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The Great 3 si lascia guardare anche quando è stanca

Mi basterebbe solo quel ballo finale, sulle note degli AC/DC, di una scatenata e malinconica Elle Fanning per promuovere a pieni voti anche la terza stagione di The Great.

La verità è che, per la prima volta, questa serie che ho amato cosi tanto da dedicarle un post qualche settimana fa solo per avvertirvi del suo ritorno, ho sentito qualcosa scricchiolare non riuscendo pienamente a godere uno spettacolo che solo un paio di anni fa era valso a The Great una presenza ai piani altissimi della mia SerialFiller Globe.

Una serie a cui voglio bene più che a tante altre e, dunque, una serie a cui perdonerei più cose che ad altre serie. E' il figlio a cui, in segreto, dedicate più tempo che agli altri. E' lo studente su cui puntate, sempre segretamente, le vostre fiches prima di scrivere le pagelle di fine anno. E' il dipendente a cui, se poteste farlo, assegnereste il bonus di fine anno anche quando l'anno appena trascorso non è andato proprio come vi sareste aspettati.

I motivi di questo iniziale commento dolce amaro verranno spiegati più avanti, dopo la bellissima immagine di copertina che richiamavo in apertura.

Nel frattempo vi lascio agli ultimi post pubblicati ed ad un link per permettervi, qualora vogliate, di iscrivervi al mio canale telegram.

Elle Fanning in una scena dal finale di The Great 3

The Great 3, in se per se, non è che abbia sfigurato rispetto alle prime 2 stagioni ma ha denotato una stanchezza strutturale dalla quale è difficile riprendersi. Non basterebbe un polase per uscire dalla situazione di affaticamento nella quale la serie sembra trovarsi, imprigionata dentro se stessa come una matrioska che non riesce più ad uscire.

Nonostante siano stati tanti i momenti molto sorprendenti e le scelte rischiosissime fatte in questa stagione (basti pensare a 2 morti eccellenti avvenute nel corso della terza annata) mi è sembrato evidente che la serie non riuscisse a scuotersi.

The Great, col passare degli anni, mi sembra sempre più una serie capace di dare il meglio di sè solo in quanto novità e non come serie di lunga durata. La prima stagione dello show di Hulu era stata fenomenale, profumava di fresco, rilasciava energia ad ogni battuta, riusciva a sorprendere costantemente anche quando in scena non stava accadendo assolutamente nulla. Una storia tratta da fatti quasi veri e fatta di personaggi assurdi, irriverenti, sboccati e a loro modo fantastici.

The Great era piombata nelle nostre case come un arcobaleno e come un arcobaleno era destinata ad evaporare al cambiare della luce.

La seconda stagione (qui la recensione) era riuscita a nascondere questi problemi di lunga gittata sia per l'onda lunga del successo della prima, sia perchè era chiamata a risolvere tanti nodi narrativi, di cui quello principale legato al rapporto di amore ed odio fra Catherine e Peter. Risolto quel nodo narrativo e passata la sbornia da "Huzzah", The Great è affogata nei suoi stessi stereotipi finendo per ri-proporci frasi che sembravano sempre le stesse, personaggi che sembravano copiati da altri, tizi dissacranti e sboccati che sembravano delle macchiette.

Persino Peter e Catherine sono sembrati l'ombra di se stessi, entrambi un po' più compassati e spenti delle versioni precedenti.

Gli episodi finali hanno costituito un buon sussulto specie grazie alla scelta finale di tramutare, definitivamente, Catherine in una versione femminile di Peter, molto più elegante, molto più intelligente, molto più consapevole eppure totalmente imbruttita, peggiorata e incattivita della ragazza che era piombata a corte qualche anno prima nel tentativo di rivoluzionare usi, costumi e mentalità del popolo russo.

Quell'ultima scena vale il prezzo del biglietto, lo vale da sola proprio perchè con quel nuovo taglio di capelli, con quella nuova routine mattutina, con quella frase finale "I did it" (di Heisenbergiana memoria se vogliamo), con quell'abito nero a richiamare il lato oscuro della forza e quella canzone rock stridente e fuori tempo, gli autori sono riusciti, anche simbolicamente, ad esprimerci con innata potenza il mutamento della protagonista. Un mutamento graduale ed inesorabile avvenuto solo quando ha realizzato di essere innamorata ed interconnessa ad un uomo che aveva provato ad ucciderla, tradirla, rinnegarla più volte ma il cui cuore era cucito nel suo petto e viceversa. Con quella dipartita è come se Catherine avesse realizzato che per essere una vera imperatrice, per diventare The Great, dovesse "mangiare" il cuore di quel marito volgare, inetto ma infinitamente libero e figlio di quella terra e trasformarsi, almeno in parte, in lui.

E' un'immagine, una sequenza potentissima e perfetta che suggerisce tanto e che sussurra al mio (e forse anche al vostro) orecchio i motivi per cui adoravo The Great ed adoravo Elle Fanning ed i motivi per cui, forse, nonostante questa non indimenticabile terza stagione, dovrei continuare a farlo.


Sceneggiatura: 6,5

Regia: 5,5

Cast: 8

Genere: Dramedy

Complessità: 6

Originalità: 7

Autorialità: 5

Intensità/coinvolgimento emotivo: 4

Profondità: 5

Contenuti Violenti/Sessuali: 7,5

Intrattenimento: 8

Opening: 5

Soundtrack: 6+

Produzione: Hulu

Anno di uscita: 2023

Stagione di riferimento: 3

Voto complessivo: 6,5


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