Stanchi dei soliti teen drama?
Stanchi dei soliti b-movie?
Stanchi dei soliti protagonisti patinati e vincenti?
Stanchi delle solite serie lunghissime e noiose?
Per tutti voi c'è un piccolo gioiello dissacrante, nuovo, originale, violento, cruento, profondo, spassoso, chiassoso, esilarante, disturbante, folle, tenero, movimentato, delirante, divisivo che Netflix ha pensato bene di produrre qualche anno fa.
Sin dal nome si evince il potenziale.
Sin dal nome si evince quanto questa minuscola serie possa contenere tutti quegli aggettivi di cui sopra.
Si tratta di The End of the f***ing world e per molti di voi non sarà di certo una sorpresa.
La prima stagione di The End of the F***ing world aveva destabilizzato tutti.
Grande storia, stupendi personaggi, ottimo ritmo, scrittura sopraffina, humour british doc, humour nero che fioccava da ogni parte ed una capacità impressionante di parlarci di problemi universali, di ansie comunissime attraverso occhi e vissuto di 2 teenager disfunzionali, quasi psicopatici come James ed Alyssa.
8 episodi da 20 minuti l'uno. Poco più di 2 ore per calarsi totalmente nella realtà di quei 2 ragazzi folli e disperatamente soli, vuoti come una lattina di coca cola accartocciata dentro un secchio. Un tempo risicatissimo nella tv odierna eppure sufficiente a renderci dipendenti da quella storia, da quei 2 personaggi cosi unici e complessi. Una montagna russa di emozioni, situazioni assurde e spaventosi monologhi interiori che ci hanno tenuti sospesi su un fragilissimo binario che divideva la follia dalla voglia di essere normali.
La prima stagione si chiudeva con un cliffanger anomalo che se da una parte lasciava lo spettatore con l'irrefrenabile voglia di vedere come la storia andasse a finire, dall'altra parte lo lasciava a pancia piena, soddisfatto di tutto ciò che era stato raccontato.
Lo spettatore più evoluto aveva fiutato che, per quanto di vedere nuovi episodi di una serie cosi riuscita si abbia sempre voglia, probabilmente una seconda stagione non sarebbe stata del tutto necessaria.
La seconda stagione arrivò purtroppo o per fortuna.
Solite situazioni grottesche, grandissimo e immutato il nostro affetto per Alyssa e James, grande ritmo, grande scrittura ma come qualcuno aveva immaginato, nulla di nuovo.
La seconda stagione, infatti, perdeva quella sua potenza, quella sua freschezza, quella sua originalità che tanto ce l'aveva fatta amare nella prima tornata di episodi.
C'è stato comunque un piacere intatto nel vedere all'opera James e Alyssa ma non c'è stata più quell'assuefazione al loro disagio esistenziale ed al cercare di comprenderlo, di scavare a fondo.
Felici e contenti abbiamo assistito ancora ad un altro ciclo di avventure di una delle coppie più strane e deliziose degli ultimi anni, ma stavolta con maggiore distacco e minore interesse.
La terza stagione è un sogno e una maledizione che da un paio d'anni si rincorrono.
In tempi di reboot improbabili, remake senza senso, sequel rivedibili, prequel allucinanti, non avvertiamo l'esigenza di un ritorno della strana coppia semmai un pizzico di nostalgia per quella mini avventura cosi unica e avvincente che un po abbiamo sentito addosso e po abbiamo percorso insieme a James ed Alyssa fino alla fine di questo f***ing world.
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