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Perchè il cold open di Better Call è cosi importante?

La classe non è acqua.

Questo proverbiale motto si addice, da lungo tempo, a Vince Gilligan e le sue splendide creature.

Emerso prepotentemente in Breaking Bad, ed affinato ulteriormente in Better Call Saul, la rilevanza dei cosiddetti "cold open" ha costituito uno dei punti di forza di queste 2 serie irripetibili.

Prima di andare avanti, e parlare nello specifico del cold open che ha aperto la sesta stagione di Better Call Saul, provo a "farvi" da glossario.

Il cold open è una tecnica, chiamata anche "teaser sequence", con la quale un regista ci proietta nel pieno di una storia sin dall'inizio di un film o di un episodio seriale.

Con un cold open, di fatto, conosciamo da subito dei dettagli che immaginiamo possano ricondursi a qualcosa che avverrà durante l'episodio.

Non fatevi ingannare, non sono anticipazioni. Forse il termine più familiare che potreste accostare ad un cold open è quello degli "easter egg", indizi sparsi che vi portano ad effettuare collegamenti con cose che già conoscete o che comunque sono state già scritte, pubblicate, girate da qualche parte, in qualche fumetto, film, serie, libro.

Il cold open "gioca in casa", fornendo degli indizi su cose che non ancora sono accadute per noi spettatori e che da nessuna parte ancora possono essere "scovate".

Ma torniamo al cold open che ha dato il via alla sesta ed ultima stagione di Better Call Saul.

Perchè è cosi meraviglioso?

Perchè è cosi importante?

Perchè è cosi indimenticabile?

Potrei "liquidarvi" molto rapidamente dicendovi che con quei 2 minuti, Gilligan & Gould, riescono a condensare, per immagini e nelle immagini, il significato profondo dell'operazione Better Call Saul.

Non ci sono dialoghi. Non appaiono mai i personaggi principali (almeno non in carne ed ossa). Non c'è una narrazione di quello che stiamo vedendo.

Tutto è demandato alle immagini, immagini che diventano richiami, richiami che diventano simboli, simboli che diventano racconto.

Il tutto in 2 minuti.

Ma perchè? Cosa ci dicono quei 2 minuti?

Tutto.

Ci dicono che Jimmy McGill e Saul Goodman stanno finalmente convergendo, e che, per di più, anche Gene, dal Nebraska, sta convergendo.

Ma come facciamo a dirlo con questo grado di precisione?

Pensate ai primissimi istanti.

Valanghe di cravatte cadono dall'alto. Non sappiamo da dove inizialmente. Non riusciamo neppure ad essere certi che siano cravatte nei primi istanti.

Lo sono.

Sono quelle di Jimmy/Saul. Sono quelle stravaganti e coloratissime cravatte che gli abbiamo visto indossare in Breaking Bad prima e Better Call Saul poi.

Le "avvistiamo" in bianco e nero prima, a colori poi. Miste. Mescolate fra loro, mescolate nei colori. Il bianco e nero del flash forward che ha aperto ogni stagione, ha invaso il colore della vita di Jimmy/Saul.

A far cadere quelle cravatte è un uomo (della polizia?) che si mescola fra tanti altri uomini e donne intenti a portare via cose dall'ambiente in cui si trovano.

E' l'ufficio sfarzoso di Saul Goodman, quello dove Walt e Jesse hanno iniziato la scalata verso la loro stessa rovina, quello dove abbiamo salutato Saul in Breaking Bad.

Ce ne accorgiamo dai tanti dettagli che la macchina da presa inquadra, in puro stile Vince Gilligan. Il water dorato, la piscina, gli arredi. Tutto ci riporta ad un Saul Goodman compiuto, quello che costituisce al tempo stesso il passato (Breaking Bad) ed il futuro (quello che vedremo in questa stagione di Better Call Saul). Il bianco e nero ci porta a Gene, al Saul in fuga. Quello smantellamento dell'impero di Saul Goodman pure.

E' un avviso.

Una sorta di memento mori per il protagonista.

Iniziamo questa stagione con Saul che sta diventando il Saul che conosciamo ma prima di iniziare viene piazzato un cold open che ci ricorda che preso anche Saul non esisterà più.

Di lui resteranno gli sfarzi, le cose, gli oggetti ed un cartonato affogato nell'acqua di una piscina.

2 minuti.

Senza dialoghi.

Senza personaggi principali.

Senza parole.

Sono bastati 2 minuti per dire tutto questo.

2 minuti per fare la storia.

2 minuti per ricordarci quanto sia enorme l'impatto di questi autori sulla storia della serialità.


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