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Billions: il denaro non dorme mai (e neppure i milionari)

Vi intendete di finanza?


Vorreste capirne di più?


Adorate i dialoghi serrati?


Mai citazione di Wall Street, leggendario ed iconico film con Michael Douglas fu più azzeccata (Lo so, me lo dico da solo di aver fatto un bel "quote" ma...).

Billions, serie tv Showtime in onda dal 2016, ha sdoganato (e non sempre in senso positivo) la finanza, Wall Street ed i milionari che "rules the world", le loro tecniche, la loro avidità, i loro giochetti, come nessun altra serie, o film ha mai fatto prima.

In attesa della settima stagione, oggi vorrei parlare della sesta stagione ma anche in generale di tutto lo show e della sua impronta, considerando la vastità del suo racconto e tenendo conto del fatto che, nonostante sia un mio cavallo di battaglia da sempre, questa sarebbe la prima volta che vado a parlarne.

Vi saranno spoiler importanti dopo l'immagine di un fiero Chuck Roades (Paul Giamatti) qui sotto, per cui attenzione. Prima di andare avanti pensateci bene.

Billions è sempre stata una serie sul denaro, e soprattutto sul potere. Entrambi gli aspetti venivano sviscerati, potenziati e raccontati attraverso l'acceso dualismo fra Chuck Rhoades (Paul Giamatti) e Bobby Axelroad (Damien Lewis). Il primo a rappresentare, pur con mille ma e mille se e milioni di sfumature, il bene comune grazie alla sua posizione di giudice, procuratore e rappresentante del popolo, il secondo a rappresentare gli interessi individuali dei ricchi, dei ricchissimi, dell'1% dell'1% della popolazione. Axe era una sorta di villain a cui le forze del bene dovevano far fronte. Era un villain senza maschera, che non aveva bisogno di nascondere la propria identità, la propria essenza. Egli era quel che era. Giocava per quella squadra e non aveva alcun interesse di mediare, di scendere a compromessi, di immolarsi per salvare il salvabile. Bobby Axelroad era uno spregiudicato ed abile giocatore di questo gioco al massacro che a Wall Street cosi come in tutto il mondo occidentale ha toccato il suo apice nella contemporaneità. La sfida costante fra i due è stata palpitante, con molte battaglie vinte dall'uno ed altrettante vinte dall'altro e noi spettatori che faticavamo a parteggiare, con coerenza, sempre per lo stesso cavaliere. La guerra, quella di lungo corso, l'ha vinta Chuck, riuscito ad esiliare il re dei re e a mandare un messaggio chiaro a tutti i lupi di Wall Street. La ricchezza va guadagnata, ed anche quando guadagnata onestamente va resa utile, in qualche modo, al cittadino medio. Ci vuole etica anche in quel mondo.

La scelta di far fuori Damien Lewis (Homeland, Band of Brothers), non fu, però, una vera e propria scelta in quanto fu l'attore, nella quinta stagione a decidere di andare via per stare accanto alla moglie Helen McRory (Peaky Blinders) che sarebbe morta di li a qualche mese.

Gli autori, però, hanno deciso di continuare anche senza il loro campione e lo hanno fatto proponendoci uno scenario tutto nuovo ma incasellato nello stesso schema.

Introdotto nella quinta stagione e divenuto regular dalla sesta, il personaggio di Mike Prince (Corey Stoll) è divenuto il nuovo obiettivo di Chuck sin da quando Prince, uno degli uomini più ricchi al mondo, ha rilevato la Axe Capital, il suo portafoglio, i suoi contatti ed i suoi dipendenti, cosa che ha permesso allo show di mantenere intatto il suo cast. Sono rimasti David Costabile (Breaking Bad) ad interpretare Wags, Maggie Siff (Mad Men, Sons Of Anarchy) ad interpretare Wendy, Asya Kate Dillon ad interpretare Taylor e tutti gli altri personaggi ricorrenti.

Il ribaltamento intelligente che gli autori ci hanno offerto, riuscendo a tenere ancora viva la promessa di un racconto vero e verosimile sul potere e sui potenti, ha riguardato, appunto, la figura del protagonista "cattivo", del villain di questa lunga storia.

Se Axe era, come dicevamo prima, un cattivo tout court, che non provava ad edulcorare le sue azioni e ad essere ciò che non era, risultando un potente che sapeva di esserlo, voleva esserlo e forse voleva addirittura ostentarlo, Mike Prince si presenta con tutt'altri propositi.

Il personaggio impersonato da Corey Stoll (House of Cards, The Deuce, Ratched) viene introdotto quasi come un principe rinascimentale, un ricchissimo illuminato, un saggio con disponibilità infinite. Lui, vertice di quel famigerato 1% dell'1%, è introdotto a noi, ed agli altri protagonisti, come una sorta di figura salvifica. Ha un codice etico rigorosissimo, mira all'arricchimento individuale senza mai dimenticare il prossimo, propone progetti atti a migliorare le condizioni di vita nel terzo mondo, a salvare il pianeta dal cambiamento climatico, a condurre una vita più sostenibile.

Emblema di tutto ciò sarà l'introduzione della "Prince List", una lista esclusiva di clienti che potranno accedere ai servizi offerti da Prince e dalla Mike Prince Capital solo se aderenti a certi standard etici da Prince imposti. Per la prima volta non è una società privata a dover convincere i propri investitori ad accettarla ma l'esatto contrario.

Una rivoluzione.

Ma si può diventare l'uomo più ricco al mondo senza essere, al pari di Axe, una persona altrettanto avida, spavalda, assetata di potere?

Secondo Chuck Rhoades no e questo ci porta al conflitto, al nuovo conflitto fra il bene ed il male, fra il popolo e gli oligarchi, fra la res publica e l'individualismo.

Nella sesta stagione lo scontro Chuck - Axe viene sostituito dallo scontro Chuck - Prince.

L'intransigente Chuck contro un nemico meno manifesto e più amato dalla gente comune e per questo più duro da battere e difficile da affrontare.

Prince è un filantropo, un buono ma è comunque mosso dalla sete di soldi e soprattutto di potere.

Abbattere lui vorrebbe dire abbattere, forse per sempre, il mito del Dio Denaro, portando a casa lo scalpo di Re Mida e gridando ai 4 venti che non sono questi uomini a governare il mondo.

Purtroppo per Chuck, Prince è davvero un lupo travestito da agnello ed in lui sono nascoste tutte le tattiche, tecniche e strategie che governavano Axe ma che qui vengono nascoste da una patina di eticità.

Personalmente ho trovato adatto questo cambio di passo. Axe era Axe, e Damien Lewis era diventato una rockstar nei suoi panni ma il suo addio forzato ed inevitabile non era facile da gestire.

Koppleman e Showtime hanno gestito bene la dipartita nonostante le critiche e le reazioni dei fan parlino di un quasi totale abbandono di una serie che, a questo punto, veniva seguita soprattutto per Damien Lewis.

Trovo ingiuste le critiche mosse. Prince non è Axe, Stoll non è Lewis, le dinamiche Chuck vs Wall Street restano identiche. E allora?

Ci troviamo, comunque, di fronte ad uno show capace di vivere una seconda vita e di raggiungere 7 stagioni (un record oggigiorno) senza perdere il suo ritmo, la sua grinta e la sua essenza e rinnovando la sfida, sviluppando un personaggio forse ancora più interessante di Axe proprio perchè più enigmatico ed insidioso.

Lunga a vita a Billions.

Lunga vita ad Axe.

Sviluppo Personaggi: 8

Complessità: 7

Originalità: 8

Autorialità: 6,5

Cast: 8

Intensità: 6,5

Trama: 5,5

Coerenza: 5,5

Profondità: 6

Impatto sulla serialità contemporanea: 5

Componente Drama: 7

Componente Comedy: 4

Contenuti Violenti: 2

Contenuti Sessuali: 1

Comparto tecnico: 6

Regia: 5,5

Intrattenimento: 9

Coinvolgimento emotivo: 6,5

Opening: 4

Soundtrack: 7

Produzione: Showtime

Anno di uscita: 2022

Stagione di riferimento: 6



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