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Westworld - Finale: The winner takes all

La davate già per morta?


Non vi fidate della HBO?


Non vi fidate di Nolan?


In molti avevano celebrato, anzitempo, il funerale di Westworld. La serie tv fantascientifica e ad alto budget della HBO ha radunato un grosso numero di detrattori negli anni, persone che hanno visto crollare le aspettative anno dopo anno o semplicemente spettatori che speravano di trovare qualcosa di diverso nella serie tv di Jonhatan Nolan e Lisa Joy. Credo, però, che ci sia anche un gran numero di persone che hanno abbandonato lo show per un motivo molto semplice ma che, per non attirarsi antipatie, sarebbe meglio non dire.

Io lo dico, al massimo qualcuno non leggerà più questo blog con buona pace di tutti.

In molti hanno faticato a capirla, hanno faticato a stare al passo di Nolan e quindi addio, la loro nave è salpata, ad un certo punto, in direzione La Casa Di Carta o Resident Evil.

La quarta stagione, dunque, arrivava senza molte attese e pretese, con un pubblico molto ridotto ma costituito da fedelissimi e curiosi.

La "base", come la chiamerebbe un sondaggista, si è ritrovata a riassaporare i fasti della prima stagione, quella che aveva strabiliato tutti e fatto gridare al nuovo capolavoro della Golden Age.

Qualcosa si è perso nella seconda e terza stagione, forse addirittura qualcosa si è rotto ma l'anima di Westworld, con pregi e difetti, è rimasta lì, nella coscienza letargica di uomini, donne e robot che la costituivano, la costruivano o, semplicemente la percepivano.

La fase centrale di Agosto, oltre a strapparci l'anima e il cuore con l'addio di Better Call Saul, ci ha consegnato la fine di quella che dovrebbe essere la penultima stagione della serie HBO.

L'emittente, infatti, non ha ancora sciolto le riserve sulla quinta stagione ma è indubbio che, con un finale cosi aperto ed incisivo rispetto ad uno sviluppo ulteriore della trama, la quinta stagione pare essere dietro l'angolo.

La quarta stagione, come avrete percepito, è piaciuta molto. E dire che, come avevo sentenziato in questo post di riflessioni riguardo la premierè della quarta annata, mi era sembrata partire con il freno a mano.

Pochi episodi dopo ero ritornato a parlarne, con toni e giudizi molto più entusiastici, e lo avevo fatto in quest'altro articolo che vi invito a leggere.

Cosa era accaduto, nel frattempo, per passare da un giudizio conservativo ad uno privo di ogni preoccupazione?

Era successo che Nolan e la Joy erano tornati a confezionare colpi di scena funzionali al racconto, trattando vecchi e nuovi temi con il garbo ed il dubbio che li contraddistinguono, sfruttando a pieno storyline e personaggi, attingendo a tutta la mitologia e rincarando la dose con la solita dose di azione, suspance e tecnica.

Westworld era tornata ad essere anche una serie di azione e visivamente orgasmica, ma non era più solo questo come era capitato di constatare svariate volte nelle ultime 2 stagioni.

Le riflessioni sparse sulla condizione umana, sull'ambizione aggressiva e deleteria dell'essere umano, la sua fallibilità, la sua ingordigia, la sua sete di potere ed, in generale, sulla morte, il libero arbitrio e l'esistenzialismo stesso, sono tornate prepotentemente ad essere centrali in questa stagione, grazie, soprattutto alla figura di Caleb, personaggio "umano" interpretato da Aaron Paul (Breaking Bad) sin dalla terza stagione ma che non aveva inciso come ci si aspettava nella terza annata.

Gli autori hanno caricato molto sulle sue spalle rendendolo il perfetto anello di congiunzione fra il vecchio ed il nuovo mondo, lui che con i robot aveva tessuto trame importanti atte a salvaguardare la sopravvivenza stessa dell'essere umano e che, con gli esseri umani, aveva provato a convivere nel tentativo di far digerire un nuovo equilibrio dove macchina e uomo sarebbero stati armonicamente insieme e non in una posizione di mutuo sospetto e mutuo svantaggio.

Ma poi è arrivata Charlotte Hale ed il suo test, il suo mondo nuovo.