Orfani di Vikings?
Appassionati della cultura norrena?
In cerca dell'ennesima serie che vorrebbe diventare la "nuova Game of Thrones?
Se avete sottoscritto un abbonamento a Netflix avrete sicuramente già divorato la prima stagione di Vikings: Valhalla, serie sequel della più famosa ed iconica Vikings, ideata e sceneggiata da Michael Hirst qualche anno fa su History Channel e conclusasi poco più di un anno fa con una buon epilogo che ho provato a raccontarvi in questo post.
Ebbene quest'anno c'era molta attesa per questo ritorno sotto mentite spoglie della saga di Ragnar Lothbrok e la sua prole.
Come sarà andata?
Come sarà stato?
Che sensazioni avrà lasciato?
Scopriamolo insieme senza andare mai troppo nel dettaglio.
Siamo nell'epoca di tante cose ma se c'è un trend seriale che sta spopolando è quello legato alle serie prequel e quelle sequel di grandi successi contemporanei.
Il più celebre (e riuscito) è sicuramente Better Call Saul (qui trovate una mia analisi sullo show di Vince Gilligan), serie prequel di Breaking Bad che è riuscita a mantenere intatta l'anima della serie madre ma senza togliere nulla alla "nuova serie", alle nuove storie ed ai nuovi (e vecchi) personaggi.
E vale la pena anche citare The Good Fight, serie sequel di The Good Wife che, pur restando ancorata alla serie madre, è riuscita ad emergere prepotentemente come una delle migliori serie degli ultimi anni (qui trovate una mia recente recensione).
Ho voluto citare questi 2 show poichè, a mio avviso, rappresentano il meglio che uno spinoff possa regalarci, ovvero novità e freschezza all'interno di un universo noto e con precise caratteristiche tecniche, narrative e stilistiche.
Nel parlarvi di loro riesco meglio a farvi capire il mio giudizio complessivo su questo Vikings: Valhalla.
Buona/ottima serie di cui non si sentiva assolutamente il bisogno.
E' possibile?
Si, lo è ed il motivo è proprio nascosto tra le righe precedenti.
Lo show di Netflix affonda pienamente le radici nella serie madre.
E' ambientato 100 anni dopo e sin dal primo istante gli autori vogliono fortemente ricordarci che la serie che ci accingiamo a guardare è una serie tratta dall'epica di Vikings. Ci ricordano di Ragnar e delle gesta dei suoi figli, ci ricordano dove i vichingi avevano messo radici e dove (e quando) il racconto inizierà.
E' un chiaro manifesto d'intenti ma soprattutto una strizzatina d'occhio palesissima verso i fan della serie madre.
Nulla di male se non fosse che ogni scena sembra una scena di Vikings.
Nuovi personaggi, nuove avventure, nuove battaglie, nuove diatribe eppure sembra di guardare una stagione di Vikings in cui la famiglia Lothbrok aveva deciso di andare in vacanza alle Maldive, per poi ritornare alla stagione successiva.
E la domanda che mi sovviene è la seguente:
Che bisogno c'era?
Perdonatemi se ne faccio una questione di intenti ma se voglio cambiare auto non compro la stessa auto, con lo stesso telaio, della stessa serie, della stessa marca, dello stesso anno in cui era stata costruita la macchina che ho appena dovuto portare allo sfascia carrozze.
Potrei decidere di acquistare dallo stesso rivenditore, di affidarmi allo stesso marchio, di mirare ad una macchina con le stesse caratteristiche ma di sicuro non andrei mai ad acquistare un "doppione".
Non so quanto sia calzante l'esempio ma nel guardare Vikings:Valhalla ho avuto come l'impressione di sostituire l'auto vecchia con un auto nuova identica, in tutto e per tutto, all'auto appena demolita.
Non ne capisco il senso.
L'auto andrà veloce, sarà performante, mi ricorderà di quella gita fatta sulle colline del Chianti e di quella volta che mi ha lasciato a piedi mentre correvo in autostrada alla volta del colloquio che avrebbe potuto cambiare la vita professionale, ma sempre la stessa auto resterà.
Scivolando maggiormente nel dettaglio, Vikings:Valhalla sostituisce i Lothbrok con nuovi combattenti, Lagertha con donne toste e guerriere come la propria paladina vissuta 100 anni prima e sostituisce vecchie battaglie intestine con altre e vecchie mire espansionistiche con altre, partendo dal tradimento sanguinoso dei Sassoni nei confronti dei norreni.
Che in questa operazione ci sia tanto di buono è innegabile ma è un "buono" che vale solo per chi ha tanta, tanta, tanta nostalgia di Vikings o che, paradossalmente, Vikings non l'ha mai vista.
E allora torna ancora la domanda:
Che bisogno c'era?
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