E' con un po' di scetticismo che, ultimamente, mi approccio ai tantissimi nuovi prodotti proposti da Netflix. Il recente aumento del prezzo degli abbonamenti, a cui si è aggiunta anche una nuova modalità di condivisione degli account, non più illimitata ma perimetrata al nucleo familiare, rappresentano solo la punta dell'iceberg di un cambiamento epocale nella strategia della piattaforma. Gran parte dei motivi li avevo riassunti in questo post di approfondimento sulla situazione netflixiana attuale. Dal mio punto di vista, il cambio di strategia, pur preservando la qualità altissima di una manciata di prodotti storici (vedi The Crown, vedi Stranger Things) e pur riuscendo a proporre un manipolo di nuovi prodotti originali degni di nota (vedi Dahmer lo scorso anno), sta generando un crollo della qualità media delle serie tv Netflix. Un tonfo conclamato dal fatto che, se le mie classifiche contano qualcosa (per me ovviamente si, spero anche per voi), ad oggi troviamo solo un titolo nella top 10 2023 (vedere per credere) mentre lo scorso anno neppure uno show Netflix finì nella mia top 10 (vedere per credere).
E' per questi motivi, e tanti altri, che mi approcciavo a The Diplomat con lo spirito di chi deve recarsi ad una festa a cui non ha voglia di andare.
A quella festa, però, da blogger seriale quale sono, ero "costretto" ad andarci per potervi mettere al corrente, oggi, di cosa pensassi di uno degli show più celebrati del 2023 netflixiano.
The Diplomat partiva avvantaggiato rispetto ad altre serie che quotidianamente la "home" Netflix propone e propina. Presentava ai blocchi di partenza un'attrice come Keri Russell che, dopo le 6 stagioni clamorose di quel gioiello di The Americans era riuscita ad elevare il suo status a quello di icona seriale. La sua Elizabeth Jennings sarà ricordata nei secoli e nei secoli e per questa ragione la visione di un pilot di una serie con Keri protagonista, non si nega a nessuno e la bravissima Keri, anche in The Diplomat, ha dimostrato di essere un valore aggiunto non da poco a supporto dell'intera produzione.
Nessuna sorpresa, dunque, da questo punto di vista.
Al termine della visione del primo episodio, però, la sorpresa ha bussato alla mia porta poichè, al contrario di quanto mi aspettassi inizialmente, The Diplomat si è rivelata una serie stuzzicante, con un ritmo notevolissimo ed una storia, tra il politico e lo spy, che intrigava e non poco. Ad aggiungersi a tutto ciò vi era la consapevolezza che, oltre alla Russell, anche il resto del cast sembrava calzare benissimo le scarpe che la serie chiedeva di indossare.
Come, o come non è, carissimi amici miei, ho terminato l'intera prima stagione nel giro di 2 giorni, cosa per me rarissima di questi tempi. Un binge watching quasi immersivo che, come saprete da bravi serialfiller, diventa possibile solo di fronte a serie che, a prescindere dalla qualità, sono capaci di non annoiare.
Il grande pregio di The Diplomat, tra i tanti, è quello di riuscire a non essere pesante, pedante e spocchiosa nonostante un tema che rischia di essere noioso a prescindere.
La nostra Keri, infatti, è una donna che da oramai un quarto di secolo dedica la propria vita al servizio delle istituzioni e degli apparati militari statunitensi e lo fa sul campo. Abituata a girovagare nel mondo, soprattutto in Medio Oriente, nel tentativo di ripristinare ordine e pace e lenire le sofferenze dei popoli invasi in veste di emissario, agente, contatto primario dell CIA o della Casa Bianca. Un giorno all'improvviso (come canterebbero i tifosi della curva B dello Stadio Maradona), a Kate Wyler (Keri Russel) viene chiesto di diventare ambasciatrice in terra britannica per conto del governo a stelle e strisce. Fra il vero ed il verosimile, scopriremo che quel ruolo rappresenta un ruolo di prestigio assoluto, nonchè una posizione che molto spesso, in passato, ha determinato l'inizio di una carriera politica sfavillante per molti deputati e senatori statunitensi, persino di futuri presidenti.
Attorno a questa reale consapevolezza, ruoterà il grande colpo di scena che sin dal primo episodio gli autori hanno architettato.
Hai mai letto le mie first impressions? Le trovi tutte qui.
La nostra cara Kate, infatti, viene piazzata lì, lontana dal furore dei campi di battaglia mediorientali, al principale scopo di osservarla e testarla in una veste più diplomatica, nel ruolo di ambasciatrice in una terra amica come la Gran Bretagna ma alle prese con una situazione interna molto ingarbugliata e difficile da dominare, persino per gli U.S.A.
Il presidente degli Stati Uniti D'America (interpretato dal leggendario Chuck di Better Call Saul, Michael McKean), ed i suoi consiglieri, infatti, hanno bisogno, alla svelta, di trovare una nuova vice presidente degli U.S.A. Kate è finita, stranamente, su quella lista, lei che rifugge ogni incarico che richieda impegni schedulati, abiti eleganti e strette di mano.
Si avvierà, da quel momento in poi, un circo frizzante intorno a tematiche politicamente fondamentali per il mondo intero. Il Regno Unito, infatti, sta commemorando 41 morti, uccisi in quello che si presume essere un attentato, in acque internazionali, di qualche gruppo terroristico straniero, atto a distruggere lo UK. Il primo ministro britannico, interpretato da Rory Kinnear (Years and Years) si troverà davanti ad un bivio. Mostrare i muscoli o agire per vie diplomatiche? A quel bivio, gli alleati americani si troveranno di fronte ad un altro bivio. Sostenere gli alleati britannici in tutto e per tutto o tenerli a freno per evitare conflitti più grandi?
Uno dei punti di forza dello show, oltre alla caratterizzazione e la forza della sua protagonista, sta nell'avere ambientato gli eventi al giorno d'oggi. Nella grande tela diplomatica che i personaggi si trovano a costruire e/o fronteggiare vi è una ragnatela che non riesce a scomparire e che nelle menti degli spettatori è viva e vegeta come potrebbe essere il cagnolino seduto ai vostri piedi in salotto. Il conflitto in Ucraina, infatti, viene più volte citato, a supporto di una situazione che viene raffigurata come esplosiva e su cui pende il grande carico di un sempre più possibile conflitto globale e/o nucleare. E' una posizione, quella della Wyler e del governo statunitense, delicatissima poichè un suo ingresso a supporto degli amici inglesi determinerebbe l'acuirsi di altri conflitti sparsi nel mondo, suggerendo una volontà da parte dei membri del cosiddetto patto Atlantico, di scivolare in un escalation della quale nessuno potrebbe conoscere l'esito. Kate sarà il fulcro di tutte le trattative, coadiuvata da un intero corpo diplomatico e dall'abilità del suo ingestibile marito, il quale, a sua volta, ha molte velleità per il suo futuro, essendo lui il vero diplomatico di famiglia.
Un intrecciarsi di trame e sottotrame abilmente costruite e che si nutrono di azione, suspance, rapporti interpersonali, scenari sempre più ingarbugliati e di una vervè se vogliamo anche comica che ricorda da vicino i migliori momenti delle serie tv di Shonda Rhymes. A voler fare un paragone, The Diplomat mi è sembrato essere un mix fra lo Scandal, scritto proprio dalla Rhymes qualche anno fa, e le ultime annate della gloriosa Homeland (qui la recensione). Un equilibrio non facile da trovare quando ti proponi di affrontare questioni complesse come quelle riguardanti l'assetto geopolitico attuale, volendo, al tempo stesso, focalizzarti sul percorso personale della tua protagonista.
Al termine della prima stagione, che si chiude, tra l'altro, con un cliffhanger notevolissimo, posso dire, con grande sicumera, che quell'equilibrio è stato trovato rendendo The Diplomat, al momento, una delle migliori serie Netflix degli ultimi 2 anni.
Sceneggiatura: 8
Regia: 6,5
Cast: 8,5
Genere: Spy/Drama
Complessità: 8,5
Originalità: 6,5
Autorialità: 6
Intensità/coinvolgimento emotivo: 6
Profondità: 6
Contenuti Violenti/Sessuali: 3
Intrattenimento: 7
Opening: 2
Soundtrack: 4
Produzione: Netflix
Anno di uscita: 2023
Stagione di riferimento: 1
Voto complessivo: 7++
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