The Dropout prima e This Is Going To Hurt poi, mi han dato la stura per pensare a questo articolo, articolo di approfondimento, o presunto tale, su quegli schemi nascosti che la tv propone.
A ognuno il suo e per ognuno va bene qualsiasi ragionamento, intendiamoci.
Potreste trovare pattern nelle tazze di caffè utilizzate nei vari telefilm (come li chiamavano una volta), nel colore dei capelli dei protagonisti, nelle location, nello slang, nella controcultura in sottofondo ad una manciata di scene. Per qualsiasi cosa potremmo riuscire a trovare uno schema ed, in fondo, chi ce lo vieta?
Oggi il fil rouge del mio discorso seriale saranno i camici bianchi.
Un modo, divertito e senza pretesa alcuna, di ripercorrere la storia delle serie tv a tinte mediche degli ultimi anni.
E siccome queste cose dovremo guardarle, prima o poi, su una delle tante piattaforme streaming in circolazione, ho pensato ad un sondaggio ad hoc per carpire e capire quale è il vostro orientamento streaming.
Nell'ultimo biennio sono state 3, a mio avviso, le nuove produzioni che hanno arricchito il genere medical:
Dr. Death
The Dropout
This is Going To Hurt
Le prime, sono tratte da storie vere crude e spietate, sebbene molto dissimili.
Entrambe si sono avvalse di 2 protagonisti in stato di grazia nell'interpretare ruoli tutt'altro che facili.
Joshua Jackson è sembrato perfetto nel ruolo del dottor morte, quel Christopher Duntsch che, solo qualche anno fa, si era trasformato in un inconsapevole angelo della morte in quel di Dallas e dintorni, agguerrito ed ossessionato dal suo ego smisurato e dalla voglia compulsiva di manifestarsi come il meglio del meglio del meglio della chirurgia mondiale. Una storia agghiacciante per il suo diretto impatto sulla vita dei pazienti coinvolti e per i contorni di una vicenda che si sarebbe potuta impedire se solo si fossero adottate le più elementari misure di precauzione alle prime avvisaglie di una degenerazione nota ai più e riportata, sin da subito alle autorità competenti.
The Dropout, ci porta dal lato opposto della barricata.
Non più sul campo ma in laboratorio, non più con bisturi in mano ma con provette e microscopi a portata di scrivania.
Amanda Seyfreid è stata una perfetta Elizabeth Meriwether, giovanissima donna capace di tuffarsi anima e corpo in un progetto potenzialmente rivoluzionario ma destinato, man mano a dissolversi come una foglia rinsecchita nel vento autunnale.
Elizabeth è stata travolta da se stessa, ancora una volta, anche in questo caso, lacerata dal suo stesso ego. Anche qui, come per Duntsch, tutto si sarebbe potuto evitare.
Perchè non lo si è evitato?
Per volontà. Per avidità. Per ingordigia.
Quando una slitta corre veloce sulla neve, nessuno vuole prendersi il disturbo di fermarla, anche se essa si stesse dirigendo nelle vetrate di una casa abitata da 100 bambini.
Il sistema sanitario, gli apparati di vigilanza, la politica, la dirigenza tutta che governava quegli aspetti, si è voltata dall'altra parte.
Ancora una volta.
Queste 2 storie vere accadevano pochi anni fa in America.
This is going to hurt inventa tutto e si sposta in UK, manifestando, però, forse la storia più potente e vera di tutte.
Un giovane ginecologo e la vita reale della sala operatoria, della saletta medica, del proprio studio.
Un mondo frenetico fatto di paghe basse ed orari infernali, di pazienti abbandonati e spesso arroganti, di turni asfissianti, di sangue, feci, morte, delusioni e aspirazioni disattese.
Anche qui, come in precedenza, il danno è sistemico, il problema è il sistema, la politica, l'apparato dirigenziale e la sanità tutta.
In America come in UK e l'Europa tutta è un sistema intero che ha fallito, un sistema che ha messo al centro il profitto ed ha iniziato a trattare pazienti e medici come carne da macello, come numeri su un tabellone.
Questa è la retorica realista e realistica della serialità "bianca" degli ultimi tempi.
Sono lontani i tempi di una retorica molto più edulcorata e romantica del mondo in corsia.
Quella degli E.R. e dei Grey's Anatomy, e dei più recenti New Amsterdam e Chicago Med, certo drammatici, certo tragici, certo problematici ma dannatamente eroici rispetto al ritratto degli uomini e delle donne in camice bianco. Dottori e dottoresse come uomini straordinari e imperfetti ma soprattutto enormi professionisti, spesso infallibili.
Dr. House aveva avviato un percorso di umanizzazione dei medici in tv, inteso non come personaggi più umani, teneri, sdolcinati, accorti ma, al contrario, come esseri umani a tutto tondo, fragili, ricchi di contrasti, profondamente insicuri e tormentati, forieri di gioie e dolori, di risate e di lacrime, di verità e di bugie. Dr. House ha aperto la strada a tutto ciò.
The Dropout, Dr Death e This is Going to Hurt ed in gran parte anche The Good Doctor, in modi molto sfaccettati e diversi fra loro, hanno raccolto quella eredità portando avanti, ed anzi allargando, uno sguardo molto turbolento e chirurgico non solo su gli uomini e le donne che vivono la realtà ospedaliera, sanitaria e farmaceutica ma sul grande impianto sanitario, fatto di scelte, strategie, sperimentazioni, laboratori, dilemmi etici e programmazione spesso sbagliata.
E allora come non citare Dopesick, uno dei migliori prodotti degli ultimi anni. Una storia crudissima e reale dalla quale non si torna indietro.
Purtroppo per noi, purtroppo per tutti.
Un dolore lancinante quello che provereste nel guardare Dopesick.
Niente paura perchè ho l'antidoto.
E' un antidoto fatto di risate, gag, personaggi buffi, dottori e dottoresse iconici che hanno fatto la storia della tv.
Li ho ricordati nel secondo capitolo di Operazione Pilot in questa recensione.
Sono loro il vostro vaccino contro i mali quotidiani.
Sono J.D., Turk, Kelso, Carla, Elliot, Cox.
Sono i medici, e non, di Scrubs.
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