Hulu non ferma la sua ascesa e dopo aver collezionato una serie di successi strepitosi di pubblico e critica come The Great, The Handmaids Tale, Normal People, Little Fires Everywhere solo per citarne alcuni, si ripresenta, come al solito in punta di piedi, con un altro brillante e intelligente prodotto, ancora una volta utilizzando il genere comedy come base su cui plasmare qualcosa di unico e innovativo.
Woke è la nuova serie Hulu Original che non poteva scegliere momento migliore per la sua release.
Protagonista assoluto è Keef, interpretato da una vecchia conoscenza dell'ex tubo catodico come Lamorne Morris, volto familiarissimo del piccolo schermo dai tempi di New Girl.
In Woke, Morris interpreta Keef, un giovane artista di successo, abile e talentuoso nel dare forma a personaggi fumettosi e variopinti utilizzati per dare vita a campagne pubblicitarie di un certo successo
Keef, a voler essere cinici, non è altro che uno strumento nelle mani delle multinazionali, uno strumento la cui ultima e principale funzione è quella di permettere all'oggetto di consumo pubblicizzato di essere venduto meglio e di più.
Keef è l'anello principale affinchè ci sia del profitto, del margine per la società che si serve di lui per capitalizzare al massimo.
Dettaglio cruciale affinchè questa serie tv abbia un peso anche socio/politico: il nostro protagonista è un giovane afroamericano.
Il vignettista ha sempre messo da parte le proprie convinzioni politiche (ammesso che ne abbia mai avute) perchè la sua vita è sempre stata dentro il sistema e dunque sempre stata facile.
Questo essere "dentro" gli ha impedito di porsi le domande scomode che molti giovani e la quasi totalità degli afroamericani che vivono nella terra di Donald Trump sono costretti a porsi ogni giorno.
Keef le rigetta, o meglio non le avverte minimamente come domande che uno come lui dovrebbe porsi. Il rapporto con le multinazionali, il successo, la fama, l'essere apprezzato per quel che fa gli hanno offerto quel lasciapassare psicologico che non tutti i suoi coetanei e non solo possono permettersi.
Per il giovane la vita che ha è una giustificazione totale a tutto quello che di negativo gli accade intorno.
Keef è la dimostrazione plastica dell'egoismo e dell'individualismo che acceca la nostra società, che inebetisce ogni singola persona sulla madre terra.
Finchè le cose non ci toccano da vicino, non ci riguardano.
La collettività, il miglioramento della qualità di vita del nostro prossimo, i diritti da conquistare per noi e per gli altri non sono affar nostro. Lo diventano per interesse o perchè siamo diventati noi stessi delle vittime di questo sistema.
E cosi, anche per Keef, il momento di svolta è incarnato da un episodio, un micro episodio che scatenerà l'inquietudine e la ribellione, soprattutto interiore, del giovane verso l'America contemporanea.
Durante una passeggiata all'aria aperta in un giorno qualunque, Keef viene brutalmente scaraventato a terra dalla polizia.
Gli agenti lo identificano come un borseggiatore nero poco prima denunciato e la cui descrizione sembra matchare con quella del vignettista: un uomo nero di 180 cm.
Keef non è alto 1.80 metri ma è un uomo afroamericano.
Tanto basta alla polizia per intimargli di restare fermo, piombargli addosso con violenza, strattonarlo e spianarlo a terra davanti a decine di testimoni.
Sarà un momento che durerà pochissimo, pochi istanti, ma saranno attimi che determineranno il risveglio ( da cui il "woke" che da il titolo alla serie) del nostro protagonista
La cosa stravolgente di Woke è l'aver saputo coniugare un tema di grande attualità come la presa di coscienza di un intero popolo, di un'intera nazione, con un aspetto molto più intimo e personale, ma altrettanto universale, come può essere il risveglio dal torpore esistenziale di ognuno di noi.
E' innegabile che dal crollo delle torri gemelle, dall'avvento dei social, qualcosa si sia rotto nel rapporto fra l'individuo e la collettività.
Negli ultimi 20 anni è sempre più istintiva, naturale, la dinamica per cui ognuno pensa per sè, che vista da un 'altra prospettiva, vista da un satellite artificiale non significa altro che un allontamento degli uni dagli altri, un ridimensionamento dell'umanità intesa come gruppo di individui che camminano verso un destino comune e condiviso.
Keef è l'individuo, individualista, che improvvisamente scopre il suo essere parte di qualcosa.
Parte di un sistema era il Keef prima dell'incidente con la polizia, parte di una collettività diventa il Keef dopo quell'incidente.
Il meccanismo che porta a questo cambiamento è però tutt'altro che immediato e ragionato. Il giovane prova a non dar peso a quel che successo, vorrebbe ignorarlo, vorrebbe continuare ad essere quello che è sempre stato, un ignavo e talentuoso vignettista di successo.
La sua vocina interiore, però, risvegliata dal trauma, gli impone di essere qualcun altro.
Woke riesce a trasferire tutta la potenza rivelatrice di un risveglio indotto da un episodio personalissimo eppure universalmente emblematico di una mentalità retrograda e violenta nei confronti del diverso. Per molti americani, per molte persone il diverso è sinonimo di pericoloso.
La serie risveglia in noi, come nel protagonista, quello sdegno chiarificatore capace di smuovere monti e rivoluzionare i rapporti di forza nella società odierna (in una maniera antitetica rispetto alla solennità di unorthodox o la magnificenza di Watchmen). Lo fa senza accampare scuse e affiancando ai suoi personaggi in carne e ossa delle fumettose matite parlanti e oggetti che da inanimati prendono vita per aprire gli occhi del protagonista.
Non è una serie demenziale o esilarante ma è del tutto piacevole osservare i risvolti della vita di Keef in salsa comedy. E' una comedy come ne stiamo vedendo tante in questi ultimi anni.
Alcuni la definirebbero un dramedy ma Woke sembra essere poco avvezzo ad avere etichette.
Non è una pura comedy ma non è un puro dramedy e onestamente non sembra neppure essere un mix delle 2 cose.
E' qualcosa di diverso, di unico, con mille pregi e mille difetti ma dannatamente attuale e intelligente e, dunque, dannatamente necessaria (volendo forzatamente paragonarla ad un ibrido viene in mente What We Do In The Shadows).
Il consiglio è di darle una chance per almeno un paio di episodi prima di decidere di cassarla dal tabellone delle vostre serie tv da guardare nei prossimi mesi.
L'impressione è che vi tremerà la mano quando sarete sul punto di depennarla, mossi da un risveglio verso una serie che potrebbe piacervi, potrebbe salire molto molto in alto in quella lista che state costruendo in questo meraviglioso 2020 seriale.
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