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Un anno fa terminava Better Call Saul e iniziava la leggenda del miglior show all time.

Correva l'anno 2022.

Il calendario indicava la data del 16 Agosto.

Il primo pensiero di quel mattino fu di connettermi al mio account Netflix sperando che la piattaforma avesse già caricato il series finale di quella che, ad oggi, reputo la migliore serie all time.

Ero in vacanza ma per una volta avrei voluto tele-trasportarmi nel salotto di casa mia per gustarmi nel buio totale della stanza e sul mio Oled quella che fino a quel momento rappresentava la puntata più attesa della mia vita.

Dopo 6 stagioni ed a conclusione (?) dell'universo narrativo seriale più riuscito della storia, Better Call Saul era pronto a regalare a tutti i suoi adepti una conclusione memorabile.

E Saul Gone, questo il titolo dell'episodio, fu esattamente questo; un episodio memorabile.

Lo salutai, nelle settimane successive, con un post che mi fece piombare, durante la stesura, in uno stato catartico, una sorta di trance in cui scrivevo fiumi di parole senza accorgermene e mentre scrivevo sentivo il bisogno di scrivere ancora e ancora e ancora.

Oggi, a distanza di un anno, sento ancora forte la necessità di dire qualcosa, di ricordare, di celebrare come e più di allora una serie tv che è riuscita a condensare tutto e il contrario di tutto, con eleganza, maestria, poesia e naturale destrezza di personaggi e storie che hanno animato Breaking Bad prima ed il suo prequel/sequel poi.

Una iconica scena di better call saul finale Kim Jimmy Saul

Sono decine i post a tema Better Call Saul che trovate pubblicati sul sito.

Il motivo è semplice, quasi banale. Ogni episodio di Better Call Saul meritava di essere commentato.

A volte per spessore tecnico, altre per la maniacale cura nei dettagli, altre per le svolte che racchiudeva, altre ancora per parlare di quella specifica scena, altre per elogiarne il visual storytelling di cui la serie rappresenta uno degli esempi più alti al cinema ed in tv.

La sesta stagione, più di tutte le altre, era riuscita ad elevare e magnificare tutti i pregi che la serie aveva mostrato negli anni precedenti.

Un po' come accaduto per Breaking Bad, Better Call Saul sembrava crescere di episodio in episodio, accumulando pathos, tensione narrativa, sviscerando tutto nei minimi particolari, chiudendo tutte le porticine che aveva aperto negli episodi precedenti senza lasciare mai nulla al caso.

La crescita dei personaggi sembrava quella di un palloncino che continuava a gonfiarsi senza mai dare la percezione di poter scoppiare.

Quel palloncino ha continuato a crescere e, ad un certo punto, ha iniziato a volare.

Sempre più in alto.

Better Call Saul è sempre stata la serie su Saul Goodman e su come quel personaggio istrionico, a tratti viscido, millantatore, incantatore fosse diventato quella macchietta fabbrica soldi e menzogne che avevamo conosciuto, anni prima, in Breaking Bad.

Il meraviglioso pilot, di cui vi avevo qui parlato, ci aveva lasciato di stucco quando al nostro cospetto si era presentato un Bob Odenkirk che tutti chiamavano Jimmy, non Saul.

Di Saul sembrava non esserci nulla. Ne il nome, ne l'atteggiamento, ne il carattere, ne l'ambizione.

Esisteva solo Jimmy. Un personaggio per noi tutto nuovo e quindi tutto da scoprire.

Prima di incontrare Jimmy, però, poche sequenze in bianco e nero ci avevano presentato un Bob Odenkirk stempiato e baffuto, spento come il bianco e nero della pellicola che lo ritraeva muoversi tra un banco e l'altro del Cinnabon in una ignota ma apparentemente vuota e triste località ovunque nel mondo.

In un solo boccone gli autori avevano accumulato già tre personaggi, tutti concentrati su una sola persona e tutti caricati sulle forti spalle di quel mago che è Bob Odenkirk.

Chi si aspettava una serie su Saul Goodman sarebbe rimasto, probabilmente, deluso. Per chi, come me, attendeva un'opera d'arte, il piatto era appena stato servito.

E sarebbe stato solo l'inizio di una cavalcata trionfale verso l'inferno, andata e ritorno.

Il motivo per cui definisco molto spesso "poetico" Better Call Saul è proprio insito in gran parte delle cose che ho elencato.

Prendere un personaggio risibile e abbastanza meschino, destrutturarlo completamente, tagliandolo a fettine, vivisezionando ogni aspetto che lo ha portato ad essere quel giullare che avevamo conosciuto, ci ha permesso di empatizzare con lui talmente tanto da smettere di trattarlo come un bulletto colorato e avido per iniziare a considerarlo un amico, un fratello, un uomo per cui tifare.

Sapevamo che quell'uomo distrutto dal mancato amore fraterno, devastato dalla scarsa considerazione che gli altri nutrivano in lui, annichilito da un mondo che sembrava dirgli sempre "no", sarebbe diventato un uomo senza scrupoli, schifosamente ricco ed artefice della costruzione di un impero della droga che avrebbe seminato paura, sangue e morte.

Conoscerlo a fondo ci ha permesso di capire perchè e per come quella evoluzione sarebbe avvenuta e quando Jimmy ha gettato la maschera indossando, definitivamente, quella di Saul ci si è spezzato il cuore, frantumato in mille pezzi di fronte ad una persona che avevamo imparato a volere bene e che, di fronte ad una serie di sfortunati eventi e alla perdita della propria amata, aveva deciso di abbracciare, senza appello, il proprio lato oscuro.

A differenza di quanto avvenuto per Walter White qui stava avvenendo il processo inverso.

WW ci era stato presentato come un uomo sconfitto dalla vita e alle prese con la morte, una morte che lo avrebbe accompagnato verso l'oblio dopo una vita sprecata tra i banchi di un liceo dove nessuno sembrava ascoltarlo.

Una mente brillante che si stava spegnendo lasciando 2 figli ed una moglie senza un soldo e senza un vero uomo da ricordare.

L'orgoglio e lo spirito di rivalsa verso tutti lo aveva spinto ad improvvisarsi criminale, trasformandosi da buono in villain nell'arco delle 5 stagioni.

Per Jimmy/Saul accade l'esatto contrario con il pubblico che parte da una prospettiva inversa. Il villain Saul che viene retrospettivamente proiettato nella figura del buon Jimmy.

Assistiamo, cosi, alla discesa negli inferi di colui che si sarebbe forse accontentato di una laurea da avvocato, un posto accanto al fratello alla HHM e qualche pacca sulla spalla mentre Chuck elargiva meritati bonus.

Il rifiuto costante e la consapevolezza di valere molto di più, hanno "costretto" Jimmy ad improvvisarsi Saul, a recuperare il suo lato truffaldino e cialtrone per essere qualcun altro, per diventare un uomo rispettato, ricco e pieno di energie vitali.

Vederlo cadere, assisterne alla sconfitta umana quando Kim (qui trovate un post dedicato alla "Scelta di Kim") deciderà, per il bene di entrambi, di abbandonarlo, certa di evitare ad entrambi una fine peggiore, è stato uno dei momenti più tragici della serialità contemporanea.

Attorno a tutti questi discorsi ruotava un mondo tecnico-narrativo pressoche perfetto dove Gilligan e Gould riuscivano, a colpi di cold open, flashback, flashforward e visual storytelling a raccontarci quella tragedia.

In apertura ricordavo una cosa ovvia che tanto ovvia non si è rivelata.

Better Call Saul doveva essere la serie di e su Saul Goodman.

Per nostra fortuna (non che non sarebbe stata altrettanto perfetta) è stata anche la serie di Chuck, di Howard, di Mike, di Gus, di Nacho, di Lalo e, soprattutto, di Kim Wexler.

Che personaggio staordinario è stato Kim?

E' o non è stato il miglior personaggio femminile della storia della serialità?

Zero dubbi su questo, per quanto mi riguarda.

Oltre ad essere stato delineato in maniera paradisiaca, Kim è stata l'oggetto/soggetto delle più svariate teorie, riuscendo a far ribollire il sangue di tutti gli spettatori intenti a spremersi le meningi sul perchè un personaggio cosi fondamentale per Saul non fosse presente in Breaking Bad.

Sarà stata uccisa?

Sarà morta per cause naturali?

Avrà voltato le spalle a Saul?

Lo avrà denunciato ad un certo punto della storia?

Sarà diventata un'informatrice della DEA o FBI?

I 2 saranno diventati, ad un certo punto, antagonisti?

Per 6 stagioni, ed in maniera esponenziale, abbiamo iniziato ad interrogarci sul destino della donna, apprezzando, ogni minuto di più, il talento cristallino di Rhea Seehorn, altra fenomenale scoperta di Gilligan & co.

Il finale, quel finale andato in onda esattamente un anno fa, ci ha restituito una delle performance attoriali più fenomenali degli ultimi anni. Come non citare quella scena sul bus?!

Kim è diventata, strada facendo, una co-protagonista il cui peso era pari a quello di Saul. Da lei dipendevano le sorti dello show. Da lei dipendevano le scelte di Jimmy.

Non è un caso se la trasformazione da Jimmy a Saul avviene proprio "a causa" dell'abbandono di Kim. Non è un caso se la trasformazione finale da Gene/Viktor a James McGill dipenderà, ancora una volta da questo legame indissolubile fra Kim e Jimmy.

E' per lei che Jimmy spinge sull'acceleratore per emanciparsi da Chuck ed Howard. Sarà per lei che sarà disposto a premere il piede sul freno quando capirà che oltre una certa soglia non sarebbe dovuto andare.

E' per lei che continuerà a sperare, a lottare sul finale di stagione.

Sarà per lei, nel suo intimo, che si farà carico delle proprie responsabilità, riconciliandosi definitivamente con se stesso e riconnettendosi, finalmente, con la sua compagna di vita.

A separarli ci sarà un muro altissimo, ci saranno decine di guardie armate, vi sarà del filo spinato e telecamere ovunque ma i 2 torneranno a fumare l'uno la sigaretta dell'altra.

Appoggiati contro un muro.

Come accadeva nel pilot.

Stavolta, però, il colore lascia spazio al bianco e nero.

Non c'è spazio per le sfumature di grigio, quelle hanno contraddistinto 6 lunghe ed intense stagioni.

Lo sguardo di Saul accompagna Kim all'uscita.

Una porta si chiude.

Per Jimmy.

Per Kim.

Per noi tutti.

Resterà il ricordo.

Resterà il legame indistruttibile fra noi e loro.

Un legame che, un anno dopo, mi ha portato a scrivere, di getto, tutto quello che avete letto.

I brividi, quelli veri, sanno sempre quando ricomparire.

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