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The Serpent: bella ma non impossibile


 

Ne hanno parlato tutti, forse non tanto quanto LOL e Lillo ma più o meno siamo allo stesso grado della scala Mercalli del chiacchiericcio seriale.

Mi riferisco a The Serpent, serie tv prodotta e catalogata su Netflix tratta dalle vicende giudiziarie, leggende metropolitane, mito criminale legati alla figura del Serpent, all'anagrafe Charles Sobhraj, finito agli onori della cronaca come uno spietato assassino e sfuggente ladro di pietre preziose e di identità.

Il fascino criminale ha sempre rappresentato un tratto molto avvincente per il pubblico italiano e non, ed anche in questo caso, la torbida storia legata a questo losco figuro, i misteri dietro molte delle vicende ad egli connesse e le sfumature che offuscano (o schiariscono) la storia di Sobhraj, hanno finito per "accalappiare" molti segugi seriali.

Grazie ad un casting eccellente rispetto al protagonista, una regia esotica e curata, un ritmo abbastanza incalzante e la capacità di stuzzicare gli appetiti degli amanti del crime dai contorni gialli e neri, la serie ha ottenuto un successo stratosferico.

Sarà stato meritato?

Per rispondervi cripticamente vi ammonirei dicendovi che The Serpent, a fine 2021, potrebbe finire nella cinquina delle serie tv più sopravvalutate (se siete curiosi di scoprire quali sono state quelle dell'anno 2020 fatevi un giretto su questo post).

Viste le tante serie brutte, o addiritture inguardabili, che stanno avendo successo (Vero Behind Her Eyes? Vero Che Fine ha fatto Sara??) credo che The Serpent potrà dormire sogni tranquilli.

Il concetto, però, resta.

The Serpent è un'opera canonica, fatta bene e con ogni cosa al proprio posto.

Riesce a metterci anche del calore vero nei caratteri dei suoi personaggi (basti pensare all'ossessività di Herman) e del fuoco vero ad ardere dentro i loro petti (Ajay tanto per citare un personaggio più che secondario o Nadine), eppure alla fine non riesce a staccarsi da quell'alone che avvolge quelle belle seriuccie che però sanno di già visto.

Il vero problema di The Serpent, pur tra i mille pregi indubitabili, è quello di assomigliare costantemente ad altro.

E qui viene una domanda più "esistenziale" per noi blogger, critici o semplici appassionati.

Quale sarebbe esattamente il confine fra il tributo e la scopiazzatura, fra l'essere eredi di qualcosa ed esserne un ricordo, una copia, un riflesso?

Per farvi un esempio bello fresco:

Nei giorni scorsi vi ho parlato di un'altra serie Netflix, una serie svedese dal titolo Snabba Cash. L'ho elogiata a tal punto da associarla a titoli come Gomorra, Breaking Bad e Sons Of Anarchy, accostandola a questi mostri sacri senza mai definirla una copia degli stessi.

Perchè?

Perchè era chiaro che gli autori erano stati influenzati da quelle opere, avendo con esse un debito importantissimo, ma senza mai dare l'impressione di non saperne uscire fuori con le proprie gambe. Snabba Cash ha ereditato atmosfere e stile di certi grandissimi prodotti seriali, uscendone, però, con una pelle nuova e unica: la pelle di Snabba Cash.

Con The Serpent ho avvertito l'immediato bisogno di scovare nei cassetti della mia memoria serialfillerosa, a caccia di quei momenti, di quelle vibrazioni e di quei ricordi seriali accumulati negli ultimi anni, trovando tantissima roba che in qualche modo avrei ricondotto alla serie Netflix.

La regia, precisissima e fatta di ampie zoommate, mi ha ricordato 2 serie come Ethos e The Little Drummer Girl. Della prima ve ne ho parlato ampiamente in questo post mentre della seconda vi parlerò in futuro, ripescando qualche vecchia bozza sparsa nei file del mio PC. Ho adorato, in entrambe le serie, il taglio che i 2 registi avevano dato in fase di montaggio e fotografia, dando l'impressione che le immagini, in qualche modo, stessero respirando attraverso lo schermo, animandole di un calore incandescente e rassicurante.

The Serpent sembra riprendere tutto ciò riproponendole come mero esercizio di stile, non riuscendo ad associare il proprio racconto, il proprio marchio di fabbrica, a quello che altri registi prima di allora, e con maggiore successo, erano riusciti a fare.

Nonostante le location esotiche e orientali, che spaziavano dal Vietnam al Nepal, passando per la Thailandia e l'India, la serie è riuscita a generare in me un associazione pazzesca con Narcos. Sarà stato per il parruccone indossato dall'eccezionale Tahar Rahim, sarà stato per un certo modo di visualizzare i delitti e le atrocità commesse, ma The Serpent a volte mi ha dato l'impressione di un Narcos Thailandese.

In linea più generale, però, The Serpent si colloca in quella foltissima schiera di prodotti "facili" da disegnare, nei quali la storia ed il protagonista garantiscono un successo assicurato, successo che verrà via via amplificato da tutti gli altri fattori in gioco, dal casting alla regia, dalle musiche alla sceneggiatura.

L'impressione è che The Serpent sia riuscita a trovare la storia giusta e al momento giusto, arricchendola con un protagonista in formissima, una partner eccellent come Jenna Coleman, musiche in grande sintonia con i vari momenti mostrati, ottima regia e una bella evoluzione dei personaggi.

E il punto è proprio quello.

A The Serpent non puoi dirgli assolutamente nulla nell'immediato però, ecco, è difficile che fra qualche anno vi ricorderete il nome di quella serie tv con quel tizio thailandese (o forse era francese, o forse era indiano, o magari vietnamita) che avvelenava i pozzi, rubava le identità e gli piaceva sfidare la sorte.

E' stato un pò vittima dell'effetto "La Regina Degli Scacchi" che da queste parti abbiamo amato ma non osannato come si evince da questo post. Tutto in ordine, tutto fantastico, tutto perfetto. E poi?

Cosa ci rimane?

Ci rimane quel vuoto esistenziale che ci lasciavano Tony Soprano e compagnia?

Ci resta quella voglia di scoperta ereditata ad ogni stagione di Lost?

Ci lascia quella sensazione di epicità che ci regalava ogni episodio di Game of Thrones?

No. Per niente.

Se lo sottolineo è perchè in molti parlano di capolavoro.

The Serpent non lo è ma è una buona, anzi un'ottima serie.

Guardatela, consigliatela, amatela.

Per favore, però, non chiamatela capolavoro o gli dei della serialità finiranno per lanciarvi tuoni, fulmini e saette interrompendo la connessione internet nel vostro appartamento.



 


Sviluppo Personaggi: 7

Complessità: 6++

Originalità: 5,5

Autorialità: 6

Cast: 7

Intensità: 6,5

Trama: 7

Coerenza: 6

Profondità: 4

Impatto sulla serialità contemporanea: 4

Componente Drama: 8

Componente Comedy: 2

Contenuti Violenti e/o sessuali: 7

Comparto tecnico: 9

Regia: 9

Intrattenimento: 7

Coinvolgimento emotivo: 6

Soundtrack: 7

Produzione: Netflix

Anno di uscita: 2021

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