Chiudere dopo sole 3 stagioni, quando il mondo è ai tuoi piedi e la critica ti osanna è un'azione destinata solo ai folli o ai saggi.
A quale categoria appartengano Bill Lawrence (Scrubs, Shrinking) ed i suoi compagni di avventura lo dirà soltanto il tempo.
Quello che è certo è che Ted Lasso ha concluso, scientemente, la sua corsa il 31 Maggio 2023 con all'attivo 4 Emmy Awards lo scorso anno, 2 volte consecutive miglior comedy dell'anno con un bottino sempre pienissimo anche ai vari Golden Globe, Critics Choice Award e SAG. Una striscia che sarebbe potuta durare anni e che, invece, si interrompe ora con la decisione degli autori e dei produttori di dire basta e segnare il fischio finale di uno show amatissimo.
Jason Suidekis è stato uno straordinario condottiero di una squadra che, episodio dopo episodio, si è dimostrata accogliente a tal punto da farci sentire sempre più parte di un team che è diventato sempre più famiglia. La loro, la nostra.
Parlare del finale non è impresa facile visto l'attaccamento verso una serie che merita ogni applauso e riconoscimento. Per mia fortuna non siamo di fronte ad una conclusione criptica e vaga e sarà, dunque, più semplice unire i puntini di un racconto che nella terza stagione si era fatto molto più ampio di quello delle stagioni precedenti.
Emmy a parte, Bill Lawrence e compagni attendono con ansia il responso di Nella Mente di un SerialFiller per scoprire a che punto sia arrivata la sua squadra nella classifica LIVE del 2023!
Ovviamente, aspettatevi spoiler.
Nonostante il finale sia stato acclamato da tutti, con un plebiscito che, francamente, non mi aspettavo, non si può dire lo stesso di una stagione che, invece, ha raccolto non poche critiche, sicuramente molte di più di quelle che non avesse ricevuto la seconda stagione, figuriamoci la prima visto che era stata riconosciuta da tutti come un vero e proprio piccolo capolavoro.
Non che senta la necessità di distinguermi o fare la voce fuori dal coro ma diciamo che, a conti fatti, tenderei a sminuire leggermente l'impatto del finale ed accentuare maggiormente i meriti della terza stagione partendo dal presupposto che, in tempi non sospetti, e con questo post che vi linko, avevo intuito che sarebbe stata una stagione più controversa, e sicuramente diversa (per quanto possa essere controversa una serie "buona" come Ted Lasso).
Sarà che, gioco forza, a causa del calendario fitto del periodo in cui lo show
ha mandato in onda il suo So Long, Farewell ho guardato, nell'arco di pochi giorni, i finali di altre 3 serie a cui ero particolarmente legato e a cui, in realtà, la storia della televisione tutta era legata, ma il finale di Ted Lasso, nonostante sia stato quasi perfetto e capace di emozionare tantissimo, mi è sembrato il peggiore o meglio il meno buono dei 4. Questa comparazione mi porta a dire che si, abbiamo assistito ad un commiato fatto coi contro cavoli e ci siamo emozionati tutti nel vedere Roy, Ted, Beard, Jamie, Rebecca e gli altri membri della famiglia Richmond salutarci degnissimamente, ma è anche vero che se ti posizioni quarto su 4 concorrenti allora, forse, qualcosa di più potevi anche farla.
E' il gioco, se vogliamo inutile, delle classifiche a tutti i costi, del bilancino a tutti i costi ma, siccome non sono uno che passa per caso alla macchinetta del caffè mentre state discutendo dell'ingresso di Roy Kent nei Diamond Dogs, direi che un passaggio su queste relazioni mi spetta, anzi ve lo devo da vostro pusher seriale quale mi pregio di essere.
Del finale di Succession ho parlato ampiamente in questo post. Se lo avete letto avrete, sicuramente, intuito che reputo il finale, e soprattutto lo show, uno dei prodotti più Alti della storia della televisione. La gravitas e la solennità dell'ultimo incontro con la famiglia Roy è stata imponente e se proprio dovessi schierare il team Succession contro il team Lasso, mi spiace ma i primi vincerebbero abbastanza agevolmente in relazione ai 2 finali delle 2 serie strepitose che scenderebbero in campo.
Se su Succession posso ammettere candidamente di avere un debole ed una preferenza quasi aprioristica, non posso dire lo stesso per Barry e The Marvelous Mrs Maisel, serie che ho adorato totalmente durante la loro intera esistenza ma che, di certo, non partivano favorite rispetto a Ted Lasso, serie che, ai blocchi di partenza partiva ampiamente come favorita.
Barry ci ha regalato un finale crudele e al tempo stesso generoso nei confronti del suo protagonista ma, soprattutto, ci ha proposto un epilogo anti-climatico, originalissimo, inatteso, frutto di una mente, quella di Bill Hader, che più volte ha dimostrato di essere acuta e brillante come pochi altri oggi nel mondo della televisione. Considerando che, ho sempre preferito l'originalità alla linearità, un finale aperto e interpretabile ad uno più piatto ed appagante, non mi sentirei di comunicare a Bill Hader che Bill Lawrence lo ha battuto sul campo. Piuttosto, prediligerei un pareggio con vittoria di Barry ai supplementari, financo ai rigori ma più di questo (e mi perdoni capitan McAdoo), caro Ted Lasso, non mi sento di fare.
Discorso ancor diverso per The Marvelous Mrs Maisel che, a differenza di Succession, Ted Lasso e Barry, si presentava al traguardo sicuramente un po' più stanca e con meno attese. Era da tempo, infatti, che la Fantastica Signora Maisel non vinceva premi o raccoglieva consensi unilaterali, quasi come se, dopo uno sprint iniziale degno di Usain Bolt, avesse perso la sua spinta propulsiva. Mai scommettere contro i coniugi Paladino, tanto è vero che la stagione finale di The Marvelous Mrs Maisel (qui la recensione) è stata una delle migliori, impreziosita da un finale da applausi, intrigante, commovente, divertente, spumeggiante come la sua protagonista. Capirete bene che, di fronte ad un series finale scritto da Dio, che tutte le storie chiude, che tratta benissimo, a livello narrativo, ogni singolo personaggio (cosa che riesce a fare straordinariamente anche Ted Lasso), che emoziona nel senso più pieno del termine, io proprio non me la sento di scrivere sul tabellone che Ted Lasso batte The Marvelous Mrs Maisel, proprio non me la sento.
Fosse stata una gara di formula 1 avremmo avuto una macchina in pole position capace di dominare la gara (Succession), ed altre 3 che, partendo dalle prime 2 file, si sarebbero date battaglia fino all'ultima curva con The Marvelous Mrs Maisel che, partendo da quarta si sarebbe piazzata seconda grazie a 2 sorpassi folgoranti ed una gara grintosissima, mentre Barry, partito terzo avrebbe confermato la sua posizione grazie a 2 ottimi pit stop. Ted Lasso, battagliando, convincendo, e complice un pit stop non perfetto, sarebbe finito quarto, partendo dalla seconda posizione, senza mai compiere un vero errore ma inchinandosi allo stato di forma quasi perfetto degli altri 3.
Ma ora vogliamo parlare o no di questo finale?
Sarebbe, anche, ora!
Perdonatemi, innanzitutto, se mi son perso in chiacchiere divagatorie sui 4 finali di serie che hanno sconvolto la serialità in una settimana o poco più. Mi serviva come gancio per portare avanti un discorso leggermente diverso a quelli che sto leggendo e ascoltando online, e non, sulla terza stagione di Ted Lasso e sul finale in sè.
Il nocciolo della mia questione l'ho anticipato all'inizio. Bellissimo il finale ma non il capolavoro che tutti vorrebbero farci credere che fosse, molto molto buona la terza stagione nonostante tutti o quasi vogliano raccontarci che sia stata una stagione ampiamente sottotono.
Ed ora mi tocca dirvi il perchè senza girarci intorno.
Veniamo il finale, innanzitutto.
I grandi pregi dell'ultimo episodio sono evidenti. I cerchi si chiudono. Tutti. E questo, soprattutto se non siete amanti delle serie alla Lost o alla The Leftovers che chiudono 10 porte dopo averne lasciate aperte 15, è sicuramente un bene. Non lo è, eccessivamente, per me che amo poco gli show che ci dicono esattamente quale sia stata la fine di tizio, cosa faccia caio nel momento in cui ci salutiamo, ecc. Mi basterebbe sapere come si sta chiudendo il percorso e a cosa è servito, per quel personaggio, tutto il ciclo evolutivo raccontato nel corso degli anni. Per fare un esempio "lassiano": nella mia sfera valoriale seriale per giudicare l'evoluzione e l'epilogo di un personaggio sono molto più felice di notare che Roy chieda, a bassa voce, e quasi con un pizzico di vergogna di entrare a far parte dei Diamond Dogs piuttosto che sapere, al termine di tutto, che Roy sia diventato il nuovo allenatore del Richmond. Il finale ci mostra tutte e 2 le cose, ed è un assoluto merito ma se devo dare un peso alle 2 cose che ho visto relative a Roy, scelgo 1000 volte su 1000 la prima visto che mi dice molto di più sul personaggio rispetto alla seconda.
Roy Kent, infatti, è sempre stato un uomo burbero, chiuso in se stesso, totalmente barricato dietro la sua figura di mastino. Vederlo entrare a far parte di un branco di lupacchiotti adulti che si scambiano consigli sull'amore e sulla vita è un momento catartico e, se vogliamo, conclusivo di un personaggio che ha lavorato, come tanti altri personaggi in questo show, su se stesso fino a migliorarsi tantissimo, fino ad abbattere quelle barriere caratteriali che non gli consentivano di vivere a pieno la sua stessa esistenza.
Da questo punto di vista, il finale di Ted Lasso è veramente qualcosa di prezioso perchè offre a tutti i suoi personaggi, dal più importante a quello meno rilevante in proporzione agli altri, una conclusione degna e tutto sommato positiva.
Quando dico che, però, dei 4 finali che ho visto, questo sarebbe, ahimè, e con dolore, al quarto posto, lo dico con tanto dolore quanta sicumera. Tutto quello che ho visto in So Long, Farewell mi è sembrato quantomai atteso e quasi ovvio.
Da un lato, il fatto che mi paia naturale quella conclusione legata a quella storia o a quel personaggio è segno di una scrittura che ha permesso a tutta la narrazione di scorrere in maniera perfetta. Dall'altro lato, però, se tutto va esattamente come doveva andare, dove sta la maestria, l'originalità, l'eleganza assoluta nella scrittura di un finale, in ogni caso, perfetto?
E' qui che, secondo me, questo finale è leggermente mancato, è stato leggermente al di sotto delle aspettative.
Ted ritorno in America, come avevamo immaginato.
Roy diventa il nuovo coach, come avevamo immaginato.
Nate torna all'ovile, come avevamo immaginato.
Trent scrive un libro che diventerà best seller, come avevamo immaginato.
Rebecca trionfa, come avevamo immaginato.
Rupert affonda, come avevamo immaginato.
Jamie vince ogni sua paura e diventa un giocatore ed uomo migliore, come avevamo immaginato.
Keeley...beh Keeley resta Keeley :)
Badate bene che, quando faccio questa carrellata non la faccio con lo spirito di chi vuole elencare cose banali e/o che sono rappresentative di qualcosa che non ha funzionato. Tutt'altro. Ci vuole grande abilità a tratteggiare dei personaggi che, a fine corsa, riescono a dirigersi naturalmente verso dei punti fermi che 3 stagioni prima sembravano punti irraggiungibili. E' vero anche, però, che se ci sei arrivato con cotanta naturalezza non è tanto perchè hai scritto un bel finale ma perchè hai seminato benissimo nel corso del tempo, soprattutto in questa tanto bistrattata terza stagione.
E allora, vorrei capire perchè il 99% delle persone o degli addetti ai lavori reputa questo finale perfetto ma non reputa neppure lontanamente all'altezza una terza stagione che, invece, ha avuto dei meriti innegabili, lanciando delle sfide che poteva permettersi il lusso di non lanciare. C'è molta incoerenza di fondo, secondo me, nel dire che il finale è da 10 e lode e la stagione è da 6,5. Molto più plausibile, invece, che il finale fosse da 9 grazie ad una stagione da 8,5. No?
Scorrendo indietro, lungo il viale della terza stagione ci accorgeremo che gli autori hanno voluto toccare, e poi approfondire, temi oramai molto comuni, anche abusati, che spesso fanno dire ai milioni di pecoroni/bigotti/destrorsi che ahinoi albergano su questa terra che quella serie, o quel film, o quella trasmissione è preda del politically correct e quindi non ha più senso guardarla. Per questi meravigliosi critici cinematografici, anche un po' sociologi a dire il vero, una serie comica non potrebbe, o meglio non dovrebbe, affrontare temi come l'omosessualità, il razzismo, il femminismo, il metoo e altri temi legati per lo più ai diritti civili, pena la perdita di credibilità. Secondo queste persone, infatti, uno show come Ted Lasso avrebbe dovuto parlare di calcio e poco più, di gruppo, di amicizia, di ammmmore, di superlega, mostrare rovesciate, dribbling, calci di rigore ma, giammai avrebbe dovuto parlare di omosessualità nel calcio, di una donna al potere, di un uomo che abusa psicologicamente di altre donne, di razzisti che sfondano le vetrine di un locale il cui proprietario è nigeriano e cosi via.
Gli autori, invece, nella terza stagione, si son presi il tempo di raccontare tutto questo e di farlo, secondo me, con grandissimo rispetto verso la materia che stavano trattando, calandola nello stile che contraddistingue lo show da sempre ed intingendola nella positività, nel buon umore e nello spirito che abbevera la serie ed i suoi personaggi sin dal primo episodio.
In più, aggiungerei 2 cose. La prima è che, proprio perchè Ted Lasso è riuscito a parlarci al cuore senza essere mai melenso e banalotto, è stato, se vogliamo, educativo, socialmente utile che uno show cosi importante e seguito provasse, quantomeno, a metterci in guardia su alcuni mali che stanno incancrenendo sempre di più il nostro pazzo mondo. Non che servisse Ted Lasso per scoprire che le nostre strade, i nostri Parlamenti, sono pieni di persone intolleranti, zeppe di negazionisti climatici, di personaggi senza scrupoli, omofobi, razzisti, fascisti, maschilisti ma il fatto che lo show abbia deciso di prendere la strada più scomoda e rischiosa rappresenta, a mio modesto avviso, una medaglia che ogni autore può appuntare al proprio petto.
La seconda è che ogni storyline che si è mossa su bisettrici più "sociali" è stata funzionale al racconto e soprattutto alla evoluzione di quello specifico personaggio che veniva coinvolto nel grande macrotema di volta in volta.
Pensiamo a quanto l'evoluzione di Rebecca abbia giovato del suo percorso ad ostacoli all'interno della grande discussione sulla superleague di Akufo, di quanto il suo essere unica donna tra tanti uomini sia stato di ispirazione, probabilmente, per molte spettatrici. Rebecca evolve tantissimo grazie a quel momento e grazie a quel percorso diventa più forte, sicura, credibile agli occhi di noi spettatori che riusciamo a legittimarla non più solo come "quota rosa" ma come imprenditrice di successo, con una visione coraggiosa e arguta che ogni uomo di sport dovrebbe condividere.
Pensiamo ad un personaggio ultra secondario fino alle scorse stagioni come Hughes. Il calciatore, mai davvero centrale, mai sotto le luci dei riflettori, in questa stagione prende la ribalta grazie/a causa della sua omosessualità, concedendo agli autori la possibilità di affrontare quello che nel mondo del calcio è da sempre un grande tabù. Nel farlo, Lawrence e compagni, non scelgono una strada banale, quella che spesso ci viene propinata, fatta di slogan e ovvietà ma vanno in fondo ad una questione che è molto complessa e stratificata e dalla quale se ne può uscire solo con consapevolezza, amicizia ed accettazione.
E' quello che è "costretto" a fare il ferreo capitano McAdoo il quale reagisce molto male alla notizia necessitando di quel tempo minimo per metabolizzarla prima di offrire una spalla al compagno di squadra. La serie ci mostra le piccole cose, i piccoli momenti in cui un uomo gay si imbatte in un quotidiano vissuto tra tanti uomini spesso attraenti, fisicamente appetibili ed ahilui anche molto retrogadi ed offensivi nelle battute leggere e spensierate ma con spiccati tratti omofobici. Grazie a quei tanti accenni alla vita di tutti i giorni dello Hughes di turno, riusciamo ad empatizzare con il suo universo mondo ed abbracciare, idealmente, tutti coloro i quali hanno avuto difficoltà a fare coming out o anche solo a parlarne con un amico per paura di ritorsioni emotive o, peggio ancora, di indifferenza da parte delle persone che lo circondano. Un innesto narrativo riuscitissimo che culmina con il bacio tenerissimo a centro campo dopo la vittoria con il West Ham all'ultima giornata.
Pensiamo a Sam Obisanya il quale ha certamente perso parte della sua importanza dopo la separazione da Rebecca (troppo poco sviscerata e sicuramente molto debole nella costruzione dell'abbandono come storyline) ma che si è caricato di una linea narrativa doppia molto importante. Sam è, infatti, divenuto la vittima di una società, ahinoi, sempre più razzista ed intollerante ed, allo stesso tempo, l'eroe di quel popolo che si batte per i diritti dell'ambiente e contro l'arricchimento feroce delle multinazionali del petrolio a scapito della povera gente e della nostra madre Terra. L'apertura del nuovo locale e la conseguente devastazione sono stati un buono microcosmo per raccontare tutto ciò.
Non tutto ha funzionato nella terza stagione di Ted Lasso
In contrasto con queste ottime novità vi sono state, a dire la verità, storyline più deboli, svilenti e raffazzonate.
Una su tutte? Quella legata alla simpatica Keeley, da sempre cuore pulsante dello show grazie alla sua spensieratezza, leggerezza e bontà, in questa stagione è finita per diventare un'opaca versione di se stessa, risultando, a più riprese una donna ingenua, sprovveduta, incompetente. Non un ottimo lavoro per una donna che aveva contrassegnato il suo cammino con grande indipendenza e vivacità.
Della brutta gestione della separazione fra Sam e Rebecca abbiamo già parlato ma anche la separazione fra la stessa Keeley e Roy non è stata delle migliori. Anche in questo caso molto sottile lo spessore narrativo nel raccontarci i motivi della fine di un rapporto che ci sembrava solido, stabile e duraturo e che invece è evaporato in nome di una carriera che avrebbe potuto decollare, probabilmente, a prescindere dalla separazione.
A metà strada, invece, si ferma il percorso di Nate che ha visto un repentino (forse troppo) passaggio dal ruolo di villain a quello di figliol prodigo. Qualsiasi scelta infelice, però, è stata spazzata via dal commovente ritorno a casa, da quel momento in cui, con la voce rotta, il cuore in mano, e gli occhi lucidi, Nate chiede scusa a Ted, fissando quel muro privo del cartello "believe" che tante t-shirt e poster ha generato. La storia di Nate è una bella storia, piena di belle cose e profonde verità. L'incontro con Jade, a cui gli autori hanno dedicato molto minutaggio, non ha aggiunto, a ben vedere, nulla a questo fantastico cammino, risultando, dunque, come un ingresso poco rilevante.
Prorompente, invece, il percorso di Jamie che in 3 anni è passato dall'essere il calciatore stupido, tutto donne ed eccessi, in cerca di gloria e ricchezza a tutti i costi, ad essere l'uomo assist, colui che giocava per la squadra, per i compagni, colui che in campo, come nella vita ha iniziato a ragionare con il "Noi" e non più con un gigantesco "IO" permettendo
La forza di Ted Lasso è stata la semplicità dei tanti messaggi che ha inviato ed è stata amplificata dal fatto che, in un mondo sempre più inferocito, contrapposto, limitato emotivamente e sempre più disumanizzato, la serie ci ha ricordato il valore e la forza della presenza fisica ed emotiva al servizio del prossimo, dell'amico, del figlio, del capo, del compagno di squadra, del collega, persino del passante.
Il finale, in generale, è un combinato disposto di emozione ed ottima televisione. Tutti, ma proprio tutti, i personaggi vivono il loro finale lieto, a tratti lietissimo, ma anche carico di tante emozioni viscerali, quasi incontrollabili, che attanagliano ogni persona legata, anche solo momentaneamente, a qualcuno o qualcosa di veramente importante per la propria vita.
Vedere Rebecca e Ted, soli sugli spalti di uno stadio vuoto, foriero di mille ricordi, belle vittorie ma anche sonore sconfitte, provare un ultimo disperato tentativo per trattenersi ancora un po' da quelle parti ha rispolverato grandi sentimenti in noi. La forza d'animo si dimostra spesso nel fare, nell'agire, nell'essere dentro alle cose ma in alcuni casi essa è ancora più grande e potente quando dobbiamo rinunciare a qualcosa per compiere lo step successivo.
Ted rinuncia alla sua famiglia acquisita per tornare da quella naturale. Abbandona i suoi 22 figli putativi per abbracciare il suo unico figlio biologico. Saluta tifosi, compagni di avventura, giornalisti e quel popolo britannico che lo ha accolto per tornare nella terre delle opportunità a fare semplicemente il padre. Ted lascia, nel senso più intimo del termine, per coltivare una paternità che sarà una montagna da scalare più impervia di un campionato di calcio ma lo fa per evitare che suo figlio possa essere vittima di quel senso di abbandono e mortificazione che Ted si è tenuto dentro fino all'età adulta. Ted ci è sempre stato per i suoi figli adottivi. Adesso vuole esserci per il suo di figlio. Vuole essere presente. Vuole sussurargli i consigli ad un orecchio allo stesso modo in cui Cat Stevens, con la sua immortale Father And Son, ha fatto con milioni di figli eletti che hanno ascoltato, nel corso dei decenni, la sua canzone, una canzone che chiude la grande festa di Ted Lasso, ripercorrendo le vite di tutti, permettendoci di riabbracciare, per un'ultima volta, Jamie, Roy, Beard, Rebecca, Keeley e tanti altri amici coi quali abbiamo condiviso gioie e dolori riuscendo a guardare il mondo con occhi, finalmente, meno egoisti, meno ingenerosi, meno cattivi.
Sceneggiatura: 7,5
Regia: 5,5
Cast: 9
Genere: Comedy
Complessità: 7
Originalità: 8
Autorialità: 7
Intensità/coinvolgimento emotivo: 10
Profondità: 8
Contenuti Violenti/Sessuali: 0
Intrattenimento: 10
Opening: 7
Soundtrack: 6,5
Produzione: Apple TV Plus
Anno di uscita: 2023
Stagione di riferimento: 3
Voto complessivo: 7,5
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