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Call My Agent Italia: un leggero cult a cui affezionarsi

Era da poco terminato il 2022, e mentre lo speciale seriale sull'anno appena trascorso andava avanti (qui l'intera cavalcata), Sky Italia sfornava un titolo al quale mi sarei affezionato tanto, ma tanto, tanto, tanto come direbbe, la no-vax pentita, Madame.

Call My Agent Italia ha ogni requisito per diventare una delle serie leggere a cui volere bene da qui alla fine dei suoi giorni, un po' come avvenne per Boris 10 anni fa (qui la recensione della quarta stagione) e per pochissime altre serie italiane e non.

Dal preambolo, insomma, si percepisce una certa ammirazione per uno show che mi lascia un solo rimpianto: non aver partecipato all'anteprima romana alla quale Sky mi aveva gentilmente invitato!

Nel frattempo, invito voi sui miei canali social:


Ho voluto aprire con l'immagine di Paolo Sorrentino in ascensore.

Un omaggio al maestro che ha fatto faville al cinema e che in tv abbiamo amato per The Young Pope e The New Pope (qui la recensione) ed un richiamo alla seconda puntata, puntata che, a mio modestissimo avviso, resta la migliore delle 6 con cui Call My Agent Italia si è presentata al pubblico italiano.

Avviare l'articolo con una guest star cosi potente, però, mi permette di introdurvi alla serie stessa e di condividervi quella che è la struttura portante della serie.

Ogni puntata, infatti, prevede una guest star, ma una guest star da urlo, di quelle per cui gli agenti di Sky devono aver passato notti insonni per strapparle ai mille altri impegni.

Si va da Sorrentino stesso a Pierfrancesco Favino, da Stefano Accorsi a Paola Cortellesi, da Corrado Guzzanti a Matilda De Angelis.

Nomi, a dir poco, roboanti.

E cosa lega le varie guest star?

Gli agenti della CMA (Call My Agent, appunto), agenzia storica romana che affonda a piene mani nel cinema e nella tv per assistere e accompagnare nella propria carriera, attori, autori, registi, attrici e aspiranti tali.

Le guest star, dunque, non interpretano altro che se stesse.

Figata!

L'avvicendamento episodico dei vari Favino, Cortellesi, De Angelis e compagnia, permette di avere un certo dinamismo che riesce a non annoiare mai.

Ogni puntata scorre velocissima ed al suo termine abbiamo ancora voglia di seguire le vicende della guest star di turno.

Grande credito va dato ai professionisti del cinema che si sono prestati ad esilaranti gag nel corso della stagione. Alle scene divertenti, però, sono stati affiancati anche momenti di grande riflessione.

Basti pensare al monologo di Sorrentino sulla scuola, già diventato virale. Ma anche la sfuriata doppia della De Angelis incappata nella morsa feroce del politically correct o ancora il fermo e dimesso rifiutare parti e particine inutili da parti di Guzzanti.

Ogni personaggio racconta una sfumatura diversa dell'essere attore, dell'essere artista. Le bizze, le delusioni, le paure, l'istrionismo, la visione, l'incertezza di grandi professionisti, di grandi talenti spesso nudi e fragili di fronte al selvaggio web, di fronte ad un pubblico sempre più esigente ma sempre meno intelligente dal punto di vista cinematografico, tecnico e umano.

Impossibile non citare la performance di Pierfrancesco Favino, una di quelle per cui vale pagare il fatidico prezzo del biglietto.

Gli autori giocano sulla camaleonticità dell'attore e sulla sua proverbiale passionalità ed immersività nei ruoli che ricopre. Nell'episodio a lui dedicato, Favino impersona superbamente il comandante Chè Guevara. Aldilà del fatto che la somiglianza è impressionante al punto tale da mettere in discussione il Chè di Benicio Del Toro, quello che sconvolge è il come Favino diventi il personaggio che sta impersonando, dando vita ad un gioco di maschere che sconcerta e meraviglia per la sua efficacia. Favino in questo episodio, infatti, non riesce a rientrare nei panni di Favino, complice una sfida lunga mesi nella quale aveva dovuto interpretare il comandante cubano. Divertimento esilarante e la consapevolezza di essere stati spettatori di una performance da urlo, ulteriormente impreziosita dallo spettacolo che Favino offre sul palco dei David e dalla sua ennesima trasformazione, questa volta nei panni di Mario Draghi.

Tutto bellissimo!

Anzi, sublime!

Arrivati al termine dell'articolo, però, non possiamo dimenticare che a rendere Call My Agent quel piccolo gioiellino italico dell'intrattenimento che si è rivelato essere, sono stati anche i regular della serie, coloro i quali, mentre le stelle ci deliziavano con le loro prestazioni, restavano lì fissi a lottare, con le unghie e con i denti, per la sopravvivenza della CMA stessa, oggetto di mille speculazioni, tentate acquisizioni ed improbabili scalate.

La felinità di Lea, l'umanità di Gabriele, la nevrosi di Monica, la schiettezza di Elvira, la professionalità di Vittorio, la genuinità di Pierpaolo hanno creato il giusto mix affinchè la CMA sembrasse una famiglia e diventasse, per qualche ora, casa nostra.

Tra sogno e realtà, tra finzione e la magia concreta di tutto ciò che accade nelle vite dei divi che da sempre applaudiamo sul piccolo e sul grande schermo.

E da oggi anche nel dietro le quinte.


 

Sceneggiatura: 6

Regia: 5

Cast: 9,5

Genere: Comedy

Complessità: 5

Originalità: 7

Autorialità: 5,5

Intensità/coinvolgimento emotivo: 9

Profondità: 6,5

Contenuti Violenti/Sessuali: 1

Intrattenimento: 10

Opening: 1

Soundtrack: 4

Produzione: Sky Italia

Anno di uscita: 2023

Stagione di riferimento: 1

Voto complessivo: 8



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