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The Munsters sancisce l'ultimo ritorno di Succession

Terminato Better Call Saul la mia ancora di salvezza, il mio faro nella notte seriale è diventato, inevitabilmente Succession.

La serie HBO è stata, nell'ultimo lustro, una delle migliori serie su piazza, attestandosi in quell'Olimpo immaginario in compagnia delle Breaking Bad, The Wire, Mad Men di questo mondo.

Troppo esagerato?

Evidentemente non sapete di cosa state parlando se l'unica domanda che vi viene in mente è sulla presunta amplificazione del fenomeno Succession.

Solo poche settimane fa, mentre aspettavamo trepidanti l'arrivo della quarta stagione, la produzione ha decretato che la quarta sarà anche l'ultima annata.

E via con lo sconforto.

Ora che la stagione finale è iniziata è ancora più palpabile la solennità con la quale ci accingiamo a salutare questo mostro sacro della serialità.


A proposito di mostri è proprio ad essi che si rifà la prima puntata della stagione.

The Munsters (questo il titolo dell'episodio) raccoglie i cocci di un finale di terza stagione sontuoso e drammatico in cui la famiglia Roy era andata in frantumi ed il patriarca Logan aveva definitivamente (?) reciso il cordone ombelicale dei 3 figli più problematici.

Shiv, Roman e Kendall, nel tentativo di scardinare l'egemonia del padre erano riusciti a metterlo in un angolo talmente stretto da costringerlo ad usare le maniere più forti e astute che un uomo di potere come lui ha imparato a conoscere ed utilizzare nelle grandi occasioni di sfida e complottismo interno.



La presenza di una spia di eccezione come Tom ha acuito quelle tensioni familiari che da sempre contraddistinguono Succession.

The Munsters non poteva che ripartire da lì, sebbene proiettandoci non in quei giorni di fuoco ma in un futuro leggermente più lontano, mostrandoci gli effetti di quella bomba atomica metaforica sulle vite dei singoli e sulla Waystar Royco a distanza di qualche mese dagli eventi.

Shiv, Roman e Kendall sembrano uniti.

Logan sembra solo.

Tom e Greg le solite macchiette.

Connor la consueta barzelletta di famiglia.

I lacchè di Logan sempre al loro posto.


Tutto, però, come sempre non è come sembra pur restando esattamente identico, anno dopo anno, nella sostanza.

I Roy, infatti, continuano a girare a vuoto, ad arrovellarsi le meningi per capire come "fottere" il prossimo, per aggirare il proprio familiare più stretto, per trovare un posto nel mondo, per affermarsi, per preservare la propria creatura. Nel farlo, però, restano ancorati al loro potere, alla loro ricchezza, ai loro vizi, alle loro follie, ognuno in maniera differente. Succession è sempre stata, infatti, una storia sul potere e sul denaro ma soprattutto sugli uomini e le donne che vivono di e per il potere che si autoalimentano con e grazie al dio Denaro.

Roman, Kendall e Shiv sono tre facce della stessa medaglia, uniti nell'ultima battaglia contro il padre padrone e per la loro stessa emancipazione ma nutriti dalla vendetta cieca e da un portafoglio extralarge. Si dichiarano diversi, si vedono come innovatori, disprezzano il cinismo del padre eppure loro stessi sono caduti nella medesima trappola. Anche loro, come il padre, ma con sfumature e caratteri più esuberanti e sfilacciati, hanno sacrificato affetti, hanno rinunciato alla normalità, hanno votato se stessi alla pecunia, al potere ed all'autocompiacimento.

Sono narcisisti più coloriti, sono chiacchieroni, sono disfunzionali ma, alla fine della giornata, sono figli, non solo naturali, di un uomo solo, solissimo ma dannatamente cinico, forte e duro come Logan Roy.

A lui il monologo più ficcante.

Ai "disgusting brothers" le parti più comiche.

Agli uomini del presidente le facce e le situazioni più surreali.

A Nan e la famiglia Pierce il più importante ruolo di questo esordio stagionale.

Ai "ragazzi", tutto il resto.

A noi il piacere di poter dire che quel 1 Aprile 2023, c'eravamo.


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