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Succession: bianchi, ricchi e in cerca del proprio posto nel mondo (e nell'azienda)

Vi ho parlato già varie volte di Succession.

Per la precisione qui, e qui.

Oggi voglio tornare sulla serie HBO con uno spirito da "presentatore"/promotore dello show.

Prendete questo post come un post di introduzione ad una delle migliori serie del decennio, forse di sempre.

You are Welcome.


 

Quando un regista, ed autore, come Adam McKay chiama, il popolo cinematografico deve rispondere.

E se Adam McKay decide di girare il pilot e di produrre uno degli ultimi prestige Drama di HBO, noi appassionati, intellettuali, critici del medium televisivo non possiamo fare a meno di accorrere al cospetto dell'autore di The Big Short.

Succession è la serie prodotta da Will Ferrel ed il sopracitato McKay, scritta da Jesse Armstrong e trasmessa sull Home Box Office a partire dal 3 Giugno 2018.

Se non fosse per la quantità di temi trattati e per la trasversalità delle tematiche affrontate nella serie, potremmo inquadrare Succession come un family drama.

Al centro di tutta la vicenda vi è, infatti, la famiglia Roy, una delle "casate" più ricche e influenti al mondo, a capo della Wayster RoyCo, multinazionale dominante nel settore che una volta avremmo chiamato dei "mass-media".

A capo della famiglia, e dell'azienda, c'è il carismatico Logan Roy, interpretato da un perfetto Brian Cox, uomo oramai giunto ad una soglia che volente o nolente dovrà decidere di sopravanzare. Quella soglia è costituita dall'età che inesorabilmente lo costringe a riflettere sull'eredità che dovrà lasciare ai suoi figli e sul suo ruolo futuro nell'azienda da egli fondata e da lui portata al massimo splendore.

Le perplessità di Logan sono legate a doppio filo proprio a questa fatidica scelta.

Negli anni, the old man, ha saputo costruire un impero ma non è riuscito ad allevare un cavallo di razza che potesse subentrargli un giorno alla guida della multimilionaria azienda da lui fondata.

Nessuno, tra i suoi figli, sembra avere, infatti, il pedigree per guidare un colosso di tali dimensioni senza distruggere la legacy di Mr Logan Roy.

L'epopea di Succession si sviluppa tutta all'interno del contesto familiare, secondo una logica molto semplice ma che gli autori riescono a stratificare in maniera superba.

Da un lato un uomo lungimirante e potentissimo che ha fatto della sua multimilionaria azienda una ragione di vita, dall'altro 4 figli diversissimi fra loro ma accomunati dall'incapacità di essere all'altezza del ruolo che li attenderebbe quando l'odiato - amato padre deciderà di farsi da parte.

Un'improvvisa accelerazione di questo passaggio di testimone aziendale arriva a causa delle condizioni di salute di Roy. L'evento inatteso inizierà a smuovere le acque intorno a lui, allo stesso modo di quanto accadrebbe ad un corso d'acqua qualora si scaraventasse un sasso al suo interno.



Una serie di cerchi concentrici che, a partire da quell'evento, scateneranno panico e invidie, angoscie e sete di potere, procedure ed intrighi, sovvertendo totalmente lo status quo.

Se è vero che lo scettro del potere è destinato a finire nelle mani di uno dei figli di Roy, è pur vero che l'inettitudine di ciascuno di essi determinerà l'appetito dei tanti fidati e capaci collaboratori di Roy che, negli anni hanno saputo ben consigliarlo e dimostrare il proprio valore ai vertici dell'azienda.

Questo connubio fra quello che avrebbe dovuto essere e quello che sarebberisultato meglio accadesse, ha determinato il successo della serie, sempre in lotta con sè stessa grazie a questi fuochi che si alimentano gli uni degli altri senza lasciare scampo a moralismi o rilassamenti.

Il povero (si fa per dire) Logan ha dovuto lottare per ottenere l'enorme successo e l'enorme rendita di posizione di cui gode ma nel farlo ha probabilmente sottovalutato la deriva che ognuno dei propri figli stava prendendo.

Chi più, chi meno, rappresentano una delusione per papà Logan.

Connor è sicuramente quanto di più distante dall'ideale manager in grado di guidare con mano forte un impero economico cosi potente. Viziatello ma convinto di essere uno dei "good guy" grazie a dei valori più o meno convincenti che si è abbottonato sulla giacca. Principi che cambiano con la stessa facilità con cui Casini o la Lorenzin cambierebbero partito, e una predilizione per l'ozio. Connor si presenta all'appuntamento con la transizione di potere senza aver praticamente mai lavorato un giorno.

Su di lui le speranze di Logan sono sempre state nulle, nonostante l'età lo ponesse come uno dei pretendenti al trono.

Stesso discorso, ma per motivi abbastanza diversi, si potrebbe appliccare a Roman (Kieran Culkin). Ragazzo di una fragilità pazzesca e sempre a caccia di un'approvazione paterna mai arrivata. Figlio della New York degli eccessi, molto spesso intorbidito fra dipendenze e una vita vissuta al massimo, Roman è il ritratto della persona a cui non affidereste neppure un cagnolino per un weekend, figuriamoci un colosso dell'informazione.

In questo quadro desolante non restano che Shiv (una spettacolare Sarah Snook) e Kendall , (un eccellente Jeremy Strong) i quali, vuoi per doti che per esclusione, rappresentano le uniche carte da giocare per l'anziano Logan

Nessuno dei 2 spicca per saggezza o visione ma entrambi, in un modo o nell'altro riescono ad ispirare maggior fiducia degli altri 2 fratelli.

La differenza sta nel fatto che se Kendall ha forgiato la sua intera esistenza nell'attesa e la certezza di essere l'erede naturale di suo padre, Shiv questa consapevolezza e questa ambizione non l'ha mai avuta, scoprendo d'improvviso di essere probabilmente tagliata per un ruolo dirigenziale e gestionale di alto profilo.

Shiv e Kendall finiranno ben presto per finire in un gioco più grande di loro, dove l'ambizione sfrenata prenderà a cazzotti l'amore fraterno e paterno causando non poche risse morali e non solo in casa Roy.

E' questa la cornice in cui Succession viene presentata e sarà questa la cornice nella quale verranno dipinti gli scontri e i riavvicinamenti, le tattiche e le strategie, le cadute e le risalite, i colpi bassi e gli abbracci riappacificanti.

Logan ha creato un mostro nello stesso istante in cui ha messo i figli gli uni contro gli altri, mettendo al primo posto la salute del suo impero rispetto all'unione vera della famiglia da lui costruita.

Le dinamiche, se vogliamo malate, che si sviluppano a partire da questo incipit, per certi versi abbastanza semplice, sono molteplici e radenti terreni molto scivolosi.

Il rapporto dell'uomo con il potere è, ad esempio, sviscerato ai massimi livelli.

Cosa saremmo disposti a fare pur di raggiungere un potere cosi enorme? E' maggiore la sete di potere o la voglia di dimostrare a qualcuno, al mondo, a noi stessi, che siamo in grado di gestire e addomesticare un potere cosi immenso?

La famiglia è un tema che si inerpica su quello del potere, proprio perchè è essa stessa il detonatore di una guerra intestina e intima per i personaggi ma è al tempo stesso il fine ultimo di questa arrampicata.

Se i Roy non fossero i Roy non avrebbero nulla per cui lottare, per cui scannarsi, per cui riconciliarsi. Sarebbero una famiglia comune, con problemi comuni e poco tempo a disposizione per pensare a come farsi le scarpe gli uni con gli altri. Ma senza quel nome non ci sarebbe neppure un motivo esistenziale per essere cosi accecati dal potere stesso. Ed ecco che allora la famiglia è al tempo stesso tsunami ed argine ai vari Kendall, Roman, Shiv e cosi via.

Come se non bastasse, una famiglia già cosi complicata e agguerrita si arricchisce costantemente di figure ben poco raccomandabili come Greg e Tom, ragazzi che conquistano sempre più spazio all'interno della famiglia Roy e che in quello spazio provano a sguazzare per raggiungere un tornaconto che sale sempre più di livello.

Il grande pregio di Succession è riuscire ad essere attuale e "comune" nonostante parli di problematiche vieppiù lontane alla massa. Nessuno di noi avrà mai le opportunità dei Roy, elicotteri, tenute mastodontiche, frequentazioni a 5 stelle e cosi via, ma ognuno di noi è inestricabilmente attratto da dinamiche cosi eterne come quelle che sono legate alla ricchezza e al potere.

E' un argomento molto più vicino ad ognuno di noi di quanto si pensi, sia perchè siamo costantemente alle prese con decisioni che ci mettano davanti una scelta fra interesse personale ed etica, e sia perchè il mondo di oggi, purtroppo, ruota sempre di più intorno a personaggi disposti a tutto pur di essere detentori di ricchezze e poteri spropositati.

Viaggiare all'interno di tali dinamiche è dunque molto intrigante, oltre che essere esaltante grazie alla messa in scena e allo stile sfrontato e chiassoso, spesso divertente, ma incredibilmente elegante nella sua interezza.

Succession appartiene sentitamente e convintamente a quelle serie tv che, pur non immediatamente e, pur non marcatamente, ti restano appiccicate addosso e finiscono per divenire dei cult personali di cui è difficile fare a meno.

Per voi che siete disperatamente a caccia di opere magistrali non soggette all'usura del tempo e universalmente riconosciute come piccoli capolavori, Succession è un'occasione unica per aggiungere un altro pezzo da novanta alla vostra bacheca.



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