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Avete rovinato House of Cards in nome di cosa?

Correva l'anno 2013 quando Netflix rilasciò quella che, a tutti gli effetti, divenne un game changer assoluto nel panorama seriale.

Era la prima grande produzione di quello che sarebbe divenuto il colosso dello streaming a livello mondiale ed, ancor più, il mezzo con il quale sarebbe avvenuto il più grosso cambiamento nel modo di fruire film e serie tv da quando il tubo catodico entrò nelle nostre case decenni e decenni fa.

House of Cards fu la serie, insieme ad Orange is The New Black, con la quale Netflix convinse tutti che un altro modo di fare tv poteva esistere.

Per la prima volta una singola stagione di uno show veniva rilasciata integralmente in una soluzione unica. Non più episodi rilasciati settimanalmente ma blocchi unici a costituire l'intera annata.

Una rivoluzione a cui se ne aggiungeva un'altra. Non sarebbe stato necessario alcun decoder o altri device per poter godere quegli spettacoli. Sarebbero stati sufficienti un account, una tv o altro device su cui guardare la propria serie preferita, ed una connessione internet.

Con pochi euro al mese ognuno di noi avrebbe potuto avere accesso ad un enorme catalogo pieno zeppo di titoli da includere nella propria watchlist.

Molti di questi titoli venivano prodotti da Netflix stessa la quale, per convincere tutti della serietà del proprio progetto, decise di affidare il ruolo di protagonista della propria serie di punta, della propria serie di lancio ad un attore doppio premio oscar come Kevin Spacey.

Da quel momento in poi Kevin Spacey sarebbe stato, per tutti noi serialfiller, Frank Underwood e House of Cards sarebbe stata per tutti "la serie con Kevin Spacey".

5 stagioni di successi, di visualizzazioni compulsive e tanti tanti premi.

La televisione non sarebbe più stata la stessa.

La serialità non sarebbe stata più la stessa.

Noi, come spettatori, non saremmo stati più gli stessi.

Gran parte del merito andava attribuita proprio a Kevin Spacey ed al suo magnetico, beffardo, cinico e astuto Frank Underwood.

Un'icona. Una leggenda. Un protagonista totale e totalizzante di quegli anni di cambiamento.

La serie sarebbe durata 6 stagioni.

Il suo personaggio solo 5.

Il motivo lo sappiamo tutti ed è per quel motivo se House of Cards sarà per sempre ricordata come una serie monca, una serie asfissiata dai suoi stessi autori, una serie che, ad un passo dall'eternità, ha deciso di fare 10 passi indietro e terminare la sua corsa nell'oblio.

Oggi, a distanza di 6 anni da quella sprovveduta e scellerata scelta scopriamo che il motivo per cui Kevin Spacey fu allontanato non aveva sussistenza o almeno non lo aveva a livello penale.

House of Cards Kevin Spacey è Frank Underwood

I fatti sono noti.

Il #MeToo stava travolgendo come una slavina attori, produttori, comparse, autori di tutta Hollywood.

Tra verità acclarate, accuse, invenzioni, furono in tanti a dover dire addio alla propria carriera o a doverla mettere, nella migliore delle ipotesi, in stand by.

Fra questi ci fu anche Kevin Spacey, sepolto da accuse di comportamenti inappropriati, atti sessuali non consenzienti ed altri inopportuni atteggiamenti.

Questa serie di accuse indusse Netflix ha radiarlo dalla serie proprio all'alba dell'ultima stagione.

Di punto in bianco, House of Cards perse il suo protagonista carismatico, invadente e totalizzante e si ritrovò, di colpo ma consapevolmente, senza l'uomo che l'aveva resa celebre e che l'aveva resa cosi invulnerabile e cosi vicina all'essere ricordata come una delle migliori serie di sempre.

Il #MeToo stava aprendo le porte alla cosiddetta Cancel Culture e, a mio avviso, quel siluramento ai danni di Kevin Spacey rappresento una delle prime, se non la prima, pietra su cui la Cancel Culture si poggiò, alimentando una spirale di odio insensata e spesso devastante ai danni di chi fosse l'oggetto di accuse fondate o infondate per poi divenire quella che conosciamo ovvero una travolgente macchina della dimenticanza nella quale venivano tritati tutti quelli rei di aver scritto un commento o un tweet irriverente, velatamente offensivo o discriminatorio a prescindere dall'entità della battuta infelice o della serietà con cui venivano proferite quelle parole.

Ci sarebbe molto da dire su questo tema specie in un paese come il nostro dove se parli di "sostituzione etnica" finisci per diventare presidente del consiglio, se definisci "abbronzato" il primo presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti d'America vieni chiamato "padre della patria" e ti riservano i funerali di stato.

L'etica pubblica è diversa dall'etica personale.

L'arte è diversa dalla politica.

Un attore politico non deve avere scheletri nell'armadio. Ne va della dignità e onorabilità dell'istituzione che rappresenta.

Un attore, invece, dal mio punto di vista, può avere scheletri nell'armadio, vizi, follie, trasgressioni purchè essi non costituiscano un danno o pericolo per cose o persone sui set a cui partecipa.

Se volessimo mettere alla gogna e silurare tutti gli attori, cantanti, registi, musicisti rei di avere vissuto esperienze borderline, di aver flirtato in maniera troppo esplicita, di aver fatto uso di sostanze vietate e cosi via, dovremmo attestare che la maggior parte dei capolavori della musica, dello spettacolo, del cinema oggi non esisterebbero o avrebbero altri protagonisti.

Con Kevin Spacey, Netflix ha deciso di percorrere la strada della cancellazione, badandosi bene dal chiudere una serie che in quel momento era la gallina dalle uova d'oro per la piattaforma.

Ne è seguito un disastro lampante e mortificante che ha vanificato tutto quello che di grandioso autori, autrici, attori ed attrici avevano fatto sin lì guidati dalla performance mostruosa di Kevin Spacey.

Il 26 Luglio scorso, dopo 6 anni di fango, Kevin Spacey è stato assolto da un tribunale di Londra perchè il fatto non sussisteva. 4 accuse, tutte e 4 giudicate infondate.

Gli accusatori avevano si praticato sesso con Spacey o subito delle avances ma non erano mai state vittime di comportamenti violenti, non consensuali o indesiderati.

Lo stesso Spacey, che da sempre si era ritenuto innocente, si è più volte scusato in pubblico se, in serata di maggior goliardia e di fronte a qualche bicchiere di troppo, avesse mai arrecato disturbo o danno a qualcuno con i suoi flirt.

Nel frattempo, per 6 anni uno dei più grandi attori della sua generazione, ha dovuto sedersi in panchina, allontanato da tutti ed etichettato come un mostro, come "persona non grata".

Il terreno, quando si parla di questi temi, è scivolosissimo e, come già specificato prima, i comportamenti inopportuni, le violenze verbali, fisiche e psicologiche sono da condannare sempre e comunque cosi come sono da denunciare e perseguire tutte le azioni penalmente rilevanti ma l'arte, quella va sempre preservata cosi come la bellezza che rifugge sempre ogni tipo di chiacchiericcio.

Adesso, ditemi un po', chi mi restituirà un season finale di House of Cards con Kevin Spacey?

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