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All The Light We Cannot See: Un 6 politico e nulla più

Ci sono serie destinate a fallire, come le feste che desiderava organizzare Jep Gambardella, e serie destinate a far sognare. Show che crollano sotto il peso delle aspettative ed altri che sorprendono totalmente ribaltando ogni pronostico. Ci sono quelle che annoiano e quelle che divertano, quelle che abbandoneresti dopo 5 minuti e quelle che non finiscono mai.

E poi, ci sono quelle che si pongono esattamente nel mezzo.

Sono le serie tv da 6 politico e sono quelle che ti lasciano ogni volta bloccato in una decisione impossibile. Andare avanti o fermarsi? Lasciare o raddoppiare? Sono, forse, queste le serie che lasciano l'amaro in bocca più di tutte. Quelle che avrebbero potuto fare molto meglio, quelle a cui manca il quid, il sale, il pepe, l'umami per restare a galla e sopravvivere ai "tagli" di noi spettatori.

E' esattamente in questa fascia che si colloca All The Light We Cannot See, nuova miniserie Netflix che vanta un cast internazionale che comprende, fra gli altri, il pluripremiato Mark Ruffalo (I Know This Much is True) e l'indimenticato Hugh Laurie (Dr.House).

Tratto dall'omonimo romanzo, best seller indiscusso, lo show è approdato su Netflix ai primi di Novembre, piazzandosi rapidamente tra i titoli più visualizzati del momento.

Di luci seriali da vedere ce ne sono molte e sono quelle riflesse dalle miriadi di stelle presenti nella Hall of Fame.

Accorrete a votare tutti i sondaggi presenti nella sezione dedicata. La trovate a questo link.

All The Light We Cannot See recensione tutta la luce che non vediamo

All The Light We Cannot See è ambientata in Francia al crepuscolo della seconda guerra mondiale.

E' un momento crudele dove il dolore e la sconfitta si annidano sia in quelli che fino a quel momento potevano considerarsi vincitori in quella efferata guerra e quelli che si erano da tempo sentiti in trappola. Nel 1944, tutti erano accomunati dalla torbida e nefasta sensazione che quello che stavano vivendo sarebbe potuto diventare l'ultimo giorno vissuto sulla Terra. Le bombe cadevano dal cielo. Gli alleati, guidati dall'esercito americano, stavano riconquistando terreno e riducendo le milizie naziste ad un cumulo di ossa e polvere ma, al tempo stesso, il Fuhrer e i suoi uomini, proprio perchè guidati dalla disperazione di una sconfitta che sembrava poter arrivare improvvisamente, erano diventati ancora più spietati, implacabili, verecondi.

Oltre allo sterminio di un popolo, i tedeschi erano soliti fare razzie dei luoghi in cui si trovavano. E' questo il fil rouge che lega la storia generale, quella con la "S" maiuscola, a quella particolare narrata nel libro prima e nella serie poi. I tedeschi sono nella città di Saint Malo per recuperare dei beni culturali preziosi in possesso di una ragazza cieca del luogo che li aveva ereditati dal padre curatore del museo della città. E' una caccia aperta dove chiunque si rifiuti di aiutare viene ucciso brutalmente. Tutti cercano di proteggere quell'ultimo baluardo dell'umanità, quella ragazza senza vista capace di vedere molto più di tanti esseri umani divenuti bestie come il titolo suggerisce.

Anche nelle file naziste c'è qualcuno con uno sguardo più romantico e sognatore. Saranno queste 2 anime a costruire un ponte immaginario fra le due forze in guerra.

Come potrete ben capire, quella narrata è una storia potente, altamente romanzata ma di impatto emotivo fortissimo.

Netflix si porta a casa una miniera d'oro in termini narrativi e di appeal.

Il problema è che spreca ogni singola pepita, riducendo un potenziale capolavoro artistico e seriale in una fiction generalista ambientata nella seconda guerra mondiale, con personaggi cool, attori top, budget medio alto.

La sensazione è che, come avvenuto per i Leoni di Sicilia in casa nostra, vi sia un atteggiamento, dei produttori impegnati nella realizzazione dello show, di compiacimento che scivola nel volersi accontentare del fatto di avere tra le mani qualcosa che, cosi assemblato funzionerà e piacerà a prescindere.

Cosi non è.

Non è questo il modo di fare tv o di fare cinema.

Sono i dettagli a rendere una serie unica.

Il modo in cui sviluppi i personaggi, il modo in cui li caratterizzi, gli conferisci profondità.

In All The Light We Cannot See ci sono molti personaggi caricaturali, c'è una ragazza cieca che sembra "vedere" nel senso che fa movimenti tipici di chi la vista la possiede e non di chi purtroppo l'ha persa. Le cose accadono, un po' per caso, con uno stile pomposo e classico che improvvisamente cita esplicitamente Bastardi Senza Gloria rubandone lo stile ma senza ereditarne il ritmo e la classe. Sembra tutto abbastanza casuale, fortuito, accidentato. La cura non c'è. L'intensità di Mark Ruffalo rimane. La gioia di vedere Laurie resta. Il gradimento verso la storia in se permane.

Manca tutto il resto.

Manca tutto quello che servirebbe ad uno show per allontanarsi da uno scialbo 6 in pagella. Un 6 politico che nasce per premiare lo scrittore del romanzo, gli attori e Netflix per la sua abilità di portarsi a casa i diritti più che per la capacità di creare una bella serie tv.



Sceneggiatura: 6

Regia: 5,5

Cast: 7,5

Genere: Drama

Complessità: 4

Originalità: 4

Autorialità: 3

Intensità/coinvolgimento emotivo: 7,5

Profondità: 5

Contenuti Violenti/Sessuali: 6,5

Intrattenimento: 5

Opening: 6+

Soundtrack: 3

Produzione: Netflix

Anno di uscita: 2023

Stagione di riferimento:

Voto complessivo:


42 visualizzazioni

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