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The Plot Against America: anche un'ucronia può sembrare reale

In un 2020 che la popolazione mondiale non dimenticherà facilmente, abbiamo avuto modo (o quantomeno il tempo) di riflettere su quanto sia accaduto e stia accadendo intorno a noi. Il covid-19 ci ha permesso di constatare quanto inefficaci (e pericolose) possano essere le politiche populiste e sovraniste, guidate da un finto orgoglio nazionale e accomunate da una non curanza del popolo stesso che, tali soggetti, millantano di rappresentare e difendere.

Si potrebbe affermare che il covid-19 abbia rappresentato una cartina al tornasole per la politica e la società mondiale.

Gli ultimi hanno avuto modo di constatare quanto essi siano ignorati e schiacciati da sovrani, presidenti, nazioni e al tempo stesso i potenti si sono scoperti fragili di fronte alle loro stesse menzogne.

Inconsapevolmente, stiamo vivendo un tempo in cui ogni paese e zona del mondo può guardare dall'altro lato del globo e leggere un romanzo ucronico in diretta, assistere ad un film live raffigurante un clamoroso what if.

Ogni italiano potrà guardare, per una volta con fierezza, al popolo statunitense e scoprire cosa sarebbe stato del nostro popolo se guidato da un politico, o per meglio dire da un influencer che fa politica, di uno stampo simile a quello di Donald Trump. Idem per gli abitanti della Germania che, informati di quanto sia avvenuto nel Brasile di Bolsonaro, hanno potuto constatare le differenze tra l'atteggiamento di Angela Merkel e quello del suo "collega" verdeoro.

Potremmo affermare che la storia brasiliana sia una storia ucronica rispetto a quella tedesca, e viceversa, e che quella italiana lo sia di quella statunitense e viceversa.

Con “ucronia” (pronunciata con l’accento sulla “i”)  si intende un genere di narrativa fantastica spesso fantapolitica basata sulla premessa generale che la storia del mondo – in un dato momento storico – abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale, per questo motivo viene anche detta storia alternativa, allostoria o fantastoria. Vi rimando ad un articolo dove vengono illustrate le differenze tra ucronia, distopia e utopia.

Tutto questo preambolo pareva necessario, o quantomeno coerente, con la serie tv che da il titolo a questo post:

The Plot Against America





La serie tv, tratta dal romando di Philipp Roth, scritto nel 2004, è stata prodotta e mandata in onda dalla, solita, HBO. In Italia è stata tradotta col titolo "Il Complotto contro l'America", che, forse, vi suonerà più familiare.

In cabina di regia un uomo che collabora con la HBO costantemente ed il cui nome è indissolubilmente legato alla HBO tanto quanto quello della Home Boxe Office è legato al suo:


David Simon


L'autore di The Wire, The Deuce, Generation Kill. Show Me a Hero, ha questa volta abbandonato il fidato amico e compagno di penna George Pelecanos per affiancarsi ad Ed Burns.

La fonte della loro ispirazione è stato il suddetto romanzo, categorizzabile come fantapolitico o, per allacciarci alla nostra introduzione, come distopia-ucronica.

La storia è ambientata all'inizio degli anni '40, quando l'ascesa di Hitler sembrava pressochè inarrestabile.

Sappiamo tutti come è andata a finire, con milioni di ebrei sterminati nei campi di concentramento ed una guerra terminata grazie all'intervento degli alleati, in particolare dell'esercito a stelle e strisce.


Ma cosa sarebbe successo se gli americani avessero deciso di restare neutrali, di non entrare in guerra e, dunque di abbandonare i cittadini europei, le nazioni europee, gli ebrei, al proprio destino?


E' quello che deve essersi chiesto Philipp Roth all'epoca della stesura del suo libro, delineando un ucronia legata a quello specifico evento, a quel determinato "what if" della storia recente dell'umanità.

A rendere ancora più avvincente, e terrificante, il racconto vi è stata la scelta di rendere la storia una vera e propria distopia, non solo nei confronti dell'Europa e degli Ebrei, che in questo scenario sarebbero andati incontro a guerra più lunga, ad un dominio incontrollato dei nazisti e a sofferenze ancora più grandi di quelle realmente patite, ma anche interne agli Stati Uniti d'America.



Un'America fuori dalla guerra avrebbe portato a domande di tipo etico e morale ad ogni singolo cittadino americano, ma un'America fuori dalla guerra e potenziale alleata, non belligerante, dei tedeschi avrebbe comportato ben più di qualche problema di coscienza.

Questi sono i presupposti che David Simon mette sul tavolo, pennellando il racconto con la sua solita grazia e la sua chirurgica attenzione alla costruzione della storia e dei personaggi.

E' incredibile come l'ex giornalista riesca a cambiare argomento di interesse ed epoca senza mai mutare il suo inconfondibile stile.

Anche in "The Plot Against America" riusciamo ad entrare in sintonia con ogni singolo dettaglio, in contatto con la vita vissuta di ogni personaggio, nonostante le sole 6 ore di girato.

Wynona Ryder e John Turturro sono 2 volti abbastanza riconoscibili da destare immediato interesse nelle loro interpretazioni di Evelyn Finkel ed il rabbino Lionel Bangelsdorf. E' il lavoro di fino che viene svolto sui personaggi "minori", ma non per questo meno importanti, che lascia come sempre di stucco.

L'impeto del giovane Alvin, voglioso di uccidere nazisti (come se fosse un personaggio di Bastardi Senza Gloria), cresce episodio dopo episodio, culminando in un finale che lo vede protagonista sottorraneo di una lotta ad un nemico ancor più subdolo e multiforme.

La pazienza e la calma di Bess, moglie e madre sempre rispettosa e garbata, ma non per questo impermeabile alle strozzature che gli "America Firster" impongono agli ebrei - americani e costringono suo marito ad essere sempre meno prudente e disposto ad incassare i pugni dall'avversario.

Ed è proprio Herman, marito di Bess, ad essere il personaggio più sorprendente, apparentemente piatto e monodimensionale a ricco di sfumature. Un uomo profondamente critico, sin dal primo istante, sulla figura del nuovo eroe nazionale Lindberg e sul (non) ruolo degli Stati Uniti d'America nel conflitto mondiale in atto in Europa. Herman è un uomo che è disposto a sacrificare ogni cosa pur di essere d'esempio ai suoi figli, pur di affermare la sua esistenza come un'esistenza da uomo ebreo, ma prima di tutto da essere umano, a differenza di Lindberg, Hitler, Gobbels che di umano non hanno nulla. Herman sa che il suo convincimento potrebbe essere pericoloso, il suo schierarsi apertamente contro la nuova America potrebbe essere deleterio per la sua famiglia. Sperimenterà le nefandezze di un nascente regime totalitario sulla terra della libertà. Questo conflitto lo porterà ad essere continuamente in bilico, continuamente sul filo di scelte contrastanti, opposte ma in ogni caso giuste. Combattere in nome del popolo ebreo una guerra quotidiana contro nascenti discriminazioni oppure mettere al riparo la sua famiglia da eventuali ritorsioni di fascisti, KuKuxKlan o altri fanatici?





Emergono anche i drammi dei piccoli Seldon, Philip e Sandy, bambini, ragazzi che passano dall'euforia di un'America fuori dalla guerra e più inclusiva, al terrore di un ghetto non più sicuro, di una nazione che non è più la loro, pronta a sacrificarli come fossero agnelli la domenica di Pasqua.

Come sempre, David Simon si incunea nelle vite dei personaggi con scene spesso brevissime e stacchi che ci portano da Alvin ad Herman, da Bess a Evelyn, dal ghetto alle stanze del potere, in un attimo, senza mai confonderci, senza mai creare un senso di spaesamento nello spettatore.

L'abilità, oramai conclamata, di Simon è quella di riuscire inesorabilmente a tratteggiare un quadro grande e complesso, partendo da storie semplici e da personaggi del tutto marginali, almeno in partenza.

Nelle serie tv dell'autore di The Wire, faticherete a trovare un assoluto protagonista, un uomo solo al comando della storia.

Non emergerà mai una storyline principale ma tante sottotrame fondamentali, vitali l'una per l'altra ma mai prevaricanti fra loro. Questo avviene anche in The Plot Against America. La storia di Alvin non è più importante di quella di Herman, il percorso di Evelyn è diverso da quello della sorella Bess ma non più rilevante, eppure se provaste ad eliminare la storyline dell'uno finireste per privare l'altro della potenza della propria.

E' un lavoro immenso quello che Simon, ed in questo caso anche Burns, riescono a portare a compimento, coniugandolo con la potenza del messaggio, dell'analisi che essi portano sul piccolo schermo.

Nel guardare The Plot Against America, non si può non pensare a quel capolavoro di Watchmen, altra opera targata HBO. Sono 2 prodotti profondamente diversi, eppure collidenti sullo stesso tema di fondo: la nascita dell'odio razziale, il valore del sacrificio, il climax ascendente che contraddistingue ogni spirale di odio e violenza.

In The Plot Against America assistiamo alla spietata ricostruzione di come sarebbe potuta essere la vita di una persona ebrea in un'America governata da filo-nazisti, capace di tranquillizzare formalmente i "jews" ma di rendere, allo stesso tempo, la loro vita un inferno.

Una democrazia non diventa una dittatura dall'oggi al domani, con lo schiocco delle dita.

La caduta negli inferi del totalismo è piuttosto una lenta discesa che parte da lontano, da piccole privazioni della libertà, dall'accettazione di compromessi etici e morali, dall'aver guardato dall'altra parte sempre più frequentemente. La somma di queste piccole azioni rappresenta, solitamente, l'inizio della fine.

Se c'è un uomo capace di rappresentare l'impercettibile che alberga nella società, quello è David Simon.

Se c'è una serie tv che quest'anno è riuscita a rappresentare come sarebbe potuto essere un mondo come quello disegnato da Philipp Roth, accostandolo inevitabilmente ad un presente non propriamente roseo sotto il profilo dei diritti civili, quella è stata proprio The Plot Against America.

Lo sguardo di Simon, unito alla fantasia di Roth, hanno proiettato sul presente le ombre del passato, restituendoci 6 episodi plumbei e traumatici, e, soprattutto, estremamente attuali e necessari.



 

Trama: 7,5

Sviluppo Personaggi: 8,5

Complessità: 9,5

Originalità: 8

Impatto sulla serialità contemporanea: 6,5

Comparto tecnico: 7

Regia: 7

Intrattenimento: 6,5

Coinvolgimento emotivo: 9

Soundtrack: 6



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