Si può essere sorprendenti sempre?
Originali a tutti i costi?
Di alto livello a prescindere?
Se si pensa ad HBO, la risposta non può che essere affermativa.
Landscapers è solo l'ultimo esempio di come la Home Box Office non sia abituata a commettere errori ed anche quando non mette a segno il fatidico colpaccio, riesce comunque ad essere ampiamente sopra la media.
Miniserie da soli 4 episodi, Landscapers è uscita a fine 2021 ed ha potuto contare su un'attrice premio Oscar, Emmy, Golden Globe (manca il telegatto ma pazienza), come Olivia Colman (Broadchurch, Fleabag e soprattutto The Crown) e su un eccellente attore, sebbene molto meno celebrato e celebre, come David Thewlis.
Come al solito, dopo l'incipit iniziale mi capita di partire con altre premesse. E' un vizio, un vezzo che, purtroppo o per fortuna, fa parte del mio modo di articolare il pensiero.
Qui vi dico che Landscapers non mi ha fatto impazzire (non ve lo aspettavate vero?!) ma, allacciandomi a quanto detto in apertura, l'ho comunque dovuta per forza di cose apprezzare a causa della sua indubitabile qualità.
Ne ho apprezzato la densità, coadiuvata anche dalla durata limitata dei singoli episodi (40 minuti) e della lunghezza risicata della serie (4 episodi, appunto). Sono in un periodo della vita in cui ho bisogno di essere messo di fronte a serie non troppo lunghe e con un minutaggio non troppo alto. Serie cosi, le metto in lista a prescindere.
Detto questo, Landscapers si regge su una scrittura caotica ma molto solida e soprattutto su una coppia di attori formidabili.
A tratti, lo show mi ha ricordato l'ottimo Criminal UK.
L'ambientazione, infatti, per quanto multipla e dinamica è stata principalmente quella della sala interrogatori. E cosa ti serve quando basi gran parte del tuo show su un interrogatorio fra sospettato e inquirente? Un grande attore, o meglio ancora dei grandi attori. La Colman e Thewlis lo sono, oltre ogni ragionevole dubbio, e cosi quelle scene, quei monologhi, quei dialoghi si sono praticamente scritti da soli, aiutati come erano da questi 2 fenomeni della recitazione.
Assistere alla loro performance vale il prezzo del biglietto.
La serie un po' meno ma resta, come detto già 2 volte, ampiamente sopra la media e ci resta anche grazie ad alcuni guizzi un po strambi dal punto di vista registico e stilistico ma per questo molto azzeccati. Il bianco e nero, le scene a cavallo, il finto western, il mescolarsi dei generi, delle tonalità, il cambiamento di registro improvviso fra una sequenza e l'altra, son tutte cose che ho sinceramente applaudito.
Il resto è uno strano thriller basato su una storia di cronaca nera occorsa nel 1998 a Mansfield, in Inghilterra.
Susan e suo marito Christopher vengono indagati per il doppio omicidio dei genitori di Susan.
La polizia li interroga, li interroga, li interroga e durante l'interrogatorio emerge con enorme potenza il legame e l'amore che unisce i 2 coniugi. Una storia d'amore forte e soprattutto molto vera, dietro la quale si celano vessazioni e torbide violenze psicologiche dei 2 assassinati nei confronti di Susan.
Nel più classico dei thriller e dei drama che provano a non essere binari ma complessi, il colpevole genera una sorta di empatia perversa nei confronti dello spettatore che quasi finisce per assolvere chi è reo di un efferato delitto come l'omicidio dei propri genitori.
E' però una storia molto standard, per la quale non ho mai nutrito grande interesse. Probabilmente è uno di quegli stralci di cronaca su cui mai avrei costruito un film o una serie.
HBO l'ha fatto, e l'ha fatto, come sempre, benissimo, portando a casa il minimo sindacale per un emittente come HBO, ovvero un 7 abbondante che ha fatto felici tutti, spettatori, critica e la stessa casa di produzione.
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