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The Wire: dai ghetti di Baltimora alla storia della tv

Vi andrebbe di fare un viaggio all'interno della storia?


Avreste bisogno di "essere educati" sui fondamentali seriali?


Avete sempre sentito parlare di The Wire senza averla mai vista?


Qualsiasi prodotto artistico, un quadro, una scultura, un film, un'opera teatrale, una poesia, è soggetta al giudizio del tempo.

A differenza di prodotti destinati al consumo quotidiano e di puro interesse commerciale, le opere d'arte sono destinate a restare nel tempo, immobili come blocchi di pietra piazzati al centro di una stanza.

Questo essere indefinibili e sfuggenti a regole fisiche e matematiche, le sottopone a vari livelli di giudizio. Sono moltissime quelle che sono state bistrattate durante la loro epoca, salvo poi essere rivalutate , altre hanno subito il processo contrario.

Dagli anni 2000 alle arti audiovisive conosciute. e accettate, è forse il caso di aggiungere anche una piccola costola: le serie tv.

Se questo processo si può dire concluso è grazie alla cosiddetta Golden Age della TV quella che viene fatta idealmente partire negli anni 2000 e che coincide con show di enorme successo della emittente cable statunitense HBO.

In particolare The Sopranos sono considerati il punto di partenza con svariati show come Six Feet Under, Deadwood ed altri a fare da ulteriore grimaldello. Twin Peaks aveva battuto sul tempo tutti ma sembrava essere stato un fenomeno ampiamente isolato.

L'epoca d'oro della tv toccherà il suo apice sul finire degli anni 2000 con Breaking Bad e Mad Men, considerati la summa della qualità in tv, vero e definitivo punto di consacrazione della serialità.

Al centro di questa decade gloriosa troviamo un prodotto che all'epoca fu poco considerato ed anzi criticato ma che oggi viene addirittura insegnato a scuola, nelle Università e nei master specializzati: The Wire.

La visione di We Own This City (qui la recensione) nelle scorse settimane mi ha fatto venire una gran voglia di parlarvi di The Wire.

Come, infatti, vi ho accennato in sede di first impression, la nuova serie di HBO condivide con The Wire, la location, gli autori ed il substrato sociale che si vuole raccontare.

Ed eccoci qui, dunque, di nuovo a Baltimora, per un piccolo e brevissimo accenno a questo caposaldo del piccolo schermo.

L'opera di David Simon e George Pelecanos è oggi considerata il massimo esempio di serie tv drama capace di mescolare giornalismo, il documentario ed il romanzo per raccontare ed analizzare la società contemporanea.

The Wire rappresenta l'esempio di opera d'arte rivalutata nel tempo grazie soprattutto al fatto che sia riuscita ad analizzare la società con precisione chirurgica, tanto da anticipare problematiche irrisolvibili e preoccupanti che quasi 20 anni dopo ritornano, magari sotto altre forme.

Basti pensare che oggi la serie è considerata da molti una della 5/10 serie migliori di tutti i tempi e da tutti come una delle 4-5 serie più importanti di sempre. In termini di pura rilevanza, infatti, sono pochissime le serie che possono vantare l'importanza storica di The Wire. Non è un caso, infatti, che oggi molte serie, da Gomorra a Sons Of Anarchy, passando per serie minori a valanga, si siano ispirate dichiaratamente al capolavoro HBO.

All'epoca della messa in onda, però, lo show non ricevette (incredibilmente) mai alcun riconoscimento e proseguì le sue 5 stagioni nella quasi indifferenza generale.

Nonostante questo, la HBO continuò a credere ed investire nel progetto per 5 annate che oggi rappresentano un pezzo di storia televisiva imprescindibile.

David Simon sfruttò il suo passato da giornalista al Baltimore per ambientare una serie che nasceva, cresceva e moriva proprio a Baltimora e che provasse a ricostruire il contesto sociale, politico e culturale della città. Partendo da quella realtà riuscì a raccontare benissimo la realtà di tutta l'America, di tutte le città statunitensi, con uno sguardo proiettato a 360 gradi sul mondo occidentale.

Le 5 stagioni furono divise in blocchi, partendo da storie e personaggi principali, che andavano a raccontare segmenti specifici della società.

Se la prima stagione si concentrava sulla lotta alla criminalità, lo spaccio di droga e le difficili indagini della polizia, la seconda si inoltrava nel mondo dei sindacati, andando a raccontarne le difficoltà, la corruzione e le storie di moderni Don Chisciotte.

Nella terza, la quarta e la quinta, invece furono indagate le dinamiche interne al sistema giudiziario, scolastico, politico e giornalistico della città.

Un affresco spietato, distaccato e pungente (e per questo molto oggettivo) della società americana che veniva concluso con un finale stupendo di puro stampo gattopardesco. L'opera di Simon e Pelecanos, che diverranno una coppia inseparabili di li ai nostri giorni, è stata cinica nel rappresentare il sogno americano. Il paese delle opportunità e delle scommesse irrealizzabili risulta di fatto un paese di emarginati, di grande povertà, di miseria umana, di opportunismo, di corrotti e avidi. E questo accade a tutti i livelli, perché ad ogni livello esistono persone capaci di sfruttare il grande sogno americano per il bene personale e non per il bene collettivo. Questo gioco sporco è ancora più palpabile in una città come Baltimora dove la comunità afroamericana, da sempre vessata più delle altre, è predominante. E cosi i giovani, anche quelli più brillanti, finiranno per spacciare droga e gli spacciatori finiranno per essere persone spesso meno spietate di chi, dall'alto di giacca e cravatta, si erige a paladino della giustizia. Un mondo triste, fatto di soldi sporchi, persone cieche, cittadini arrabbiati e disillusi, persone perbene lasciate da sole, politici che iniziano una carriera nell'intento di cambiare le cose e finiscono per cambiare in meglio solo la propria posizione.

The Wire, in definitiva, è un'opera d'arte vera e propria, un fermo immagine sulla contemporaneità che vale la pena recuperare a prescindere ed in qualsiasi epoca ci si trovi.

Un capolavoro che ferma il tempo e lo mette a disposizione di intere generazioni.

Legate da un filo rosso sottile ma sempre presente.

Con We Own This City siamo tornati lì, nella comfort zone dei 2 formidabili autori e non è detto che fra qualche anno non ci si ritrovi qui a discutere di come Pelecanos e Simon siano riusciti a congiungere, attraverso Baltimora ed i suoi anfratti, 20 anni di storia della tv, dell'America e di tutto l'occidente.

 

Sviluppo Personaggi: 10

Complessità: 10

Originalità: 9

Autorialità: 10

Cast: 9

Intensità: 10

Trama: 8

Coerenza: 10

Profondità: 10

Impatto sulla serialità contemporanea: 10

Componente Drama: 10

Componente Comedy: 2

Contenuti Violenti: 8

Contenuti Sessuali: 2

Comparto tecnico: 7,5

Regia: 6,5

Intrattenimento: 4

Coinvolgimento emotivo: 9

Opening: 6

Soundtrack: 6

Produzione: HBO

Anno di uscita: 2002 - 2008

Stagione di riferimento: 1-5


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