Nella terza stagione di Master of None, Aziz Ansari sceglie di farsi da parte e di dedicare tutti e 5 gli episodi alla storia d'amore fra Denise e Alicia, o per meglio dire: alla storia di Denise e Alicia.
E' una scelta furba e necessaria ma in ogni caso efficacissima quella di spostare il focus da Dev (interpretato da Ansari stesso) alle 2 donne.
Ricordiamo (per chi non lo sapesse) che Ansari è stato uno dei tanti ad essere travolto, recentemente, da accuse di comportamenti inappropriati. In attesa di verifiche, prove ed eventuali condanne, la stella di Aziz ha smesso di brillare, relegata in un angolo per un paio di anni prima di tornare a risplendere con questa stagione. Il creatore/protagonista della serie ha cosi deciso di accantonare per un attimo l'evoluzione di Dev, mostrandolo (e mostrandosi) solo pochi minuti, permettendo cosi al pubblico di concentrarsi sulla sostanza del racconto e non sui pettegolezzi riguardanti la condotta di Ansari/Dev.
La scelta, che potrà sembrare di convenienza, risulta assolutamente perfetta, anche perchè ci permette di affondare il colpo su uno spaccato di vita differente da quello a cui ci avevano abituato le prime stagioni, senza mai far emergere alcuna flessione nell'abilità dell'autore di raccontare la vita, il suo incessante e delicato fluire, il suo scorrere nelle pieghe di amori, sentimenti, paure.

E stato spiazzante, totalmente spiazzante non ritrovare Dev, se non per qualche minuto, ma trovare 2 protagoniste magari conosciute ma poco amate e approfondite nel corso delle prime 2 stagioni.
E' una di quelle situazioni in cui quasi quasi ti vien voglia di spegnere la tv, colto da un sentimento di tradimento degli autori nei confronti dello spettatore.
Per fortuna, però, noi spettatori abbiamo da tempo ad amare autori e storie più che attori e personaggi, non che questi ultimi non siano importanti. Sapere che fosse Ansari, lo stesso piccolo e docile genietto che aveva scritto le prime 2 stagioni a muovere le fila di questa terza, è stato rassicurante, è stato sinonimo di garanzia.
Hallelujah, Hallelujah, non spegnere la tv è stata una scelta saggia e appagante.
5 episodi per raccontarci le dinamiche di coppia della frizzante, solare e costante Alicia con la silenziosa, turbolenta e trasandata Denise. Il loro sogno d'amore, il loro connubbio bucolico ci cattura nel silenzio della radura nella quale sorge il loro nido e dalla quale vorrebbero partire verso un futuro pieno di soddisfazioni professionali e di gioie personali, magari conditi dall'arrivo di qualche marmocchio.

Quella di Denise e Alicia è, apparentemente, una storia con il finale già scritto.
2 ragazze, 2 donne che si amano palesemente e che hanno deciso di adempiere a promesse fatte a se stesse e verso l'altra, in un cammino comune e condiviso verso dei passi prestabiliti che passeranno dalla soddisfazione professionale all'accudimento dell'altra, fino ad arrivare al grande sogno di Alicia: un figlio insieme.
Nel primo episodio non vi è traccia di alcuna crepa fra le 2, anzi. Nel vederle immaginiamo che nulla potrebbe scalfirle, niente al mondo potrebbe soffocare quelle risate, nessuno potrebbe frapporsi fra le 2 ragazze ed il loro rapporto.
Le nostre certezze crollano, minuto dopo minuto, inesorabilmente e nella calma e nel silenzio che contraddistingue tutta la terza stagione di Master of None.
Le certezze di Alicia e Denise si sgretolano sotto i loro occhi, partendo da un trauma, da un evento decisivo ma che fa esplodere tutte le contraddizioni di cui il rapporto fra le 2 si nutriva.
In molti, sono certo, non avranno apprezzato la serie, non ne avranno apprezzato i ritmi, non ne avranno apprezzato la "semplicità" delle cose raccontate, non ne avranno apprezzato la "banalità" di quanto mostrato.
A mio modo di vedere, la potenza di Master of None sta proprio nel saper descrivere i non detti, i fatti taciuti, la routine distruttiva dei nostri rapporti, l'alchimia che sogniamo e difficilmente raggiungiamo con i nostri partner, la rottura di quel silente patto tra noi e la vita, patto che il tempo frantuma in mille pezzi mettendoci di fronte all'età che avanza, alle responsabilità, alla necessità di smettere di sognare in grande.
Denise e Alicia sono innamorate pazze l'una dell'altra, disposte anche a sacrificarsi l'una per l'altra e mettere da parte qualcosa che le renderenne individualmente felici pur di restare nei binari della coppia felice.
Quando quell'equilibrio si spezza le 2 si troveranno nude di fronte a se stesse e consapevoli che, nonostante l'amore, in quel preciso momento delle loro vite esse non convergono nelle scelte e negli interessi personali.
Che senso ha dunque accanirsi nel cercare di annebbiare se stesse per il sogno di una vita di coppia perfetta?

Nel raccontare Denise e Alicia, Ansari non solo ci parla d'amore e di rapporti di coppia ma, come sempre, espone un racconto generazionale, disegnando con gentilezza e ironia il mosaico fragilissimo dei nati negli anni '80, figli di nessuno e figli di un mondo a metà, eternamente in bilico fra gioia e dolore, fra ricerca del successo e ricerca della serenità, costantemente appesi a testa in giù e sull'orlo di un baratro che separa la vita dall'oblio.
Alicia e Denise sono 2 donne coraggiose perchè, ad un certo punto, decidono di interrompere quel flusso inconsistente e forzato per gettarsi nella mischia e diventare Donne vere, fatte e forgiate sulle proprie scelte e sulle proprie esperienze.
Solo allora le 2 potranno liberarsi di vincoli autoimposti e limiti precostituiti.
Il passo è difficile ma necessario.
La scelta è dolorosa ma appagante.
Gli effetti non saranno immediati ma saranno enormi.
La terza stagione di Master of None, in definitiva, è forse la più atipica e la meno digeribile delle 3 ma resta una spanna al di sopra della quasi totalità delle serie (qui la classifica delle migliori serie del 2021), riuscendo ad inerpicarsi e insinuarsi nelle pieghe dell'apatica e insulsa vita di una generazione eternamente perduta e alla ricerca di un posto nel mondo.
Aziz Ansari si conferma, dunque, un attentissimo conoscitore della materia eterea che compone i rapporti e le aspirazioni di quella generazione, confezionando l'ennesimo capitolo ineccepibile sul viaggio esistenziale dei trentenni degli anni 2020.
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