone" su Netflix lo trovavo necessario per introdurvi "la regina degli scacchi" (The Queen's Gambit), ultima miniserie in ordine temporale della piattaforma di Hastings.

La serie tv in 7 episodi è uscita poche ore fa in tutto il mondo e presenta una giovane e attesissima protagonista come Ana Taylor Joy.

E' innegabile che sia lei, con i suoi occhioni e la sua aria misteriosa, la calamita che attira tutti noi a dare un'occhiata a questo show.

Sorpresa delle sorprese, nel primo episodio l'attrice praticamente non appare.

Tralasciando i primissimi minuti del pilot, il resto è tutto un lungo flashback sul passato di Beth Harmon, bambina orfana di genitori, cresciuta in un orfanotrofio cattolico sin dalla tenera età. Siamo al cospetto, dunque, di un pilot dove la protagonista non c'è, o almeno non ha il volto dell'attrice che ci aveva invitato al banchetto di Netflix.

Ma torniamo al "pippone" di cui parlavo in apertura.

Perchè c'entra con La Regina degli scacchi?

Perche The Queen's Gambit è l'incarnazione di quel discorso.

Non è una serie evento. Non è la serie che vi cambierà la vita (non è Better Call Saul tanto per dirne una). E' una miniserie in stile Unorthodox come schema (addio alle serie rinnovate con 3 anni di anticipo). Non è stata rinnovata per una seconda stagione. Non ha e non pretende di avere l'impatto, la classe, la solennità di The Crown tanto per fare un altro esempio.

La regina degli scacchi è il manifesto del nuovo corso Netflix.

Per il resto?

E' una bella serie. Semplice ma ricca di spunti. Curata ma non nei minimi dettagli. Ha una gran protagonista ma decide di non "sfoggiarla" di continuo. La stoffa è buona ma il sarto è uno dei tanti o forse il sarto è bravissimo la stoffa è una delle tante. Decidete voi su questo.

Ritornando alla serie che dire:

Beth è una giovanissima bambina orfana.

Taciturna, resa ancora più silenziosa dal trauma dell'incidente che le ha portato via la madre.

Intelligente e attenta.

Animo ribelle anche se ancora non lo sa.

Nell'orfanotrofio è destinata a divenire una delle tante future ragazze timorate di Dio che avranno come unico scopo nella vita quello di abbracciare la fede o mettere su famiglia.

L'incontro con il custode dell'orfanotrofio le cambierà la vita.

L'uomo è, infatti, solito giocare a scacchi nel seminterrato.

La piccola Beth resterà rapita da quel gioco ed inizierà ad intrattenere un rapporto da alunna a maestro con l'uomo che le insegnerà regole e principi di questo nobile gioco da tavolo.

Sarà un rapporto incentrato su dei rari incontri domenicali dove i 2 giocheranno qualche partita mostrando un'intesa inaspettata.

La piccola ripeterà quegli schemi e quelle regole ad ogni ora del giorno, nella sua mente, immaginando una grande scacchiera al soffitto e cosi via.

Sarà cosi che, settimana dopo settimana, svilupperà un talento inarrivabile.

E' un pò questo il succo di quanto il pilot ci racconta.

Siamo alle solite.

Parliamo di un buon prodotto, a tratti ottimo, accattivante, molto basico e semplice nella storia, comprensibile a tutti e che ha del potenziale da esprimere.

Non siamo assolutamente di fronte al titolo debordante, alla serie capace di scaldare i cuori in pochi minuti, di offrire un punto di vista particolarmente originale, di farsi notare per una regia accurata o un montaggio innovativo.

La regina degli scacchi non è nulla di tutto questo e come la quasi totalità delle serie Netflix degli ultimi 2 anni ci pone una domanda quasi esistenziale al termine della visione del pilot:


Continuare o lasciare?



 

Sensazioni dopo la visione del pilot:


Voglia di continuare a vederlo: 6+

Voglia di consigliarlo: 5

Cast: 6,5

Comparto Tecnico: 6+

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