Prima di lanciarvi in giudizi affrettati sul titolo del post, aspettate un attimo.
Riavvolgiamo il nastro e facciamo due chiacchiere in leggerezza ma con un briciolo di serietà ed etica professionale (che poi la mia professione, il blogger di serie tv; non lo è).
Amazon Prime Video ha acquisito i diritti per produrre "The Lord of the Rings: The Rings of Power" nel 2017, sconfiggendo altri giganti come Netflix e HBO in una gara competitiva. Amazon ha siglato l'accordo con il Tolkien Estate, HarperCollins e la New Line Cinema, pagando 250 milioni di dollari solo per i diritti. L'accordo includeva l'impegno a produrre almeno cinque stagioni. Il budget complessivo stimato per l'intera serie è astronomico, superando il miliardo di dollari, rendendola una delle produzioni televisive più costose di sempre. La serie ha debuttato nel settembre 2022, esplorando nuovi racconti precedenti agli eventi della trilogia di Tolkien.
A fronte di tutto questo ben di Dio, qual'è stata l'accoglienza della critica e del pubblico alla prima stagione?
Tiepida? Estasiata? Irritata?
Nonostante il budget imponente (circa 700 milioni di dollari tra produzione e marketing) e l'ambientazione nell'universo di J.R.R. Tolkien, la serie non è riuscita a conquistare i fan storici.
Uno dei punti critici principali è stato il ritmo narrativo, considerato lento e poco coinvolgente. Molti spettatori si sono lamentati di personaggi deboli e dialoghi privi di profondità, distanti dallo spirito epico e complesso delle opere originali. Inoltre, alcuni hanno criticato l'uso eccessivo della CGI, talvolta poco convincente, che ha distolto dall'immersione visiva che ci si aspettava da una produzione di tale portata.
La serie ha anche subito critiche per alcune scelte di trama considerate troppo distanti dal materiale originale. Pur essendo un adattamento libero, la libertà creativa ha alienato una parte del pubblico, che ha percepito una disconnessione con l'universo tolkeniano.
Nonostante alcune recensioni positive che hanno lodato la spettacolarità visiva, il sentimento prevalente è stato di delusione. Molti fan e critici hanno visto la serie come un’occasione mancata, lontana dall'epicità e dalla magia che avevano reso memorabile la trilogia cinematografica.
Fatto questo dovuto recap delle intenzioni, produzioni e vicissitudini precedenti tuffiamoci con forza in una seconda stagione che in tanti avevano la tentazione di snobbare sin dall'inizio.
Si sarebbero persi qualcosa o a loro va il premio "miglior scelta dell'anno"?
Quando ho iniziato a scrivere questo post (negli ultimi mesi scrivo a puntate visto il tempo risicatissimo a disposizione), non avevo ancora letto le recensioni dei blogger, autori, siti web che più mi appassionano. Mentre scrivo queste righe, invece, sono al corrente del pensiero di queste persone che stimo da tempo.
Con mia somma sorpresa, non mi trovo molto daccordo con il sentimento generale.
Quale sarebbe?
The Rings of Power 2 è meglio di The Rings of Power 1 ma fa ancora ca**re.
Sull'ultima frase non mi trovo assolutamente daccordo mentre sulla prima (quella precedente al "ma", assolutamente si).
Il problema unico della seconda stagione di The Rings of Power è che viene dopo la prima (lapalissiano no?), partendo con una valanga di fischi, pernacchie e insulti che la seconda stagione prova a scrollarsi di dosso, riuscendoci in pieno (almeno per il sottoscritto).
Restano tanti difetti, qualche problema di fondo e qualche faciloneria ma la seconda stagione riesce a fare almeno tre cose egregie che avevamo denunciato pesantemente nella prima:
Compatta le storyline
Sviluppa meglio i singoli personaggi rendendoli molto più vicini a noi
Accelera il ritmo
Potrei citare altri pregi che la seconda stagione ha e la prima non aveva ma preferisco concentrarmi su questi tre.
Dire che la prima stagione ci era risultata sfilacciata è un gran bell'eufemismo.
Le 4-5 storyline principali non solo non convergevano ma sembravano ciascuna avulsa dal contesto.
In questa seconda stagione, invece, a parte la linea narrativa riguardante quello che si scoprirà essere Gandalf (ma va?!), tutto si tocca, si sfiora, si parla, cantando la stessa canzone, intonando la stessa epica melodia.
Gli elfi, i nani, l'Eregion, gli orchi, Celebrimbor, Sauron, Adar, Numenor, Isildur, Arondir, Galadriel sono tra i protagonisti che questa sinfonia riescono a far emergere, unendo puntini e rimandando a cose note per chi ha letto i libri e cose ignote e intriganti per chi quei famosissimi libri non li ha mai sfiorati.
Si percepisce, fortemente, la Storia e non le storie che questa mastodontica opera vuole raccontare.
Se questo avviene è anche grazie alla molto meglio riuscita caratterizzazione dei personaggi principali che nella prima annata ci erano parsi, chi più, chi meno, anonimi.
Il discorso vale praticamente per ogni singolo personaggio.
Prendiamo Celebrimbor che passa dall'essere tratteggiato come un affidabile fabbro di paese, con il carisma dei tizi di poltrone e sofà, ad essere effettivamente un personaggio centrale, con una propria identità, persino ambizione; ambizione che lo condannerà a diventare colui il quale darà il nome all'intera saga.
Sauron, che già aveva abbastanza convinto nella prima stagione senza farci mai strappare le vesti, riesce a trasmettere quella dualità e ambiguità che il suo personaggio incarna in maniera quasi proverbiale.
Elrond diviene uno stratega, un combattente, un valoroso eroe chiamato ad andare oltre le proprie convinzioni, figura lontanissima dall'Elrond estremamente e sempre soporifero e dalla faccia da bravo ragazzo che ti aspetteresti più da un Dawson in Dawson's Creek che da uno degli elfi più famosi della saga.
Persino Galadriel, che nella prima stagione era parsa forse il più grande fallimento nel casting e nello sviluppo dell'eroina Tolkeniana.
Se un difetto dobbiamo trovare su questo punto è che tutto avviene molto rapidamente e a volte anche un po' goffamente. I personaggi oscillano troppo spesso tra scelte dissonanti, aumentando un senso di smarrimento verso le motivazioni su quello che vorrebbero e su quelle che sarebbero, in effetti, le loro convinzioni.
E' per questo motivo che un personaggio come Durin riesce ad essere sempre quello più amato e rispettato da fan e non, proprio perchè riesce, pur vivendo spesso nel dubbio e nel conflitto interiore, a sapere quel che vuole. Lui ed Adar vivono di grande continuità e meritano una menzione più degli altri.
Per chiudere il trittico di ottime notizie dalla terra di mezzo, vi ho parlato del ritmo,
notevolmente migliorato, con cui questa seconda stagione viene portata avanti.
Durante la prima stagione di The Rings of Power avrò sbadigliato decine di volte.
Mi è capitato, un paio di volte, di preferire un sonnellino anticipato alla conclusione della specifica puntata. Non riuscivo ad immergermi nella storia, non riuscivo ad innamorarmi della filosofia dietro quello che stavo vedendo, non riuscivo ad affezionarmi ai personaggi. Queste importanti mancanze non venivano compensate da un'azione ed un moto narrativo all'altezza.
Nella seconda stagione non ci si annoia mai, anche a costo, a volte, di sembrare frettolosi e sconclusionati.
Ottimo ritmo, tanta buona azione, CGI adeguata alla fama e alle dimensione produttive dello show.
Tutto benissimo, dunque?
Eh no, sarebbe troppo bello persino per un pelopiedi felice protetto da un gigante buono.
The Rings of Power manca ancora di un paio di cose fondamentali.
La prima è che la solidità della struttura narrativa è ancora discutibile. Alcune cose vengono spiegate troppo e altre troppo poco, alcuni personaggi sono saldi (Durin, Adar) alle loro convinzioni e altri sembrano banderuole (Isildur, in un certo senso anche Elrond e altri personaggi a Numenor soprattutto). Non c'è ancora, insomma, quella sicurezza e convinzione di essere al timone saldamente di un universo cosi complesso e variegato. Molto meglio ma non ancora a livelli top.
La seconda, invece, è dettata dalla magia che questa serie dovrebbe scatenare in ognuno di noi. Da una serie tratta da Il Signore degli Anelli, e costata 1 miliardo di dollari, mi aspetterei scintille, farfalle nello stomaco, sentimenti non identificabili e bocche aperte ad ogni episodio. Questo sesto senso seriale non ancora lo sento svilupparsi. Manca la magia.
Non si percepisce.
Possiamo resistere senza di essa?
Sceneggiatura: 7
Regia: 6,5
Cast: 5,5
Genere: Fantasy
Complessità: 6,5
Originalità: 4
Autorialità: 3
Intensità/coinvolgimento emotivo: 8
Profondità: 6
Contenuti Violenti/Sessuali: 2
Intrattenimento: 7,5
Opening: 6
Soundtrack: 6
Produzione: Amazon Prime Video
Anno di uscita: 2024
Stagione di riferimento: 2
Voto complessivo: 7++
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