Vi è piaciuto il finale di Lost?
Avete mai visto Lost?
Quale era il vostro personaggio preferito?
Quale era la vostra storia preferita?
Quale è stata la vostra stagione preferita?
18 anni fa nasceva un fenomeno.
Era il 22 settembre 2004 quando il leggendario volo Oceanic Airlines 815 cadde su quella che sarebbe diventata l'isola più celebre di tutti i tempi. Un'isola inesistente, frutto della fantasia di colui che sarebbe diventato, di li in poi, il re Mida dell'entertainment globale. Parliamo dell'unico ed inimitabile JJ Abrams, tra le altre cose, anche fondatore della Bad Robot.
Oggi, bene o male, tutti abbiamo familiarità con il suo nome, nome che, dopo Lost, si sarebbe legato indissolubilmente ai franchise di Star Trek e Star Wars (e scusate se è poco). A quei tempi, quello stesso nome non faceva battere i cuori, non scaldava le piazze, non era foriero di chissà quale atteva. Quel nome, in fondo, diceva poco, pochissimo ed era noto solo a quei pochissimi appassionati di serie tv, abbastanza originali da essere definite di nicchia. Sono trascorsi quasi 20 anni e se oggi la tv non è più la stessa (per fortuna?), gran parte del merito (non tutto) potrebbe andare proprio a questo signore ed all'intero parco autoriale dello show, uno dei più prolifici della storia della tv, un parterrè di autori che fu in grado a partorire quel geniale e folle esperimento chiamato Lost.
La Golden Age televisiva sta alla tv come la nascita di internet sta ai social media. Senza di essa oggi non avremmo un panorama televisivo cosi ricco, variegato e qualitativamente elevato.
Ma la Golden Age fu anche un fenomeno prettamente "cable".
Potremmo, infatti, sostenere che se la Golden Age televisiva porta l'elegante firma di HBO, attraverso le sue perle che vanno da Six Feet Under ai Soprano passando per The Wire ed Oz, è con Lost che la tv generalista fa il grande balzo, riuscendo a generare il suo fenomeno ed iniziando a colmare il gap fra grande e piccolo schermo, anche su una tv generalista come la Fox.
Per molti addetti ai lavori, qualche anno più tardi, sarà la prima stagione di True Detective a rompere definitivamente gli schemi, riuscendo a far collimare, qualitativamente (e non solo) cinema e tv. soprattutto attraverso quella che stava diventando una sempre più diffusa "migrazione" di grandi attori e grandi attrici, dal grande schermo al piccolo schermo.
E' con Lost, soprattutto grazie a Lost che la tv inizia ad emanciparsi rispetto al cinema e che la serialità, le produzioni televisive iniziano ad assumere, agli occhi delle grandi star, dei grandi autori e degli addetti ai lavori, un'aura meno da cimitero degli elefanti e più da sperimentazione, da luogo dove lasciarsi andare e mettersi in gioco, complice una fervida vena innovativa che ammantava le varie produzioni televisive in quegli anni.
Non è un caso che negli anni successivi alla fine di Lost ci sarà una caccia ossessiva alla "nuova Lost".
Quando i produttori capiranno che Lost è unica e inimitabile questo fenomeno si arresterà, creandone uno nuovo, quello della caccia ad autori e script originali e coraggiosi.
Perché in fondo Lost era questo.
Un'idea folle, brillante legata ad una sceneggiatura furba e maliziosa ma efficace e sempre ottima.
In molti hanno odiato il finale ma come spesso accade il tempo riscrive la storia e anno dopo anno quello stesso finale sembra essere sempre più rivalutato.
Quel finale cosi inviso è stato davvero cosi "sbagliato"?
Lost non ci ha forse insegnato, tra le altre cose, che tra il giusto e lo sbagliato esistono mille sfumature, proprio cosi come tra il bene ed il male?
La serie di Abrams era essenzialmente mistero unito a doppio filo a decine di personaggi fantastici, fantastici perché sviluppati da manuale e perché seppur lontanissimi da noi e soli su quell'isola erano quanto di più vicino possiamo immaginare a noi spettatori.
La loro parabola di redenzione ha commosso tutti, i loro sacrifici hanno commosso tutti.
Qualcuno si sarà ritrovato nello spirito buono di Hugo, altri nella fede di John Locke, altri ancora nella caparbietà di Kate, altri nella dannazione di Sawyer, alcuni nella determinazione perduta di Jack, altri nella malvagità umanissima di Benjamin Linus e via discorrendo. Sono iconici i personaggi tanto quanto alcune frasi diventate storia, alcuni momenti indelebili. Come dimenticare il Not Penny's Boat di Charlie. Come non ricordare l'episodio The Costant con protagonista Desmond. Lotta eterna tra bene e male, tra luce ed ombra, fra fumo nero e Jacob.
Lost ha trasceso ogni confine geografico e temporale. Oggi è ancora qui ad insegnarci tanto, a far parlare di se. Serie da oltre 100 episodi e forse ma forse solo un paio di episodi dimenticabili.
Le prime 3 stagioni hanno introdotto personaggi e storie.
Le ultime 3, quelle meno digerite dai fan, ci hanno portato letteralmente in un'altra dimensione. I flash forward lostiani si chiamano cosi per un motivo. Prima di Lost non esistevano, o quantomeno venivano utilizzati poco e male.
E invece grazie a Lindelof e Abrams abbiamo imparato lo spettacolo della sorpresa, quello che trascende tutto, quello che ti fa strabuzzare gli occhi e restare giorni e giorni a domandarti quale sia il significato di questa o quella scena, di questa o quella frase.
Notti insonni ad aspettare il prossimo episodio.
Notti spese a ragionare su cosa sarebbe potuto accadere.
Notti insonni a sviluppare teorie, prima che esistesse il grande fenomeno dei social che queste attese avrebbe amplificato e corrotto in un continuo scambio di teorie, di destrutturazioni, ristrutturazioni immaginarie rispetto a quello che era stato detto, e ciò che ancora non sarebbe stato raccontato.
Lost ha vissuto sul mistero e cosi ha concluso la sua storia, lasciandoci però con una certezza:
Non esisterà mai una serie paragonabile a Lost.
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