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La regina degli scacchi: tutto perfetto, ineccepibile. Forse troppo.

Solo pochi giorni fa vi avevo parlato del pilot di una nuova serie netflix: la regina degli scacchi.

Erano passate solo poche ore dal rilascio e avevo poche pochissime informazioni sulle reazioni che il mondo intorno a me stava diffondendo sui social e blog specializzati vari.

Vi avevo parlato di una serie tv bella, fatta bene, scorrevole, classica ma che poneva di fronte l'atavica questione che ci presenta ogni pilot fatto bene ma privo di un mordente feroce:

continuo o non continuo?

10 anni fa la risposta sarebbe stata netta: Vado Avanti!

Come avrebbe sentenziato un concorrente molto confidente in una nota trasmissione pre-serale italiana.

Oggi quella nettezza non fa rima più con certezza.

L'offerta seriale è enorme, basti vedere i titoli che ho catalogato e spesso recensito per voi in questo 2020.

Un attento analista come me (attento e modesto), però, non può lasciarsi ingannare dagli entusiasmi del mondo circostante o cavalcare il consenso come un qualunque politico destrorso italiano e non.

La regina degli scacchi si presta a far cadere in tentazione qualsiasi appassionato.

Di essa, di lei, non si può parlare male.

E' fatta bene.

Ha una protagonista eccezionale interpretata da un'attrice giovane, bella e in fortissima ascesa.

La storia è solida.

L'evoluzione del personaggio principale è ineccepibile.

Il crescendo della storia è costante, lineare e entusiasmante.

Il finale è semplice ma non banale.

La serie, nel complesso, funziona e funziona per qualsiasi tipo di pubblico, giovane e meno giovane, navigato o acerbo, pretenzioso o superficiale, maschile o femminile.

Non c'è nessun ostacolo di fronte a La regina degli scacchi, nessuna mossa audace che possa contrastarne la vittoria.

Eppure lo scacco c'è, ma non è matto.

Quando ho iniziato a pensare a questa recensione, mi è tornato alla mente compulsivamente un mio ex professore del Liceo.

Si trattava del professore di Arte (o educazione artistica, fate vobis).

Era un uomo molto silenzioso, duro all'apparenza ma in realtà molto carismatico e ricco di pensieri critici da condividere.

Uno di questi rappresentava il suo vero mantra:

La perfezione stufa, non sempre è interessante.

Secondo il suo punto di vista, alcuni dipinti, per quanto belli, per quanto "perfetti", tendono a perdere di interesse ad ogni visione.

Altri, magari meno "perfetti", meno rispettosi delle proporzione, meno classici nel tratteggio, meno armonici nei toni, riescono ad essere più attraenti, più magnetici rispetto all'occhio di chi guarda.

Ecco, "la regina degli scacchi" rappresenta per me la summa di quel pensiero.

Non riesco a trovare in essa dei difetti palesi. Non posso contestarne l'ottima riuscita. Non posso criticarne il successo. Non oserei criticarne la realizzazione.

Eppure non riuscirei, in tutta onestà, a dirvi che mi è piaciuta tantissimo.

Questo vuol dire che non mi è piaciuta?

Affatto.

L'ho adorata. Ho trovato ben spese quelle circa 6 ore in compagnia degli occhioni di Anya Taylor Joy. E' stato interessantissimo assistere ad una serie tv dove un gioco ricco di intelligenze e sfumature avesse il palcoscenico tutto per sè.

Quando vi dico che "non riuscirei, in tutta onestà, a dirvi che mi è piaciuta tantissimo.", intendo dire che La regina degli scacchi va messa in lista, va guardata, apprezzata e consigliata ma poi finisce li, deve finire li.

Non è una serie tv che ha bisogno di teorizzazioni (e.g. Game of Thrones), non è un prodotto che ci lascia totalmente esterefatti dalle mirabolanti prodezze tecniche, scenografiche, costumistiche (e.g. The Crown), non è un titolo che innova, rinnova, smonta e rimonta un genere o un grande classico (e.g. Watchmen), non è un telefilm che nel suo complesso e nella sua complessità rivoluziona la serialità contemporanea (e.g. Breaking Bad).

Badate bene che quelle caratteristiche, parte di quelle proprietà, le avranno 10/20 serie all'anno attualmente, e che forse 1/2 serie all'anno possono vantare la capacità di aver avuto un impatto sul medium televisivo.

Il fatto che La Regina degli scacchi non ci riesca non rappresenta, dunque, un demerito per la serie Netflix.

Dato l'enorme successo, data l'incredibile accoglienza destinata dal pubblico, è importante, però, specificare che, si, la Regina degli scacchi è una gran bella serie, ma che, no, essa non è un capolavoro, non è Breaking Bad, non Watchmen, non è The Crown, non è Game of Thrones.

In questo quadro si spiega, e vi spiego la mia frasetta sulla quale si potrebbero basare fior di mistificazioni e teorie del complotto, ma che altro non è che la voglia di mettervi in guardia dall'abuso del termine capolavoro che troppo spesso viene fatto in giro.

E niente, credo che questa (non recensione) avesse il solo obiettivo di dirvi quanto bella e perfetta sia stata questa miniserie e quanto essa sia, però, lontana dall'essere qualcosa di imperdibile.

Daltronde cosa gli vuoi dire a La Regina degli scacchi?

Dura poco e condensa benissimo la storia in 7 episodi senza trascinarsi in angoli inutili e dispersivi.

Cura benissimo il dettaglio.

Tratta con amore e attenzione ogni suo personaggio.

Tira fuori dal cilindro una protagonista brava, bella, promettente e totalmente in parte.

Ci fa gustare e interessare ad un mondo lontanissimo da quello delle persone comuni e con un quoziente intellettivo nella norma.

Regala un finale bello, aperto, semplice ma tutt'altro che banale.

Cosa vuoi dirle?

Nulla.

La devi ammirare, accettare, apprezzare, applaudire.

Senza batter ciglio, senza indugi.

Scrivi una (non) recensione come questa, clicchi sul pulsante dell'orologio da scacchi e vai avanti.

Alla prossima partita.

Alla prossima serie.

 

Trama: 7 ++

Sviluppo Personaggi: 8

Complessità: 6+

Originalità: 5

Profondità: 6,5

Cast: 7,5

Impatto sulla serialità contemporanea: 4

Componente Drama: 7

Componente Comedy: 0

Comparto tecnico: 7

Regia: 6,5

Intrattenimento: 7

Coinvolgimento emotivo: 9

Soundtrack: 6

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