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The Crown must always win, a dispetto di tutto e tutti

Mi erano bastati 5 episodi per intuire che l'ultima stagione di The Crown, la quarta, non sarebbe stata come le altre. L'arrivo di Lady Diana Spencer e Margaret Thatcher rappresentava un elefante troppo grande anche per le immense stanze di Buckingham Palace, Sandrigham o Balmoral.

La prima è stata, forse, il detonatore principale affinchè la Corona entrasse mani e piedi nel nuovo millennio.

La seconda è ancora oggi l'incarnazione di un certo modo di fare e immaginare la vita politica.

Entrambe entravano, quasi d'improvviso, in una storia che nelle prime 3 stagioni, pur tra tanti scricchioliì e tentazioni era riuscita a restare incollata al motto, al concetto, al mantra evidenziato nel titolo di questa recensione.

La corona prevale sempre, su qualsiasi cosa.

Lo sapeva già molto bene Filippo di Mountbatten, Duca di Edimburgo. La principessa Margaret ne aveva potuto assaggiare più volte il sapore amarognolo.

Tanti personaggi che avevano dedicato la propria vita alla Corona, al Re Edoardo prima e a sua figlia la Regina Elisabetta II poi, ne erano o ne sarebbero stati a conoscenza, chi prima, chi poi.

Lady Diana sarebbe passata alla storia come la Principessa Triste, una donna speciale distrutta dalle imposizioni, dalle restrizioni, dalle esigenze che essere un membro di spicco della famiglia reale avrebbe richiesto.

La Iron Lady, di contrappasso, sarebbe stata la prima, e forse l'unica, a contrapporsi in maniera decisa, ma istituzionalmente corretta, a quello che la Regina, la Corona, la famiglia reale rappresentasse.

In uno spettro comportamentale e caratteriale Lady D. e Margaret Thatcher sono 2 personaggi che metteremmo agli estremi del diagramma.

Nulla hanno in comune. Forse proprio per questo la stagione 4 riesce ad essere un costante saliscendi, un mosaico perfetto dove ammirare la fragilità di una ragazza che avrebbe voluto solo una storia d'amore e familiare felice, di apprezzare la tenacia di un primo ministro donna (il primo della storia britannica), di constatare l'immobilismo efficace della Regina, di farsi trasportare dalla passione travolgente del giovane Carlo per la sua amata Camilla, di farsi, al tempo stesso, travolgere dalla ferocia dello stesso principe ereditario verso quella che, dopotutto, sarebbe sua moglie.

Nel mezzo mille sfumature, mille personaggi schiacciati dal peso delle responsabilità verso la Corona.

Elena Bonham Carter ha avuto poco spazio quest'anno ma l'episodio a lei dedicato è riuscito, comunque, a provocare un dolore lancinante in noi spettatori.

"The Hereditary Principle" è un episodio drammatico ma che gode della consueta frizzantezza della sorella della regina.

Terminata l'era della giovinezza, dei vizi, degli amori, degli egocentrismi, dei capricci, dei sogni infranti, delle passioni laceranti, Margaret si ritrova a pensare alla sua condizione, a riflettere sul suo ruolo nel mondo, all'interno della famiglia.

Sarà la malattia ad accelerare questo processo che, soffusamente, era già iniziato con l'avvento di Diana Spencer nella famiglia.

Nella principessa del Galles aveva rivisto, in parte, se stessa. Leggiadra, spensierata, giovane, bella e in cerca di una favola.

La somiglianza, la visione affine diverrà uno specchio rotto nel quale Margaret continuerà a guardarsi, distorcendo se stessa e la giovane Diana, in un gioco di rancori e rimpianti che divoreranno, avveleneranno i pozzi di Buckingham Palace.

L'episodio riesce a trasferirci il vero dramma interiore che la principessa vive. Essere un'eterna seconda è sempre stato un peso per lei, vivere nell'ombra della sorella un macigno.

Continuare ad esserlo ma senza potersi aggrappare all'idea di poter apparire (e forse essere) la ribelle, la guastafeste, la bella principessa da corteggiare, sulla quale speculare, della quale innamorarsi, per la quale fare follie, è senza dubbio un inferno dal quale non è possibile uscire se non, paradossalmente, aggrappandosi alla Corona.

Ma la Corona, ormai lo abbiamo capito, non aspetta nessuno, non ha pietà di nessuno.

Margaret vorrebbe riprendere il controllo, rientrare nei ranghi, dedicarsi ad uno scopo più alto. Non sarà possibile. La gabbia dorata è lì, sarà sempre lì ad aspettarla.

Una gabbia adornata di gioielli e pietre preziose, nella quale lei è nata ed ha provato a vivere, accettando, seppur con rassegnazione, il proprio destino.

Non si può dire lo stesso per Diana Spencer, finita un pò per caso tra le grinfia del principe ereditario, spinta dalla famiglia reale in un matrimonio infelice e disastroso, lei che immaginava e sognava un idillio da favola.

Peter Morgan decide di non indugiare sullo sfarzo del matrimonio del secolo (non mostrato nella serie, non a caso), di non inseguire la favola ma di smontarla, decostruendola pezzo dopo pezzo.

"Fairytale" è forse l'episodio più bello dell'intera serie, e di sicuro il più struggente.

Assistiamo all'ingresso trionfale, quasi per acclamazione, di Lady D. all'interno della famiglia reale, raffigurato dal suo impacciato modo di presentarsi, molto poco "reale" ma molto vero, genuino, schietto.

Le sarà perdonato tutto all'inizio, quando tutto è ancora avvolto dalla gioia e dalla prospettiva di regalare al regno una principessa bellissima, giovane e graziosa. Quando quella stessa principessa diverrà un problema, ella stessa diverrà quello che prima di lei erano stati gli amanti indesiderati di Margaret o i nipoti "imbecilli" della madre della regina: un peso indesiderato e mal tollerato.

L'incubo di Lady D. è stato tanto annunciato quanto evitabile. Carlo amava un'altra. Tutti lo sapevano. Compreso il primogenito della regina.

Nessuno ha mosso un dito. Compreso il primogenito della regina.

L'idea di accontentare tutti, di regalare un matrimonio da favola al reame, una donna da copertina al fragile e controverso Carlo, era troppo ghiotta per lasciare spazio ad un desiderio troppo umano, troppo terreno per un principe ereditario. L'amore non vince, la corona si.

La corona prevale sempre.

Ed ecco che con Diana non è stata solo vittima della Corona ma anche di chi a sua volta alla Corona aveva dovuto soccombere ed ora avrebbe cercato in sua moglie Diana la valvola di sfogo, il capro espiatorio, il riflesso dei suoi fallimenti.

Carlo è sembrato una vittima tanto quanto Diana.

A differenza della principessa del Galles, però, lui ha causato a sua volta altre vittime, non riuscendo a spezzare la ruota (A Daenarys Targaryan staranno fischiando le orecchie).

Ecco perchè sia i fan della serie, che il "popolo", hanno sempre visto in Lady Diana la vittima da compatire e per cui parteggiare, ed in Carlo una sorta di vendicativo villain senza cuore.

La serie riesce ad arricchire di molte sfumature questo netto contrasto fra la Diana da beatificare ed il Carlo da condannare tout court.

La reazione stizzita della famiglia reale lascia presagire un certo risentimento per quanto mostrato in The Crown 4. Analizzando con maggiore distacco tutta la vicenda, però, non possiamo fare a meno di constatare che Carlo sia stato umanizzato moltissimo lungo tutta la stagione. Il suo rapporto d'amore puro, quasi fanciullesco con Camilla, il suo tentativo di fare chiarezza più volte frenato dai genitori, i suoi dubbi sul matrimonio, la perdita dell'amico più caro, la perdita del genitore putativo Dickie son tutti dettagli che ci permettono di approfondire una figura troppo spesso appiattita su quella del principe ereditario apatico, inutile e responsabile dell'infelicità della principessa più amata della storia del Regno.

Carlo non ne esce vincitore, assolutamente no, ma ne esce valorizzato, grazie anche e soprattutto alla performance da urlo di uno straordinario Josh O'Connor, straordinario interprete di Charles.

Diana, dal canto suo, ne esce abbastanza trasformata rispetto al sentimento trasversale di pietà umana e amore incondizionato che da sempre contraddistingue la sua storia.

La principessa del Galles è e rimarrà sempre una tragica vittima di un gioco troppo più grande di lei.

Peter Morgan riesce, però, a renderla un personaggio ancora più complesso. Il disturbo alimentare, gli amori segreti, la debolezza nel riuscire ad essere fedele al concetto di matrimonio più che a suo marito, la difficoltà di restare nell'ombra, l'amore per i riflettori; spesso peccati veniali e perdonabilissimi ma che gettano uno sguardo più complesso e meno edificante sulla principessa triste.

Anche qui, non è un caso che, la famiglia reale sembrerebbe essere abbastanza stizzita dal profilo con cui è stata disegnata la madre di Harry e William.

The Crown non ha risparmiato nessuno ma il racconto, se non vero al 100%, è sembrato verosimile.

La nuova era della royal family, quella che doveva sancire l'approdo di Carlo al trono e decretare il passaggio della Corona nella modernità, nell'era dei mass media, inizia con la donna dei sogni accanto a Carlo ma termina in un incubo di proporzioni gigantesche.

Un incubo che da personale e familiare diventa anche quello di tutta una nazione, scoraggiata dalla recessione e colpita da un'incertezza che spaventava l'intero popolo britannico.

Per 11 anni quell'inquietudine è stata cavalcata e placata da Margaret Thatcher, altra strepitosa protagonista di quell'era e di questa stagione.

Gillian Anderson ha prenotato un posto in prima fila ai prossimi Emmy Awards ed i prossimi Golden Globe.

La sua interpretazione è stata granitica. Volto, corpo, movenze che sembravano uscite dallo stesso corpo della vera Iron Lady.

La Anderson è riuscita ad onorare una figura cosi importante senza mai trasformarla in una mera copia o una strana macchietta.

Il suo rapporto con la regina Elisabetta II e quello che la royal family rappresentava è stato ben evidenziato nella premierè di questa stagione ed in tutta la storyline legata all'Apartheid.

Grazie all'evento legato alla sparizione di suo figlio durante la Parigi - Dakar e alla fermezza con cui la Thatcher si è opposta all'Argentina nella guerra delle Isole Falkland e all'Irlanda nella lotta intestina sanguinosa e violenta di quegli anni, che abbiamo apprezzato l'aspetto umano e politico della lady di Ferro.

Un'umanità e una dignità intoccabile che nell'episodio finale è fragorosamente esplosa grazie alla bellissima sequenza che ha visto protagonista lei e la sovrana.

Una delle scene più belle che abbiamo visto quest'anno.

In tutto questo c'è lei, c'è sempre stata lei.

Elisabetta II.

Peter Morgan ci omaggia di un graditissimo flashback, celebrando il ritorno della eccezionale Claire Foy, interprete della regina nelle prime 2 stagioni.

Cosi come avvenuto nella stagione 3, anche quest'anno vede una regina più defilata e sempre più plasmata in un ruolo immobile e sfuocato. Sono lontani i momenti della giovinezza quando la sovrana, pur tra mille difficoltà, poteva ancora contare sul dono dell'ingenuità e sulla speranza di poter anteporre i propri interessi come donna, moglie e madre, a quelli della Corona.

La regina interpretata da Olivia Colman sembra vivere in un'era geologica diversa da quella interpretata dalla Foy, eppure esse rappresentano la stessa persona.

La Colman è dunque perfetta nel prestare il volto ed il corpo ad una Regina più preoccupata, più "seduta", più arroccata nelle sue stanze. Un arroccamento non facile che, non casualmente, viene prepotentemente disatteso in un braccio di ferro con la Thatcher, quasi a rivelare l'impazienza della regina di avere un ruolo più attivo e meno ingessato.

Si conclude cosi una stagione trionfale, dove il gossip, la storia e la vita dei reali è stata raccontata con attenzione e senza mai abbassare il piede dallo sceneggiatore.

Sono state tante le scelte coraggiose e inattese, come ad esempio quella di non mostrare l'evento più atteso (il matrimonio) o come quello di denudare completamente le figure di Carlo e Diana.

Il bilancio, inutile dirlo, è favoloso.

The Crown 4 potrebbe essere stata una delle serie più belle di questo 2020. Per scoprire se sia stata la più bella vi invito a guardare le classifiche 2020 ed all time che trovate nella sezione classifiche.

Nulla è stato dato per scontato e, nonostante un'invasione della privacy della famiglia reale, tutto è stato trattato con la consueta classe, supportata da uno dei cast più talentuosi e indovinati nella storia della serialità.

The Crown prevales.

Anche sul piccolo schermo.

 

Trama: 9

Sviluppo Personaggi: 9

Complessità: 10

Originalità: 9

Profondità: 10

Cast: 10

Impatto sulla serialità contemporanea: 10

Componente Drama: 10

Componente Comedy: 5

Comparto tecnico: 10

Regia: 9

Intrattenimento: 6

Coinvolgimento emotivo: 10

Soundtrack: 8

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