Ho capito solo alla fine dell'ultimo episodio che la terza stagione di Physical sarebbe stata l'ultima e quel season finale in realtà rappresentava il series finale.
Questa scoperta ha influenzato pesantemente il giudizio su quella che fino a quel momento mi era parsa una stagione più che buona.
Cosi come accaduto, qualche giorno prima, in occasione del season/series finale di Winning Time, stavo assistendo ad un finale di stagione convertito in finale di serie.
L'impressione, anche in questo caso, è stata di un meccanismo di scrittura raddrizzato in corso d'opera per consentire ad uno show di tutto rispetto di chiudere degnamente nonostante ci si aspettasse di "imbattersi" in qualche stagione in più.
Qualche dettaglio in più dopo l'immagine e dopo avervi re-indirizzato ai vari sondaggi propedeutici alla dichiarazione dei primi ingressi nella Hall of Fame delle serie tv.
Physical era stata una delle serie rivelazione di un paio di anni fa (qui la recensione della prima stagione) salvo poi non confermarsi con la seconda (qui la review). La terza stagione doveva rispondere all'annosa domanda su quale fosse la vera anima di uno show che aveva convinto tantissimo all'inizio senza riuscire a mantenere alto il livello nella seconda stagione.
Una domanda a cui è complicatissimo rispondere proprio alla luce del fatto che questa terza annata rappresenta la chiusura del percorso intrapreso da Sheila Rubin in questi 3 anni seriali.
Se questa fosse stata una stagione "ponte" verso un successivo e completo ciclo di episodi, non avrei esitato a dirvi che quest'anno ero riuscito a ritrovare quell'entusiasmo perso nella precedente annata.
Essere venuto a conoscenza, solo a visione conclusa, di essere stato di fronte ad una conclusione definitiva mi ha lasciato l'amaro in bocca.
Qualcosa non ha funzionato.
I conti non son tornati.
Le vicende si sono evolute in un modo inaspettato ed affrettato.
Sarebbe stato bello vederle evolvere più lentamente ed in maniera più convincente e profonda.
In linea di principio è stato assolutamente ben progettato il sentiero lungo cui Sheila ha mosso i suoi passi. La strada che l'ha condotta dal punto A al punto B è stata ben tracciata e molto coerente col personaggio ma per gustarsi il panorama sarebbe stato utile fermarsi maggiormente, tirare il fiato, ascoltare la natura intorno a lei prima di volare verso il meritato epilogo.
La Sheila che conoscevamo era una donna insicura, inghiottita da mille paure, soffocata da un matrimonio troppo classico per una del suo talento, della sua stoffa, della sua innata intraprendenza.
Quella vocina, via via, è sparita lasciando spazio a sogni e combattività e spazzando via il passato, ivi compreso il suo matrimonio.
Altri amori e altre sfide sono sopraggiunti permettendo alla nostra eroina di vincere il proprio destino e le proprie ansie.
La terza stagione aveva avviato un convincente discorso più generale sul ruolo della donna nella società e più particolare sulla dimensione a cui Sheila era arrivata sacrificando, lungo il tragitto, affetti e stabilità .
Il finale di stagione ha accelerato discorsi che meritavano ben altro approfondimento.
Sheila Rubin ha raggiunto il tanto agognato successo. Si è emancipata. Ha trovato l'amore, forse, ma non ha trovato qualcuno con cui fare coppia. Ha trovato l'amicizia vera ma ha dovuto piegarla ai ritmi della sua nuova vita.
Ha trovato la fama perdendo l'attenzione della sua unica figlia. Ha trovato la forza di ammettere i propri errori donando alla sua prima insegnante e alle donne tutte il credito dei suoi successi.
Quella vocina è diventato un voice over solenne che ha chiuso la stagione in una maniera didascalica e raffazzonata che proprio non era nelle corde di uno show che ha dimostrato di avere potenzialità e picchi altissimi.
Cosi come in Breaking Bad (il paragone non è qualitativo ma se volete narrativo), ci eravamo affezionati all'idea di una Sheila Rubin capace di fare tutto e il contrario di tutto pur di riscattarsi.
Ci è riuscita ma senza sotterfugi, alla luce del sole, senza spasmi, senza atti mirabolanti e vedendosi ritratta, alla fine, come un poster in movimento da mostrare ad ogni manifestazione femminista.
Chi guardava Physical lo faceva per lei, soltanto per lei, per le sue manie, le sue incertezze, i suoi "scleri" e la sua compostezza soffocante.
Il finale ce la restituisce iconica e questo, Sheila Rubin, non lo aveva mai chiesto.
Sceneggiatura: 6,5
Regia: 5
Cast: 7
Genere: Dramedy
Complessità : 5
Originalità : 5
Autorialità : 4
Intensità /coinvolgimento emotivo: 6+
Profondità : 4
Contenuti Violenti/Sessuali: 1
Intrattenimento: 7
Opening: 2
Soundtrack: 3
Produzione: Apple TV Plus
Anno di uscita: 2023
Stagione di riferimento: 3
Voto complessivo: 6+
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