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La Caduta della Casa Degli Usher è una serie da paura (e non in quanto horror)

Mike Flanagan e Netflix si separano.

Il fortunato connubio fra l'autore di Midnight Mass e The Haunting of Hill House si chiude con il terzo capitolo di una ideale saga Horror che ha regalato enormi soddisfazioni a Flanagan, Netflix e gli spettatori tutti.

L'autore, sarà impegnato, sin da subito, nella realizzazione dell'adattamento televisivo de La Torre Nera, di cui Amazon Prime Video ha acquistato i diritti. Una trasposizione attesissima che non poteva essere consegnata in mani migliori.

Prima di accomiatarsi, Flanagan, ha voluto salutare tutti gli abbonati Netflix con The Fall of The House of Usher (La Caduta della Casa degli Usher) con cui, oltre a salutare tutti noi prima della nuova esperienza professionale, ha voluto tributare un omaggio mai troppo velato al maestro Edgar Allan Poe.

Ne è conseguita una serie densa, intrisa di citazioni, capace di elettrizzare e spaventare e, soprattutto, foriera di una veduta lucidissima sui nostri strani tempi, fatti di multinazionali e consumatori, di prede e predatori, di super-ricchi e super-poveri, di elitè e di masse.

Il risultato è stato ottimo e le tante disamine mai banali.

Un autore, Flanagan, che nei prossimi anni, chissà, potremmo ritrovarci tra i nominati in un futuro giro di valzer per decretare i nuovi Hall of Famer.

Per adesso, siete chiamati in massa a partecipare a tutti i sondaggi presenti nella Hall of Fame.

Li trovate qui.

La Caduta della casa degli Usher recensione

L'Horror non è mai stato il mio genere eppure con questo progetto di Mike Flanagan ho provato grande entusiasmo e voglia di farmi risucchiare dalla storia e dai suoi personaggi.

Uno show in crescendo, che, puntata dopo puntata, ha trovato sempre più compimento e senso. Non solo un thriller, non solo un contenitore di efferate e assurde morti, non solo un cupo viaggio nella sfortunata conclusione della dinastia Usher ma un vero e proprio affronto al nostro comune vivere, al nostro comune sentire.

Gli ultimi 2 episodi, in particolare, nascondevano un fascino alla Fight Club.

La triangolazione fra Roderick, Madaleine e Auggie, ha lasciato spazio a raffinati pensieri sul mondo che ci circonda.

Ma andiamo per gradi, giusto per darvi un po' di contesto.

Gli Usher sono una delle famiglie più potenti al mondo.

Il loro impero, prevalentemente farmaceutico, è basato sulla dipendenza di milioni di pazienti/tossici dal Ligodone, sostanza oppiacea, riconosciuta come farmacologica ma, di fatto, più simile ad una droga. Il rimando a Dopesick (qui la recensione) e allo scandalo Ossicodone è evidente ed, in prima battuta, anche molto stridente in quanto lo show Netflix pecca di poca originalità nella scelta della storyline principale. Col passare degli episodi questa dissonanza sparisce di fronte al messaggio di fondo che lo show vorrebbe trasmettere ovvero quello di un mondo che si lascia dominare dalle Elitè per poi chiederne la testa ma che nulla fa per evitare che pochi decidano le sorti di molti e che brutte invenzioni diventino abitudini e tradizioni della nostra cultura cosmopolita e globalizzatrice.

In parole povere, se pochi potenti, tra l'altro partiti dal nulla, riescono a scalare una multinazionale come la Fortunato (questo è il nome dell'azienda capitanata dagli Usher) e una volta fatto riescono a diventare plurimilionari grazie a farmaci che creano dipendenza e generano morte, la colpa è anche nostra.

La colpa è del consumatore in primis che si lascia abbindolare da facili ricette e dalla compulsiva voglia di Avere tutto quello che si possa desiderare.

Siamo stati tutti vittime, testimoni e richiedenti del "fast" a tutti i livelli.

Il fast food, il fast fashion, il fast earning e chi più ne ha più ne metta.

Nel bellissimo ultimo episodio i fratelli Usher, i creatori del sogno Fortunato, si confrontano e dibattono proprio su questi aspetti. Sono loro i cattivi, sono loro gli artefici di tutte queste morti. Non c'è dubbio. Al contempo, però, sono i geni della lampada che impunemente hanno soddisfatto le richieste del mercato, le richieste di noi consumatori. Noi, richiedenti ed avidi di- gloria effimera, di beni di consumo effimeri, siamo anche quelli che, quando c'è da pagare il conto chiedono la testa dei geni della lampada in giacca e cravatta. Noi, consumatori e richiedenti, dimentichiamo che, nel frattempo, quei novelli Re Mida son diventati più ricchi di intere nazioni del pianeta, son diventati più intoccabili del Papa in Vaticano.

E' un loop che si ripete senza fine, generando disparità sociali e morte, proteste e dipendenze sempre più sofisticate.

Ho apprezzato tantissimo l'ultimo capitolo del Flanagan netflixiano soprattutto rispetto a queste tematiche che, per quanto trattate grossolanamente sono state toccate con grande visione critica ed analitica.

Mi ha fatto riflettere una provocazione fatta dal personaggio interpretato da Carla Gugino sul finale, quando, immaginando un mondo migliore e privo di cosi tanta sofferenza e disuguaglianza, lanciava una sfida alle grandi major (ma anche a noi spettatori). Basterebbe restare fermi un anno, non produrre alcun film, alcuna serie tv, ed instradare quei soldi non spesi in entertainment nella cura del nostro mondo, dell'ambiente, della povertà. Basterebbe un anno di fermo, solo di quel settore, per ritornare su un percorso sereno, positivo e più equo.

Non lo faremo mai.

Lo sappiamo tutti.

E' il diavolo che parla. E' il Male che parla. Anche Lui, con le sue avances e le sue trame sa che nulla potrà essere salvato se l'Umanità tutta continuerà su questa china.

Il cast perfetto ha trovato la sua punta di diamante proprio in Carla Gugino, di cui, permettetemi questa digressione, non mi stancherei mai. Una delle attrici più sottovalutate degli ultimi decenni, relegata quasi sempre a ruoli di contorno, per quanto importanti, e qui capace di offrire tutta la duplicità, suadenza, pericolosità e morbosità di un personaggio incarnato mille volte al cinema e in tv ma mai cosi seducente e meraviglioso.

In definitiva, dunque, The Fall of The House of Usher si attesta come una delle migliori serie dell'anno, rubando lo scettro a chiunque in questi ultimi 2-3 mesi di magra in cui lo sciopero degli sceneggiatori ha iniziato a farsi sentire.

Mike Flanagan non poteva accomiatarsi meglio.

Il futuro di Prime Video è in buone mani.

Il passato di Netflix lo è stato.

Il nostro presente ci attende, pronti per il prossimo binge watching, pronti per il prossimo immancabile prodotto da consumare.



Sceneggiatura: 7,5

Regia: 8

Cast: 8

Genere: Horror

Complessità: 7+

Originalità: 7--

Autorialità: 7+

Intensità/coinvolgimento emotivo: 7,5

Profondità: 9

Contenuti Violenti/Sessuali: 8

Intrattenimento: 5,5

Opening: 2

Soundtrack: 1

Produzione: Netflix

Anno di uscita: 2023

Stagione di riferimento: 1

Voto complessivo: 8++

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