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Mad Men:un capolavoro che oscilla tra Pirandello e Dante

In un gioco molto fine a se stesso, ma talvolta efficace, qualcuno ha provato a paragonare alcune delle opere letterarie più importanti della storia dell'umanità a opere cinematografiche e serie tv contemporanee.

Sapete quale, fra tutte, è stata paragonata alla Divina Commedia di Dante Alighieri?


Mad Men


L'opera di Matthew Weiner è considerata un capolavoro assoluto della serialità, grazie alla sua capacità di raccontare l'irraccontabile, quell'ansia di vivere e paura di morire che si cela in ognuno di noi e lo fa attraverso uno dei personaggi maschili più sfaccettati e complessi che si siano mai visti in tv, e forse non solo in tv:


Don Draper


Il personaggio interpretato da un magnifico Jon Hamm ci porta in un viaggio Dantesco dentro quella selva oscura che altro non è che la nostra vita.

Tortuosa, turbolenta, imprevedibile, unica e per questo impossibile da decifrare.

E' un viaggio che affonda le sue radici sul tema dell'identità. Weiner sembra voler rispondere alle 2 domande esistenziali per antonomasia:

  • Chi siamo

  • Quale è il senso della vita

L'autore riesce, attraverso Don Draper (e a tutti gli altri incredibili personaggi che circondano il protagonista), a sfruttare benissimo la sua figura di uomo che ha "rubato" un'identità altrui per poter diventare quello che tutti vedranno come un uomo di successo, di bell'aspetto e carismatico.

Don Draper è la quintessenza della maschera pirandelliana. Egli è il ribaltamento dell'uomo senza volto. La sua esistenza è un gioco di specchi intimo ma, al tempo stesso, universale.

E' proprio grazie a questo espediente che riusciamo a camminare lungo i sentieri della sua esistenza per chiederci ripetutamente quale sia il senso della vita, quale possa essere il motore delle nostre azioni, cosa ci aspetti oltre l'apparenza delle maschere che indossiamo.

Don Draper rappresenta l'immagine del sogno americano e, proprio per questo, la sua definitiva implosione.

Ha un ufficio a Manhattan, una moglie da sogno (Betty, interpretata da una bellissima January Jones), una villa nei sobborghi, una posizione di successo, il rispetto dei colleghi ed una personalità magnetica che gli permette di ottenere letteralmente qualsiasi cosa egli desideri.

Eppure Don, nel suo viaggio, sembra essere costantemente non felice, perennemente alla ricerca di qualcosa che si nasconda dietro i successi, dietro le apparenze, tra bicchieri di wiskey e amanti sofisticate.

Ha tutto quello che si potrebbe desiderare eppure gli manca sempre qualcosa per sentirsi realmente appagato.

Il motivo potrebbe risiedere, forse, nell'ipotesi che le cose più belle della vita siano gratis, come gli dirà in una visione il personaggio interpretato da David Morse. O forse perché in questo viaggio siamo soli, con le nostre ansie, le nostre pulsioni, i nostri dolori.

Nessuno potrà davvero accompagnarci verso la meta se non noi stessi, consapevoli di quel che siamo davvero e per questo veramente, e profondamente, in grado di essere qualcuno di importante anche per gli altri.

Mad Men, ambientata negli anni 60, ha rilanciato il filone dei film e delle serie d'epoca, i cossiddetti period drama.

Da quel momento in poi hanno proliferato i prodotti che ricercavano nell'effetto nostalgia e nel fervore di quella decade uno slancio in più per storie eccezionali. Nessuna ci è riuscita a replicare il successo della serie di AMC.

Il motivo?

Non era l'ambientazione a fare la serie ma la serie a creare l'atmosfera giusta.

Dicesi serie universale, in grado di raccontarci quello che avremo sempre bisogno di affrontare e comprendere:


Noi stessi


Non importa dove, come e quando.


Si scrive Mad Men, si legge capolavoro.


La serie sfrutta il dove, come e quando per creare una storia e dei personaggi meravigliosi;

ma è quello che racconta a rendere la serie eterna e irripetibile.

Il mondo della pubblicità, in questo senso, è un contesto perfetto per raccontare quello che la serie si propone di raccontare.

Quale mondo può essere più falso, più artefatto, più "contraffatto" di quello del marketing?

Un mondo fatto di trucchi ed inganni per spingere la gente a consumare questo o quell'altro prodotto.

E allora anche qui, ancora una volta, è l'uomo, la componente umana a fare la differenza.

Sarà l'approccio a contare.

Molti vedono in Mad Men una sfrenata critica al consumismo.

E' senz'altro cosi ma forse, ancor più preponderante e ancor più attuale, è la lode, l'esortazione a mettere al centro l'uomo, l'essere umano, l'umanità, nuda e cruda, senza maschere, senza abbellimenti, senza doppi giochi e doppie facce, senza doppie realtà.

Spesso confondiamo il significato di "colmare un vuoto" con lo slancio di una vita piena e frenetica.

Il covid 19 ci ha insegnato che non esiste "cosa" che tenga, "materia" che unisca, "lavoro" che riempia, "evento" che arricchisca, più delle certezze, emozioni, relazioni che riusciamo ad edificare noi con la nostra forza, i nostri rapporti, le nostre convinzioni.


Vendere sogni o costruirli?


Sfruttare le persone per spingerle a comprare o sfruttare le qualità del prodotto per rendere le persone più consapevoli e migliori nelle scelte?


Peggy Olson sarà determinante nel percorso di Don e Mad Men lo sarà per il percorso di Elisabeth Moss, oggi attrice celebratissima e pluripremiata.

Ma saranno tantissimi i personaggi indimenticabili, tantissime le attrici e gli attori fenomenali da Cristina Hendricks a John Slattery, passando per Vincent Kartheiser e Jared Harris.

Quel che resta è una serie incredibilmente perfetta sotto ogni aspetto, dai costumi alla recitazione, dalla regia alla scrittura, dallo sviluppo dei personaggi ai singoli episodi.


Dimenticarla è impossibile.

Ricordarla e celebrarla, un dovere.




 

Trama: 8,5

Sviluppo Personaggi: 10

Complessità: 10

Originalità: 9

Cast: 10

Impatto sulla serialità contemporanea: 10

Componente Drama: 10

Componente Comedy: 7

Comparto tecnico: 9+

Regia: 9+

Intrattenimento: 6,5

Coinvolgimento emotivo: 9+

Soundtrack: 6+

Produzione: AMC

Anno di uscita: 2007

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