Amate Taika Waititi?
Vorreste vivere davvero un'esperienza seriale legata ai nativi americani?
Le serie tv che trattano con consapevolezza le minoranze catturano subito la vostra attenzione?
Credete che il titolo della serie di cui sto parlando sia un omaggio a "Le Iene" di Quentin Tarantino?
Reservation Dogs è una serie tv FX scritta da Taika Waititi (Jojo Rabbit; Thor Ragnarok) insieme a Sterlin Harjo, che strizza l'occhio al primo successo di Tarantino, proiettandolo in una dimensione affatto violenta ed a tinte adolescenziali.
Il focus della serie è però un altro: parlarci delle minoranze composite dei nativi americani.
Per farlo si servono di 4 ragazzi scossi da un trauma profondo ed intenti a lasciare la loro terra d'origine sita in Oklahoma, per la precisione ad Okren (cittadina fittizia), per dirigersi in California.
E' una storia che ci parla profondamente di radici e del tema dell'appartenenza.
E lo fa con spensieratezza e assurdità, colpendo però nel segno.
La prima cosa che fa di Reservation Dogs una serie importante (al netto di quanto possa piacervi o meno lo show) è che il cast della serie sia composta quasi integralmente da attori ed attrici appartenenti alla comunità dei nativi americani.
Lo stesso autore, Sterlin Berjo, è uno di loro.
Questo elemento appare fondamentale nella sintesi di cosa sia Reservation Dogs poichè è grazie a questa forte appartenenza che la serie riesce a parlarci di quella minoranza con gli occhi stessi di chi ne fa parte.
La premessa sull'appartenenza non è affatto solo una premessa per una serie indefinibile che ha un intento molto lineare a livello narrativo (4 ragazzi che vorrebbero scappare dalla piccola comunità per approdare nella grande e assolata California) ma che poi usa quel cardine narrativo per portarci dentro la vita di una comunità Nativa come quella di Okern.
Se doveste perdervi e capirci poco del perchè Berjo e Waititi si soffermino su cose apparentemente inutili, non preoccupatevi; è solo il loro modo per farvi immergere in quella cultura e nella complessità di chi da quelle terre è stato cacciato nei secoli scorsi, in nome del progresso e del denaro, a costo di centinaia di migliaia di vite.
Trasposto ai giorni nostri quello "sfratto" epocale emerge in un disagio esistenziale che trova massima rappresentazione nei 4 ragazzi protagonisti, attratti dall'America sponsorizzata come vera e pronti a respingere la vera America, quella dei loro antenati.
In questo contrasto si articolano tutti gli eventi della serie.
Il bello di Reservation Dogs è che ci permette finalmente di capire qualcosa di più dei Nativi americani contemporanei.
Sono uomini e donne che stanno faticando a ricordare le proprie radici e che vedono nelle nuove generazioni l'ultimo appiglio per permettersi di non dimenticare, di continuare a proteggere i sacrifici dei propri avi.
Il richiamo del consumismo e del capitalismo è fortissimo e di quelle riserve indigene rimane sempre meno. Meno risorse, meno persone, meno attenzione.
La potenza di Reservation Dogs sta tutta qui, nel provare ad essere una risorsa per quelle persone, urlando e pretendendo attenzione verso una minoranza che mai è stata veramente rappresentata nelle istituzioni prima ma anche nel parco culturale, artistico ed audiovisivo contemporaneo.
Non è un caso, dunque, se Waititi e Berjo si servano di attrici, autori, attori indigeni e di musiche e scenari propri della cultura Nativa.
A mia memoria è la prima volta che questo avviene.
Potremmo dire che Reservation Dogs sta ai nativi americani come Pose sta alla comunità LGBTQ.
Qualora ve lo stesse chiedendo la serie è molto divertente ed è coadiuvata da una lunghezza minima ed un minutaggio digeribilissimo. In 4 ore l'avrete finita.
Potrebbe non piacervi, o forse si.
Non so se consigliarla a prescindere ma a prescindere credo che sia il caso di gettare lo sguardo verso una delle minoranze più bistrattate dalla società Occidentale.
Per capirne qualcosa in più, per apprezzarne meglio la storia.
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