La dimensione del successo ottenuto da Strappare Lungo i Bordi è stata enorme, talmente grande da rendere il sequel di quello show uno dei titoli più attesi dell'anno.
Questo mondo non mi renderà cattivo era chiamato a confermare il talento e la profondità di analisi di un'artista da sempre molto amato ma anche molto osteggiato nella nostra enigmatica e derelitta Italia. Un'artista di cui dovremmo andare fieri- e di cui si sente, da sempre, un gran bisogno. Un fumettista, autore come Zero, in quasi tutti gli altri paesi al mondo sarebbe visto come un vanto, come un orgoglio nazionale. In Italia, invece, finisce per essere l'eroe di una parte ed il cattivo dell'altre, dove per parti si intendono i 2 più grandi blocchi elettorali/culturali/politici/sociali che compongono questo paese.
La destra e la sinistra? No, o almeno non solo visto che la sinistra è sparita da anni e la destra è sempre più estrema, autoritaria ed esclusiva. I veri blocchi sono rappresentati sempre di più da una lotta sempre meno egualitaria dove il ricco schiaccia il povero e lo ridicolizza, il potente annienta il diseredato e lo osteggia, il fortunato si fa beffe dei più sfortunati e li emargina. E' sempre più ampia la forbice fra chi a stento arriva a fine mese e chi può vivere da nababbo, cosi come sempre più ampia è la forbice fra chi può permettersi il lusso dell'incoerenza, dell'illegalità, della superficialità e chi, invece, al primo errore dialettico, legale, sociale viene vilipeso come fosse Jack Lo Squartatore.
ZeroCalcare questo lo sa, lo respira ogni giorno e in questa sorta di sequel decide di passare da una dimensione intima e generazionale ad una collettiva e, se vogliamo, nazionale.
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Ed a proposito di scalate, non si può, certo dire, che Zero sia un arrampicatore sociale. La dimostrazione di questo teorema sta in tutta la sua carriera e diventa ancora più palese con Questo Mondo non mi renderà cattivo.. L'autore di Rebibbia, dopo il successo clamoroso, e se vogliamo bipartisan, di Strappare Lungo i Bordi, avrebbe potuto, serenamente, continuare su quella strada, una strada che lo condusse a parlare di sè stesso in prima persona, proiettando paure, aspettative, insicurezze e speranze personali in una dimensione più ampia, più, appunto, generazionale. Vi erano, in quel primo riuscitissimo esperimento, tante frecciatine e riferimenti alle colpe della politica nazionale, delle istituzioni e di tutti i conglomerati di poteri che hanno reso la gloriosa Italia nell'italietta che conosciamo, quella delle nipoti di Mubarak, dei Bunga Bunga e del lutto nazionale ad un condannato per Frode Fiscale da quasi 400 milioni di euro, a processo per strage, associazione mafiosa e prosciolto da circa 20 processi o per prescrizione o perchè si era avvalso di ben 62 leggi ad personam costruite ad arte per difendere amici, parenti e, sopratutto se stesso. Con Strappare Lungo i Bordi, ZeroCalcare aveva scelto, tuttavia, di non affondare le mani nella marmellata dell'ipocrisia italica, riuscendo, come dicevo, a piacere un po' a tutti.
Continuare a passeggiare su quel viale narrativo sarebbe stata la mossa più facile, comoda e furba. Michele Rech ha dimostrato, nei suoi 40 anni di vita, di non prediligere le strade facili, comodi e furbe ma, piuttosto, di intraprendere quelle più scivolose, buie e mal frequentate mettendo al primo posto la coerenza e lo sguardo sugli ultimi.
E di ultimi, questo nuovo show, vuole parlare e ci riesce con efficacia talmente grande da far sembrare tutto facile e naturale.
Sono 2 le storie principali che consentono a Zero di navigare nelle acque burrascose di chi, per sfortuna o per colpa, non riesce a risalire la corrente. Quella di Cesare e quella dei 30 immigrati che arrivano a Rebibbia (pardon, Tor De Sta Ceppa) in cerca di asilo.
Nel primo caso, attraverso il personaggio di Cesare, viene indagato il come, ed il perchè, determinate persone che giungono, ad un certo momento della vita, a noi come persone poco raccomandabili, incomprensibili, da evitare, siano, in realtà, il frutto di tutta una sequela di disinteresse, biforcazioni pericolose, abbandono da parte delle istituzioni (ma anche di amici) che portano ad accumulare tensioni, rabbia e amarezza. Sono queste ultime a rendere, ragazzi e ragazze, magari anche poco acculturati, poco seguiti e facilmente impressionabili a seguire sentieri che li condurranno alla tossicodipendenza o all'oblio fino a renderli cibo perfetto per politicanti avidi e la loro corte di pseudo-giornalisti, imprenditoricchi amici e "tifo" politico organizzato.
E' esattamente quello che accade a Cesare. Un ragazzo tutto sommato buono, persino sensibile (come dirà Sara a Zero in apertura di secondo episodio) che ha sempre recitato la parte del cattivo, di quello "bono a menà" per via della sua statura imponente. Quella fama, mista al mare magnum del nulla in cui il suo quartiere navigava, lo ha portato a frequentare il peggio del peggio della sua zona fino a renderlo un tossico irrecuperabile. Ma queste persone sono davvero irrecuperabili? La responsabilità di quel tuffo nell'abisso è solo della persona in sè o anche di chi ruota intorno a lui? Sul tema della Responsabilità, ruota gran parte di Questo Mondo non mi Renderà Cattivo. Zero, infatti, evita la comoda retorica dell' "è colpa degli altri", ponendosi attivamente al centro della questione lui che ora, sia nella serie che nella realtà, è divenuto uno famoso, uno che la gente ascolta, uno la cui parola conta a qualcosa, almeno per qualcuno.
Di fronte alla fama, Zerocalcare si interroga, da più angolature, sul peso delle proprie scelte e delle proprie parole e azioni. Restare nell'ombra, non parteggiare, non presenziare a certe manifestazioni, non aiutare determinate persone, non sottolineare determinati problemi, aiuterebbe, enormemente, la sua carriera.
A quale prezzo?
L'Armadillo, ancora una volta splendidamente rappresentato dalla voce di Valerio Mastandrea, gli ricorderà cosa ci sarà ad aspettarlo in fondo al tunnel della propria coscienza. Zerocalcare lo sa e "sporca" ancora di più la sua cavalcata verso il trionfo con una serie che graffia lo spirito etico, guerriero, riflessivo che è dentro ciascuno di noi.
Oggi più che mai, infatti, Zero ha l'opportunità di incidere. Scegliere la via della periferia, degli emarginati, degli ultimi, è la sola strada coerente al suo percorso ed è la sola strada che gli uomini buoni, le persone dotate di un briciolo di umanità, quelle dotate di spirito critico e quello con un minimo di cultura, dovrebbero intraprendere.
Nel paese delle finte inchieste giornalistiche, delle ministre del Turismo che fanno affari con Briatore e lasciano a casa decine di dipendenti, saccheggiando le casse dello Stato per proprio tornaconto, è difficile essere dalla parte degli ultimi visto che gli ultimi, molto spesso, o non votano o votano "di pancia". I cassintegrati, gli immigrati, i disoccupati, gli ammalati, contano sempre meno in un mondo dove serve avere i numeri, serve avere i follower, serve avere i tifosi, serve avere un voto in più degli altri se vuoi contare qualcosa, se vuoi ambire al tuo spazietto.
Siete sicuri che, di fronte alla prospettiva di visibilità, denaro e stabilità, vi tuffereste in una manifestazione per difendere i diritti di 30 richiedenti asilo nella desolata ed abbandonata periferia romana al cospetto di un reggimento di Nazisti?
E veniamo a quella che, a mio avviso, è la scelta più forte di questa stagione.
Evitare di chiamare i fascisti con il loro nome, scegliendo di rafforzare negativamente quel concetto è stato un vero manifesto di coraggio ed intenzioni. Oggi, quel termine non ci spaventa più. L'asticella del nostro disinteresse verso il prossimo e verso la semantica/grammatica delle parole è sceso sotto la soglia di allarme/pericolo. Il termine "fascista" ha quasi perso di significato oggi che al Senato siede una persona che fa vanto di avere i busti del Duce in casa e alla Camera siede una persona che, nel corso della sua carriera politica, ha sempre osteggiato i diritti del mondo LGBTQ. Sul trono di questo governo vi è una Presidente del Consiglio che decine di volte ha parlato di Sostituzione Etnica e che millantava di far esplodere i barconi quando era all'opposizione. Nell'esercito della Presidente troviamo personaggi avezzi al saluto romano o alla denigrazione del prossimo. L'ascesa al potere di soggetti poco raccomandabili e privi di mordente morale ha finito per depotenziare tutto, annichilendo il significato stesso di una parola cosi grave.
Accantonare il termine "fascisti", suggerendo quello di "nazisti" è una scelta fortissima che avrà, sicuramente, generato spaesamento ed irritazione nella maggior parte del pubblico e di una determinata parte di elettorato. Farlo, però, ha avuto come effetto quello di porre l'accento su una questione imprescindibile. Persone che credono in determinati valori, che fanno fatica a rientrare dentro il vivere civile e la costituzione, persone forti coi deboli, andrebbero emarginate molto più dei poveri, dei migranti che essi stessi osteggiano.
ZeroCalcare prova a lottare per loro da anni.
Strappare Lungo i Bordi era l'intima preparazione ad una serie più collettiva e consapevole, era la preparazione a Questo Mondo Non Mi Renderà Cattivo.
Non è un caso se lo show si chiude con una evidente citazione al più bell'episodio di Bojack Horseman, con Rebibbia che diventa una bolla d'acqua dentro la quale ogni uomo, ogni donna, affoga dispiaceri, speranze e attese, provando a trovare un motivo per non diventare quel che molti sono già diventati.
Spietati.
Disinteressati.
Per l'appunto, Cattivi.
Sceneggiatura: 8
Regia: /
Cast: 6,5
Genere: Animazione
Complessità: 9
Originalità: 9
Autorialità: 9
Intensità/coinvolgimento emotivo: 8
Profondità: 9,5
Contenuti Violenti/Sessuali: 0
Intrattenimento: 8,5
Opening: 5
Soundtrack: 7
Produzione: Netflix
Anno di uscita: 2023
Stagione di riferimento: 1
Voto complessivo: 8,5
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