Vi interrogate spesso sul concetto di verità?
Da quando avete visto "Il Discorso del Re" non perdete un appuntamento con Colin Firth?
Vi interessano le storie vere di cronaca?
HBO ci regala uno dei migliori thriller dell'anno e lo fa portando sullo schermo un attore di spessore cosi elevato da rendere difficile anche solo immaginare che una serie con lui protagonista potesse essere perdibile.
Colin Firth è Michael Peterson in The Staircase, miniserie in 8 episodi che racconta di un fatto di cronaca risalente al 2001, anno in cui, nella propria dimora, fu ritrovata, tra le braccia del marito, il corpo dissanguato e senza vita di Kathleen Peterson, qui interpretata da Toni Collette (Unbelievable).
Se non avete ancora visto la serie ma volete stuzzicare la vostra curiosità, vi rimando al post di first impression sullo show.
Il cast, già di altissima levatura grazie ai 2 nomi sopracitati, si arricchisce di attori del calibro di Michael Sthulbarg (Dopesick, Your Honor), Parker Posey, Sophie Turner (Game of Thrones) e Juliette Binoche, fra gli altri.
La storia vera da cui The Staircase è tratta è molto più ampia del misfatto a cui si riferisce, avendo tratto parte del materiale a cui si ispira anche da un documentario del 2018 trasmesso su Netflix e di cui nella serie si fa ampio riferimento.
Aldilà della storia, sicuramente torbida, intrigante e misteriosa, quello che emerge fortemente è il tema legato al concetto di verità, e se vogliamo di giustizia, sul quale l'intera serie sembra poggiarsi.
Ai margini di un omicidio/incidente sul quale è difficile determinare chi sia l'assassino (ammesso che esista un assassino e non si tratti di un fatale incidente), è giusto accanirsi contro qualcuno o in favore di qualcun altro appellandosi alla vuotissima parola "verità"?
Nella fattinspecie, Michael Peterson appariva agli occhi di tutti come un marito pregevole, un buon genitore, un uomo per bene. Scoprire che cosi tanto eccezionale egli non fosse, ci consente di etichettarlo, senza alcun dibattimento interiore, come inequivocabile omicida della moglie che avrebbe tanto amato?
Di fronte a prove circostanziali e ad una professione di innocenza costante e mai messa in discussione, è corretto reputare quell'uomo un assassino brutale ed un essere umano ignobile?
Durante tutta la serie ci viene presentato il personaggio di Michael Peterson da tutte le angolature possibili.
Lo vediamo vestire i panni dello scrittore e dell'amico, del colpevole e dell'innocente, del padre e del marito, del fratello e dell'aspirante politico.
In ognuna di queste vesti lo vediamo sempre più abbarbicato a delle foltissime ambiguità.
Ama Kathleen ma ha degli istinti passionali accesissimi verso altri uomini.
Adora i propri figli ma è spesso duro e ingiusto con loro.
E' affabile e imponente ma anche molto sprezzante nei confronti di chi si interfaccia con lui.
E' ironico ma irascibile.
E' romantico ma cinico.
Michael Peterson sembra essere l'emblema della duplicità, cosi come duplice (nel senso di sdoppiato) sembra essere il casus belli che lo porta ad essere incriminato per l'omicidio di Kathleen.
Che Michael abbia omesso particolari importanti e che non abbia compreso appieno quanto stesse accadendo quella notte è innegabile.
Che sia stato lui a massacrare la moglie era qualcosa che andava fortemente dimostrato.
Molte prove finivano per puntare a lui ma quasi ciascuna di esse poteva essere facilmente confutata. Era giusto, dunque, ammanettarlo, imprigionarlo e buttare la chiave?
E se Michael fosse stato "solo" una "shitty person" ma non un'omicida?
E se Kathleen fosse stata davvero l'amore della sua vita alla quale mai avrebbe torto un capello?
Meglio 100 colpevoli fuori che un innocente dentro come recitava, più o meno, un passaggio del codice Digesto di Giustiniana memoria.
Michael potrebbe essere uno di quegli innocenti ad aver pagato il prezzo della propria personalità ingombrante e disprezzabile.
E allora torna la domanda, anzi, le domande.
Cos'è la verità?
Cos'è la giustizia?
Nella serie ci vengono mostrate ben 4 potenziali verità.
Nella prima, Kathleen, in una serie di sfortunati eventi, cade 2 volte dalle scale, fracassandosi il cranio contro il muro ed i gradini e morendo soffocata nel suo stesso sangue mentre Michael era a bordo piscina, incapace di sentirla.
Nella seconda, la donna scopre delle foto di uomini nudi sul pc del marito. Lo affronta e lui perde le staffe. La uccide fingendo che sia stato un incidente.
Nella terza, la teoria del gufo viene suggellata dalla sequenza in cui tutto nasce all'esterno, da un gufo che si aggrappa a Kathleen, la ferisce e la intontisce. La scala sarà un everest per lei che, nel tentativo di salire i gradini scivolerà e batterà la testa, morendo tragicamente nel suo stesso sangue.
Nella quarta i 2 si affrontano sul tema dell'omosessualità di Michael. Kathleen è distrutta ma comprenderà. Michael accetterà se stesso e la situazione. I 2 si saluteranno. Probabilmente continueranno ad amarsi. Nulla di brutto accadrà.
Il concetto di verità, come capirete, è estremamente sensibile alla prospettiva da cui guardiamo un evento.
La giuria e l'accusa hanno spinto se stessi a credere che l'unica verità fosse che Michael fosse un brutale psicopatico reo di aver commesso ben 2 omicidi seriali.
Una parte della famiglia di Michael ha creduto in lui fino in fondo.
Un'altra parte l'ha abbandonato quasi subito.
La bella Sophie ha messo in discussione la sua intera vita per aiutare Michael ma alla fine non ha saputo più riconoscere la bugia dalla realtà.
Persino i 2 documentaristi si son polarizzati fra chi credeva a Michael e chi lo credeva un assassino.
Colin Firth è stato bravissimo a caricare sulle sue spalle il peso di un personaggio cosi ambiguo.
Michael Peterson è stato dipinto come un abile affabulatore ed un padre egoista e fintamente generoso verso i suoi tanti figli, nati da altri matrimoni.
Lo abbiamo visto spingere Todd verso l'esaurimento, isolare Clayton come fosse un malato di mente, costringere Martha a chiudersi in se stessa, Margaret a credere a tutto come fosse una bambina. Spesso, nel momento in cui contava, abbiamo assistito alle manipolazioni di Michael atte ad avere accanto i suoi figli, ad averli alle sue dipendenze, senza mai chiederlo esplicitamente ma lasciando sempre che fossero loro a decidere di seguirlo quasi come degli adepti di una setta farebbero con il loro guru.
Sophie ha assaggiato quella stessa torta.
In tanti l'hanno degustata. In molti hanno saputo sputarla a terra. Altri l'hanno dovuta vomitare varie volte prima di tenerla fuori dalla loro dieta.
Michael Peterson era, inequivocabilmente, una pessima persona, un pessimo essere umano.
Era anche un'omicida?
Arrivare alla fine della stagione senza avere capito se il protagonista fosse davvero colpevole è stato frustrante ma anche fondamentale per dare un senso a tutto lo show ed al messaggio che sottintendeva l'intero racconto.
Quel primo piano enigmatico sul volto di Colin Firth resta un'immagine copertina di una miniserie, e di un personaggio, difficili da dimenticare.
Ha continuato, spesso, a ricordarmi The Undoing.
Ha continuato, spesso, a farmi desiderare un finale aperto.
Quel finale aperto è arrivato, in coda ad una serie tosta e mai abbastanza scorrevole ma che Antonio Campos ha saputo disegnare, dirigere e produrre in maniera pregevole.
Michael Peterson sarà per sempre l'unico custode della verità. Di questa verità. L'unico che, guardando attraverso la camera, con i capelli oramai bianchi ed il viso corrotto dalle rughe, potrà raccontare ad un se stesso oramai solo, vecchio e abbandonato, tutta la verità, nient'altro che la verità.
Sviluppo Personaggi: 9
Complessità: 7
Originalità: 6,5
Autorialità: 6
Cast: 9
Intensità: 8
Trama: 8
Coerenza: 7+
Profondità: 7,5
Impatto sulla serialità contemporanea: 2
Componente Drama: 9
Componente Comedy: 1
Contenuti Violenti: 7
Contenuti Sessuali: 2
Comparto tecnico: 6,5
Regia: 6++
Intrattenimento: 4
Coinvolgimento emotivo: 7
Opening: 7+
Soundtrack: 5
Produzione: HBO Max
Anno di uscita: 2022
Stagione di riferimento: 1
Comments