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Operazione Pilot: The Americans - Chapter #4

Dopo una pausa dettata, soprattutto, dal roboante speciale 2022 che mi ha tenuto impegnato per circa 2 mesi, ritorna una rubrica a cui tengo molto e che spero decolli ampiamente.

Si tratta di quella che ho definito come "Operazione Pilot".

La descrizione la trovate in questo articolo.

Nel mio viaggio nel tempo, da spettatore consapevole, ho pensato, questa volta, di dirigermi nell'America degli anni '80, quella della Guerra Fredda proliferante, della propaganda USA vs quella Sovietica, quella di un conflitto nucleare imminente ma mai, per nostra fortuna, avvenuto.

Sembra di rivivere quei giorni oggi con la guerra in Ucraina?

Un po' si, e ammetto che quello è stato uno dei motivi per cui ho deciso di dedicare questo quarto capitolo alla strepitosa The Americans.

Gli altri 3 capitoli della saga li ritrovate di seguito, vi basterà cliccare su uno dei link per essere reindirizzati opportunamente:


Better Call Saul - Chapter #1

Scrubs - Chapter #2

Fleabag - Chapter #3

Il 30 gennaio 2013 andava in onda, su FX, quella che sarebbe diventata, insieme ad Homeland (qui la recensione), lo spy drama migliore di tutti i tempi.

Non è mia intenzione stare qui a far classifiche, che possono essere sempre oggetto di scontri, diatribe e scambi accesi. Si dia per scontato, per acquisito, però, che quando parliamo di The Americans stiamo parlando di una delle migliori serie tv in assoluto che qualsiasi cable tv, piattaforma streaming, tv generalista, produttore indipendente abbiamo mai creato.

Come sapete, però, lo scopo di Operazione Pilot è duplice.

Da un lato è quello di riprendere quelle che sono state serie tv oramai archiviate e concluse, per poterle a voi ricordare e riproporre.

Dall'altro (e questa è una vera sfida per il me spettatore/blogger), capire quanto fosse già presente all'interno del pilot l'essenza e la qualità di quella che sarebbe diventata, poi, una grandissima serie.

Riguardando il pilot di The Americans, quale sarà stato l'effetto?

Quale sarà stata la risposta?


La classifica LIVE delle migliori serie tv del 2023!

I 70 minuti inziali di questa saga indimenticabile, certificano una qualità assoluta sotto ogni punto di vista. Inoltre, sin dal primo episodio, col senno di poi, sono chiare le dinamiche che avrebbero dominato e governato il resto dello show.

Philip ed Elizabeth sono una coppia felicemente sposata e con prole. Una classica famiglia americana che dimora in uno dei tanti, e tutti uguali, sobborghi a stelle e strisce. Lei lavora, lui lavora, possiedono una casa, 2 auto, hanno 2 figli che seguono tutti i programmi di istruzione per diventare un cittadino americano modello. Nulla di scoppiettante. Tutto molto comune. Molto noioso. Tutto molto noioso se non fosse che Philip ed Elizabeth non sono quel che sembrano ma sono 2 agenti russi dormienti, infiltrati dal famigerato Direttorio S. sul suolo americano per mimetizzarsi fra gli statunitensi a tal punto da dimenticare se stessi, da dimenticare, nel profondo, la loro identità.

Cosi come avvenne in Mad Men (qui la recensione), anche in The Americans è cruciale il tema dell'identità. I coniugi Jennings sono figli di qualcosa che esiste, oramai, solo nella loro testa, nella loro ideologia.

Anni vissuti in quei sobborghi americani, a contatto con vicini liberi, spensierati e guidati dal capitalismo e dal consumismo, li hanno, irrimediabilmente, costretti a guardarsi dentro e chiedersi se, nel profondo, esiste ancora qualcosa della loro vecchia vita o se pian piano essi stiano diventando, sempre più, e sempre più radicalmente, Elizabeth Jennings e Philip Jennings.

Nella mia memoria impazzita ero quasi certo che questo tema fosse emerso molto più avanti nella serie e invece ho constatato come, sin dal primo istante, questo tormento appaia fortissimo, soprattutto in Philip.

E qui vengo all'altro elemento che mi ha mandato in brodo di giuggiole.


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