Morgan Freeman?
5 Nomination all’Oscar, una vittoria per Million Dollar Baby.
Helen Mirren?
4 Nomination all’Oscar, una vittoria per The Queen
Anne Hattaway?
2 Nomination all’Oscar, una vittoria per Les Miserables.
Uzo Aduba?
4 Nomination agli Emmy Awards, 3 vittorie per Orange is The New Black e Mrs America
Nicole Beharie, Dan Stevens, Antony Mackie & Costance Wu?
Personaggi senza zio Oscar sullo scaffale ma con tantissimi successi alle spalle e molti altri davanti a loro.
Prendete e mangiatene tutti perchè Amazon Prime Video li ha riuniti in una singola serie tv.
Il titolo è Solos e l’accoglienza del pubblico e della critica non è stata esattamente quella che vi sareste aspettati.
Troppe attese o una reale delusione?
Proviamo a capirlo insieme.
Solos è una serie antologica, che prova ad inserirsi, strutturalmente e tematicamente nel solco di quanto tracciato nell’ultimo decennio da Black Mirror.
La tecnologia e l’uomo questa volta visti da un occhi più intimo.
L’obiettivo dichiarato della serie è mettere l’uomo di fronte alla propria solitudine, di fronte al peso delle proprie scelte, di fronte al mondo intero.
La finitezza dell’essere umano vs l’infinitezza dell’universo, della vita e della miriade di implicazioni che essi comportano.
Per fare questo gli autori si servono, non a caso, di 7 interpreti di altissimo livello, i quali si prestano a dei monologhi più o meno riusciti nei quali raccontano e si raccontano, quasi a voler fare un punto della situazione, uno stato dell’arte rispetto alle loro esistenze.
L’ambizione è altissima. La realizzazione, gioco forza, ardua.
Assistiamo a 7 episodi slegati fra loro ma uniti da un filo conduttore che unisce le 7 storie.
Tutti i protagonisti hanno dei fardelli dei quali liberarsi, tutti vorrebbero disfarsene, dimenticarli o, paradossalmente, ricordarli ogni giorno per provare a ripartire da lì, da momenti fondamentali delle loro esistenze.
La giovane donna che crolla sotto il peso delle responsabilità verso la propria madre malata di SLA, l’uomo di successo che prova a “rimpiazzarsi” con una sorta di clone prima della propria morte, l’anziana donna che esula sè stessa dal proprio pianeta in cerca di un’ultima avventura, la bambina diventata donna sotto una campana di vetro, la ragazza devastata da un evento tragico, la madre “alternativa” che non controlla il proprio destino, il “magnate dei ricordi” messo di fronte alle proprie nefandezze.
7 storie drammatiche che bruciano dentro l’animo dei protagonisti e che vengono digerite dagli stessi attraverso una sorta di seduta psicoterapica con sè stessi e di fronte a noi spettatori, ovvero al mondo intero.
Solos è una storia universale nella quale l’uomo si analizza e cerca di porre le basi per un cambiamento o quantomeno per un’accettazione dei propri limiti.
In molti hanno storto il naso di fronte a Solos, tantissimi l’hanno addirittura abbandonata, altri hanno avuto “paura” di ammettere che la serie, in fondo, non era stata la grossa delusione che tutti stavano, nel frattempo, raccontando.
In questo senso, Solos mi ha ricordato un’altra serie Amazon Prime Video.
The Romanoffs, fu preceduta da un’attesa clamorosa, dettata dal grande cast, dallo sforzo produttivo e dalla firma di Matthew Wiener sul progetto, alla sua prima poduzione post Mad Men.
La serie fu stroncata, esattamente come sta avvenendo adesso con Solos.
Credo che, in entrambi i casi, gli spettatori attendessero la serie dell’anno, con roboanti effetti speciali, dinamiche frizzanti, maggior coesione.
Con Solos si sono trovati di fronte a 7 monologhi, a 7 piece teatrali che è sempre complicato seguire senza perdersi d’animo.
La poca spettacolarità, la mancanza di interazione fra i tanti attori coinvolti, l’effetto “Black Mirror” che spesso ammazza chi prova copiarlo, hanno fatto il resto.
Il risultato è stato quello di una serie di assoluto livello e molto particolare che però è stata poco capita e poco sopportata da tutti.
La delusione si è fatta largo e raramente qualcuno ha osato esprimersi a favore di questa attesissima serie.
Ai posteri consegneremo un fallimento di qualità.
Il mio consiglio è quello di recuperarla comunque. Dura poco e offre uno sguardo privilegiato sull’esistenza. A ribaltare le attese mi verrebbe da chiedere: quale prodotto in 200 minuti potrebbe riuscire a farvi conoscere 7 storie cosi intime e profonde?
Pochi, pochissimi.
Non sarà quello che credevate potesse essere ma Solos nella vostra bacheca non sfigurerebbe.
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