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The Handmaid's Tale riparte e lo fa senza mezze misure

Sono pochissime le serie tv per cui vale la pena attendere un anno o due prima di risintonizzarsi sulla nuova stagione.

Penso ad Euphoria (qui trovate la recensione) o la appena conclusa Peaky Blinders (qui il riassunto di tutti gli episodi dell'ultima stagione). Ancora meno sono quelle che, riuscite a scollinare le 3 stagioni complessive, hanno la forza di essere ancora incisive dopo un alto numero di episodi ed un considerevole lasso di tempo trascorso in nostra compagnia.

Better Call Saul ci ha lasciati dopo 7 anni e 6 stagioni dove ha rasentato spesso e volentieri la perfezione, raggiungendo livelli mai visti prima in tv (qui la recensione del finale). This Is Us ha fatto lo stesso, proprio quest'anno, lasciandoci con il viso gonfio di lacrime (qui la recensione dell'atto conclusivo).

Una di quelle serie che entra- di diritto nel circolo ristretto degli show a cui dare la precedenza nella propria watchlist è, sicuramente, The Handmaid's Tale.

La serie tv con Elisabeth Moss, arrivata alla quinta stagione, rappresenta oramai un cult, un inderogabile appuntamento da segnare in rosso sull'agenda ed a cui non mancare, per nessuna ragione al mondo.

Un credito ed una credibilità che la serie di Hulu ha meritato sin da subito, grazie ad una stagione di esordio sontuosa ed un susseguirsi di stagioni sempre molto solide e raffinate, pur nei propri immancabili alti e bassi.

La quinta stagione, approdata da pochissimo sugli schermi americani ed, in contemporanea, anche sui nostri ha dato subito prova di forza, regalandoci un esordio denso e carico di emozioni.

A farla da padrona, come sempre, è stata Elisabeth Moss, regista, tra le altre cose, di entrambi gli episodi. L'attrice di Mad Men (qui la recensione) e del recente Shining Girls (qui la recensione) sta dimostrando di avere un talento naturale anche dietro la macchina da presa. Questi 2 episodi, infatti, sanciscono, definitivamente, la bravura, come regista, dell'interprete di June Osbourne.

Ed è proprio June che apre e chiude questo dittico di episodi con quei proverbiali primi piani intensissimi che giocano sulle emozioni feroci che il personaggio è costretta, suo malgrado a provare, sin dal primo episodio.

Ed è proprio sulla ferocia e sulle ferite, che il male vissuto sulla propria pelle lascia, che questo avvio vuole giocare.

Gli eventi drammatici e violenti del finale della quarta stagione avevano segnato uno spartiacque per la serie (qui vi ho raccontato nel dettaglio il season finale), spartiacque che in questi primi episodi della quinta stagione appare ancora più visibile.

La linea di demarcazione oltre la quale non si può più tornare indietro era stata tracciata da quel brutale assassinio di gruppo perpretrato dalle ex ancelle di Gilead ai danni di Fred Waterford.

Ora che Fred è morto e che June ha avuto la sua personale vendetta, ognuna delle donne che hanno partecipato all'omicidio è chiamata a fare i conti con sè stessa. Per alcune il rimorso ed il senso di colpa per essersi abbassata al livello dei propri aguzzini sarà insopportabile, per altre quell'atto sancirà una liberazione, per altre ancora un nuovo inizio.

Non è un caso se l'apertura della quinta stagione è dedicata proprio ad una June ricoperta di sangue, il sangue di Fred, intenta a lavare via gli orrori di quella notte nei boschi. All'interno del suo spazio protetto, a 2 passi da Nichole e nel freddo comfort del proprio bagno, June ripercorre quei momenti e lo fa attraverso sguardi, sospiri e visioni che non lasciano adito a dubbi.

L'ex ancella dei Waterford non prova alcun rimorso e, anzi, sembra essere una donna pienamente soddisfatta e convinta rispetto a ciò che ha appena fatto. Sapere di essere stata la mano e la mente dietro quell'attentato le ha donato una nuova linfa, facendola sentire come parte di un ingranaggio che, al di fuori della legge, è riuscita a riportare giustizia nel suo mondo.

Se le conseguenze sulla propria psiche preoccupano i propri cari, queste non preoccupano la stessa June che si recherà, ancora scossa e macchiata di sangue, in un bar dove ad attenderla ci saranno le compagne di brigata.

La scena, in un certo senso agghiacciante, ci mostra come le donne siano estremamente in pace e cariche delle vibrazioni che quell'omicidio ha regalato loro. Cosa può esserci di più giusto e liberatorio che mandare al creatore un uomo che ha stuprato, soggiogato, imprigionato donne ree solo di essere fertili?

C'è un senso di giustizia pienissimo in quell'atto feroce.

Ma il male porta con se conseguenze inaspettate ed ecco che June sarà chiamata ad uno step successivo che lascerebbe di stucco chiunque.

Le altre ex ancelle, infatti, si mostreranno assetate di sangue e chiederanno a June di aiutarle ad applicare, ognuna, la propria personale vendetta.

Ed ecco che June, attonita, si mostrerà più prudente, elencando i motivi per cui sarebbe impossibile infiltrarsi a Gilead cercando di uccidere comandanti e "eye" sul territorio ostile. Ben presto si ritroverà a passare da eroina a traditrice, in un battito di ciglia.

Il primo episodio è tutto un susseguirsi di travolgenti traumi con cui scendere a patti, traumi che inevitabilmente incidono sui propri affetti, su se stessi e sull'universo tutto, piegato da una nazione, quella di Gilead, che, in ogni caso, continua a vivere secondo gli schemi raccontati durante le stagioni precedenti. Altre donne verranno rapite, imprigionate, indottrinate, stuprate, abbandonate, impiccate.

E allora che fare?

Accontentarsi della propria vendetta o farsi portatrici di una rivoluzione sanguinaria?

E cosi si arriva agli eventi straordinari e maestosi del finale del secondo episodio.

Serena, che nel frattempo avevo capito e conosciuto chi fosse stata ad uccidere il suo amato Fred, è impaurita da quello che June potrà fare ma, forte del sostegno di tanti uomini e donne che, anche su suolo americano, le fanno capire di essere dalla sua parte, e forte dell'essere a conoscenza, in cuor suo, che qualcuno ha aiutato June dall'interno, passa al contrattacco.

L'occasione è di quelle tanto ghiotte quanto impossibili.

Si tratta del funerale di suo marito e di come ella vorrebbe fosse celebrato.

Nel cuore e nella mente di Serena, infatti, Fred è un eroe, un padre costituente della gloriosa Gilead e come tale merita quelli che chiameremmo funerali di stato. Per questo motivo, dunque, richiede a Tuello di poter celebrare i funerali nello stato di Gilead, ricevendo una sofferta approvazione.

Il rientro in patria, però, non è quello che la donna si aspettava. Lì, infatti, sono in molti a credere che Fred fosse un traditore. La magnificenza del funerale che Serena immaginava viene sostituita da una concreta indifferenza verso quel momento. Una chiesetta ai confini della città, una sepoltura simbolica in un luogo dimenticato da Dio, poche persone a presenziare e le istituzioni lontane da quell'evento.

La veglia funebre, però, a casa dei Putnam sarà l'occasione per consentire a Serena di piazzare un colpo da maestro suggerendo ai comandanti di prendere al volo quella ghiotta opportunità per mostrare al mondo l'umanità di Gilead.

Ma come farlo?

Il funerale di Fred sarà lo specchio per le allodole che tutti stavano aspettando nella terra delle ancelle e delle colonie.

Un corteo maestoso, una sfarzosa parata, limpida, ordinata, silenziosa, solenne, da trasmettere in mondo visione. Il lutto ed il dolore di una vedova, il rispetto e la solidarietà di un'intera comunità.

In questo modo Serena e Gilead riusciranno a mandare un messaggio di forte umanità al mondo e, nel contempo, Serena potrà lanciare uno sguardo minaccioso a June per ribadirle che la partita non è finita e la guerra è appena iniziata.

Sono sequenze imponenti quelle che Elisabeth Moss ci regala, e soprattutto sono momenti che lasciano il segno.

Un montaggio alternato che mette in campo culture e stati emotivi diversi. Da un lato vediamo una June di bianco vestita che prova a riprendere in mano la propria vita, emozionata e commossa di fronte ad un balletto, mano nella mano con un ritrovato Luke, finalmente ripagato delle tante attese.

Dall'altro una Serena, di nero vestita, contorniata da occhi, ancelle, comandanti tutti disposti in file ordinate e con rigore assoluto dietro il feretro dell'eroe della nazione Fred.

Il colpo di scena, quello che non ti aspetti, quello che spalanca scenari suggestivi e lascia un'inquietudine assoluta, arriva proprio alla fine quando gli sguardi di June e Serena si intrecciano idealmente.

A consegnare un dono funebre a Serena, in rappresentanza di tutte le bambine ed i bambini di Gilead è Hannah, la figla di Luke e June. La camera si sofferma spietatamente sul suo volto proprio mentre June e Luke, stretti in un tenero abbraccio suggellato da un bacio, si trovano in una piazza di Toronto tra decine di maxischermi.

Il loro stupore drammaticamente avvolto in un velo di rabbia e paura nel rivedere la piccola Hannah divenuta adolescente vale più di un milione di parole.

Il mondo è pronto ad abbracciare Gilead? In caso ciò avvenisse sarebbe proprio grazie a quella donna vestita di nero che abbraccia e tiene la mano a quella tenera creatura con il volto di Hannah.

Il dardo è stato scoccato ed ha colpito June in pieno cuore.

Siamo solo all'inizio eppure siamo già estasiati da quanto visto e da quanto potrebbe avvenire.

It can't be no punishment.


Voto 5x01: 7,5

Voto 5x02: 8,5





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