Non ritorneranno mai più i tempi bui?
Siete sicuri?
Le nostre democrazie sono in pericolo?
Dopo aver assistito all'ultimo season finale di The Handmaid's Tale, quello della quinta stagione, sono sempre più convinto che non abbiamo osannato abbastanza questa serie nel corso degli anni e che, probabilmente, complice l'orgasmica presenza di moltitudini di show importanti in questi anni, mai la osanneremo quanto meriterebbe.
Lo show di Hulu, tratto dai romanzi di Margaret Atwood omonimi, ha dimostrato non solo di essere in grado di camminare con le proprie gambe ma anche di essere capace di attualizzare un racconto distopico per sua natura ma che nelle ultime stagioni viene calato profondamente nella realtà dei nostri giorni, in maniera se vogliamo spietata e cinica ma, proprio per questa ragione, ricco di sfumature e richiami al nostro mondo impazzito e sempre più sull'orlo di tragedie e ricorsi storici che non avremmo pensato di reincontrare nel corso della nostra esistenza.
La quinta stagione, da questo punto di vista, mi è sembrata la migliore e, di certo, la più potente.
Ne parlerò a lungo per cui, se volete prendere una pausa, date uno sguardo a questi 2 importantissimi post sull'andamento seriale del 2022:
Cosa sarebbe successo a June fuori dai confini di Gilead?
Ce lo chiedevamo in molti.
Sin dai primi episodi dello show era chiaro che la speranza di tutti sarebbe stata quella di vedere Offred lontano da Serena, lontano dai Waterford, spoglia del mantello rosso e del cappello bianco di ordinanza, di nuovo libera, libera di scegliere, libera di amare.
La grandezza di questo show si è vista proprio quando quella speranza è divenuta realtà.
Quando Offred è tornata ad essere June abbiamo tutti tirato un grandissimo sospiro di sollievo.
Nessuno di noi, però, aveva compreso una cosa che, a pensarci oggi, era scontata.
June Osborne non sarebbe mai più stata libera.
Le torture psicologiche e fisiche subite dalla donna avrebbero lasciato cicatrici troppo profonde in lei.
Il trauma sarebbe stato troppo grande.
E in più, come avrebbe potuto ritornare ad essere donna, moglie, madre senza un pezzo del proprio corpo, un estensione del proprio essere come la figlia Hannah era, è e sarà?
Come può una madre tornare a sentirsi viva sapendo che, nel frattempo, sua figlia sta crescendo in quel luogo ostile e malvagio e, probabilmente, vivrà i suoi stessi traumi, le sue stesse paure, le sue stesse tragedie?
E cosi, The Handmaid's Tale ci restituisce una June ferita, vendicativa, vuota, affranta, battagliera ma anche arresa.
E poi, altra cosa che non avevamo mai compreso appieno, come potrebbe essere il mondo libero se in quello stesso mondo, in quella che fu la nazione libera e portatrice di libertà per eccellenza, l'America, oggi sorge Gilead?
In questa quinta stagione assistiamo al frantumarsi del mondo libero per come lo conosciamo ed ad una pericolosa escalation che, nelle sequenze finali, strizza drammaticamente l'occhio a quel fantasma del passato che spesso evochiamo ma che qui sembra affondare brutalmente la lama.
Nel frattempo, prima di continuare vi rimando alla home di www.serialfiller.org per scoprire tutto il resto.
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Cosa avete provato quando avete assistito a quelle sequenze finali, quelle che accompagnavano June, Luke e Nicole altrove, in un altrove che sapeva di salvezza, lontano dalla apparentemente tranquilla Canada che pure, nonostante la sua notoria fama di paese non bellicoso e tollerante, stava diventando territorio nevrotico, violento, intollerante e pericolosamente vicino a quel nazi-fascismo di cui, ahinoi, siamo circondati, seppure senza correre ancora pericoli concreti, nel nostro folle mondo di oggi.
Vedere quegli uomini e quelle donne correre verso un futuro incerto, scappare da qualcosa, salire su un treno moderno ma che ricorda pericolosamente qui treni sgangherati che trasportavano carne umano pronta per il macello, ha fatto impressione.
E' solo una serie tv, ma ha fatto impressione.
E quando uno show, un prodotto di finzione, riesce a trasmetterti questo grado di inquietudine allora quello show ha qualcosa da dire e quel qualcosa riesce a dirlo bene, benissimo, con un'innata intensità.
E se le immagini conquistano, le parole non sono da meno.
Molto impressa mi è rimasta una frase che pronuncia June nello splendido finale quando, rivolgendosi ad un Luke che ancora non aveva realizzato appieno quanto il Canada si stesse trasformando in un regime distopico, la donna le dice che:
America wasn't Gilead until it was
E' una frase perentoria che spaventa, che mette molta angoscia e ci spinge a guardarci intorno.
Trasportandola ai giorni nostri è una frase che minaccia la nostra stessa libertà, la nostra stessa serenità e ci costringe a riflettere.
I nostri paesi, quelli ancora ricchi di diritti e libertà, corrono il rischio di risvegliarsi con esecuzioni sommarie, fanatici religiosi, maniaci del rigore e negazionisti di ogni tipo di diritto?
L'Italia, si dice, è una democrazia forte e nessuno potrà mai metterlo in dubbio.
Eppure, a ben vedere, il nostro presidente del consiglio solo da qualche settimana ha preso le distanze dal fascismo, movimento dalle cui ceneri è nata, cresciuta e si è formata.
A ben vedere, il nostro presidente del Senato colleziona busti del duce e si autodefinisce fascista.
A ben vedere, il nostro presidente della camera è un'antibortista convinto ed un pro-vita come pochi.
A ben vedere, il candidato alla guida della regione Lombardia, quella candidata che tutti vorrebbero tra le proprie fila è una che viene giudicata un'eccellenza ma che da sempre si è schierata per la famiglia, per la vita, per limitare alcuni tipi di diritti.
Ma se l'Italia vi sembra fuori pericolo date un'occhiata intorno a noi e pensate alla Polonia e all'Ungheria, paesi Nato, paesi UE dove la comunità LGBTQ non ha pace e molti diritti delle donne vengono violati.
Spingetevi poco oltre e troverete l'Ucraina, paese oggi martoriato dalla guerra ma che prima dell'invasione Russa deteneva una serie di record negativi in tema di diritti.
E inutile dire cosa sta accadendo in Russia dove il fascismo è di casa da anni e i diritti sono un sogno.
Poche migliaia di km più in là potrete ammirare il grande drago rosso cinese che nega, chiude, rinchiude, spia, impone leggi e pene a circa 2 miliardi di persone.
Dittatori in Africa, aguzzini in medioriente a cui facciamo l'inchino in nome di un nuovo Rinascimento (vero Senatore Renzi?) inesistente, sceicchi ricchissimi a cui concediamo la competizione sportiva più importante al mondo dopo le olimpiadi chiudendo un occhio sulla morte dei nuovi schiavi, sulla chiusura degli ingressi a chi non è etero e sulla violazione dei più elementari diritti che una donna dovrebbe avere.
E' un mondo impazzito dove anche le democrazie, anche quelle più mature, longeve e forti, vivono momenti bui.
E allora quanto potrebbe essere lontano il mondo disegnato dagli autori di The Handmaid's Tale?
Ritornando prepotentemente a The Handmaid's Tale ed alla sua folgorante stagione ci sarebbe ancora molto da dire (e non è detto che non possa ritornare a farlo con altri approfondimenti).
Luke mi ha finalmente convinto, diventando un personaggio meno monodimensionale e più tormentato. Il finale è anche suo, questa stagione è anche sua. Abbiamo visto scricchiolare più volte il rapporto con June ma proprio quando Luke ha avuto la sfortuna e la nefasta opportunità di guardare dentro l'abisso il loro rapporto si è rinsaldato. Luke aveva sempre, e ovviamente, appoggiato June, aspettato sua moglie, raccoltone i cocci ma forse non aveva mai compreso fino in fondo quanto grande fosse stato il male che l'aveva avvolta in quegli anni. Quando quel male si è presentato alla sua porta Luke ha capito. Ha capito che bisognava avere fede nella giustizia e nel percorso diplomatico e democratico ma che, al tempo stesso, bisognava agire, passare all'azione, alla cieca vendetta e alla giustizia sommaria.
Coi regimi non si scherza. Vanno contrastati con la gentilezza e la saggezza di chi sa di essere dalla parte giusta della Storia ma vanno anche annichiliti con i denti, col sangue e con la forza se necessario.
Tuello lo scoprirà a sue spese.
Il comandante Lawrence ne sarà parte attiva.
2 uomini, 2 strateghi che, per strani motivi, spesso ci sembreranno gli unici a cercare la strada dell'equilibrio e della visione a lungo raggio.
Entrambi, però, finiranno per avere un buon motivo per mandare tutto all'aria.
Tuello a causa della perdita di molti uomini.
Lawrence per pura vendetta nei confronti di una June che credeva essere amica e alleata ma che scopre essere una sorta di complice del suicidio della propria e adorata moglie.
Sono stati 2 personaggi straordinari di questa stagione.
La New Betlemme di Lawrence e lo sforzo diplomatico di Tuello saranno decisivi per il finale.
E poi c'è stato Nick ed il suo torbido sacrificio i cui impatti si vedranno solo nella sesta ed ultima stagione.
Ultima stagione che ripartirà da quel treno, quel treno carico di paure, rassegnazione e flebile speranza.
Quel treno in cui la padrona diventata ancella e l'ancella diventata ribelle si ritrovano sul fondo del vagone.
Probabilmente alleate.
Con 2 bambini.
I loro.
Ed una sete di vendetta negli occhi circondata da una sana ed inattesa felicità nel ritrovarsi in quella circostanza.
Sole al mondo.
In fuga.
Ma accomunate dalla perdita, dalla violenza, dalla follia di un mondo ancora più impazzito di quello che avevamo conosciuto anni fa, in occasione di un pilot potentissimo che ci avrebbe proiettato dentro un universo cruento e spaventosamente lontano che, 5 stagioni dopo, oggi ci risulta tremendamente più vicino.
Prima di passare alle pagelle di questa stagione vi ricordo che ai 5 link qui sotto troverete le recensioni su tutti gli episodi della quinta stagione:
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