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This is us e six feet under e la capacità di parlare del tempo

Il tempo.

Maledetto.

Fugace.

Essenziale.

Inesorabile.

Nemico.

Il tempo maledetto che non ci aspetta mai, che fugge via lasciando via morte, rimpianto, dolore.

Il tempo magico che non ci aspetta mai ma che nella sua fugacità ci consente di dare peso alle nostre scelte, valore alla nostra vita, futuro alle persone che non ci sono più.

Ci sono 2 serie tv che, più di tutte, hanno basato le loro ambizioni sulla ricerca di un senso al tempo che passa e, di riflesso, alla vita che scivola via.

Six Feet Under e This Is Us sono 2 serie che non avreste mai pensato di paragonare ma che, messe sotto la lente del microscopio, hanno un punto di contatto potentissimo proprio nella rappresentazione delle nostre vite in funzione del tempo, dei lutti, dei ricordi.

Un paragone che può sembrarvi forzato vista la disparità di percezione fra la prima e la seconda ma che, vi garantisco, forzato non è.

Se volete conoscere quale è l'esatta intersezione fra i 2 show, vi consiglio di confrontare il series finale di Six Feet Under con il quartultimo episodio di This Is Us.

Everyone's Waiting è, probabilmente, il finale di serie più bello della storia della tv.

Miguel è un episodio tributo ad un comprimario dello show della NBC.

Il primo è un capolavoro indiscusso e riconosciuto.

Il secondo si presenta come un episodio filler all'interno di una serie importante ma che non sempre ha potuto godere di pareri trasversalmente entusiastici.

Nonostante queste siderali distanze, è fondamentale accostare questi 2 episodi e, di riflesso, questi 2 show.

Il motivo risiede nella sostanza delle cose raccontate e nella profondità delle immagini mostrate, capaci di trasportarci emotivamente dentro il fenomeno della Vita con la "V" maiuscola.

Voglio partire da Miguel e da questo recentissimo episodio che tanto mi ha emozionato e tanto ha fatto riaffiorare in me il ricordo dei fasti di Everyone's Waiting.

Seguiranno spoiler.

This is Us ha sempre e da sempre giocato col tempo.

Lo ha fatto con enorme classe, seppure spesso scivolando nel melenso o nell'arte dell'improbabile. Con Miguel, questa sua capacità di muoversi fra varie epoche e vari percorsi, ha toccato il suo apice.

Strano, ma efficace, come questo momento apicale sia arrivato in un episodio interamente dedicato ad una figura assolutamente marginale. Miguel è sempre stato un passo indietro rispetto ai vari Jack, Rebecca, Randall, Kevin e Kate. Sono sempre stati loro, i Pearson, i padroni della scena.

A rifletterci bene, però, Miguel è l'unico ad aver attraversato compiutamente, e da "grande", tutte le epoche storiche della serie e tutti i momenti familiari che abbiamo vissuto insieme ai Pearson in questi anni.

C'era lui accanto a Jack durante il corteggiamento di Rebecca. C'era lui mentre i bambini crescevano. Era lui la spalla di Jack nei momenti di difficoltà, era lui la spalla della coppia nei momenti belli. C'è stato da single, da sposato e poi da divorziato. C'era lui quando Jack è morto, ed è stato lui a traghettare Rebecca ed i suoi figli verso una nuova fase della vita, quella senza il padre e marito più amati d'America. Ed è stato lui il punto di intersezione fra la Rebecca in lutto e quella in cerca di una nuova felicità. Per Rebecca è stato un punto fermo, ha rappresentato la pace, il sostegno, la sostanza delle piccole cose quotidiane. In salute ed in malattia. In questa nuova veste, da marito di una donna che tutti immaginavano fedele a Jack anche dopo la morte di quest'ultimo, Miguel ha saputo, gradualmente essere un punto di riferimento nuovo anche per il resto della famiglia. Dapprima per gli altri 2 "esclusi" dal pantheon dei Big Three, costituendo un terzetto alternativo formato da lui, Beth e Toby, fino a divenire una sorta di padre putativo per Randall, Kate e Kevin, da sempre scettici e timorosi di questo suo nuovo ruolo.

E' stato commovente, in questo episodio, assistere al riconoscimento sentitissimo dei 3 fratelli nei confronti di questo amichevole "intruso". Quel "We Love You Miguel" esclamato da Randall prima, da Kate poi e confermato da Kevin infine, è stato, forse, l'attestato di amore più bello che egli potesse ricevere.

In "Miguel" abbiamo ripercorso quasi un secolo di storia, "nostra" e di Miguel. L'infanzia, la ricerca della fortuna in America, l'amicizia con Jack, i primi amori, l'ingresso nel mondo del lavoro, i dissidi col padre, la perdita dell'amico più importante, il divorzio, la disponibilità verso la famiglia Pearson, la dedizione, l'abbandono, la partenza, il rapporto perduto coi figli, l'amore con Rebecca, le difficoltà a farsi accettare in questa nuova veste, l'accettazione di questo nuovo ruolo, la devozione verso Rebecca, l'attaccamento verso una famiglia che, a mano a mano era divenuta anche sua, la malattia della moglie, la propria malattia, il ricongiungimento col figlio, la vecchiaia, il declino fisico, la morte.

Un albero di mele come ultimo letto. Ceneri sparse dai suoi figliocci come ultimo saluto. La memoria conservata e custodita nel cuore dei suoi affetti reali e acquisiti ma sempre carissimi.

Miguel è stato il testimone dello scorrere naturale del tempo e delle cose.

Nasce, vive, muore.

Ma muore davvero? O il ricordo bellissimo che Kate, Kevin, Randall e tutti gli altri conserveranno di lui gli permetterà di vivere ancora? Magari attraverso ogni sorso di coquito o attraverso un calice di vino o una partita di baseball o semplicemente attraverso il ricordo di quel sorriso smagliante e di quei piccoli gesti quotidiani che testimoniavano l'amore per Rebecca.

In questo, l'episodio, ed il personaggio, rappresentano il perfetto passaggio di consegne fra Six Feet Under e This Is Us.

Anche lì, nella serie HBO, e soprattutto nel suo finale indimenticabile, il tempo scorreva, mentre "Breathe Me" di Sia accompagnava gli ultimi 7 minuti della serie. In 7 minuti l'intera famiglia Fisher "moriva", uno dopo l'altro, inesorabilmente. Di vecchiaia, di malattia, incidentalmente, sempre fatalmente, sempre tragicamente, sempre ineluttabilmente.

Il tempo non ha dato scampo ai Fisher, non ha dato scampo a Miguel, non darà scampo a Rebecca, non darà scampo a nessuno di noi.

Six Feet Under, più macabramente, This Is Us più sentimentalmente, ce lo hanno ricordato e descritto come nessun altra serie abbia mai fatto.

Con gioia, dolore e tanto realismo.






























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